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Le mani della Merkel sulla Ue: ecco come la Germania occupa tutti i posti di potere

Dopo le elezioni lo strapotere tedesco a Bruxelles ha superato ogni limite. Economia, politica, finanza: in Europa l'ultima parola spetta sempre alla Germania

Le mani della Merkel sulla Ue: ecco come la Germania occupa tutti i posti di potere

"Deutschland über alles" sarebbe forse un titolo troppo scontato. Eppure l'estensione dell'influenza tedesca sull'ossatura politica ed economica dell'Unione Europea è un fenomeno sotto gli occhi di tutti, particolarmente evidente dopo le elezioni di maggio e il valzer di nomine che è seguito.

In Commissione, la Germania ha piazzato quattro direttori generali, sei vicedirettori generali e 29 commissari, mentre nei gabinetti dei commissari - posti cruciali per l'impostazione della rotta europea - sono tedeschi ben quattro capi di gabinetto, cinque vicecapi e quasi un funzionario per gabinetto. L'Italia, tanto per dare un'idea, ha un solo capo di cabinetto, quattro vice e tredici membri su ventotto gabinetti - e per il nostro Paese questa Commissione ha fatto registrare il record storico.

È una presenza discreta ma pervasiva quella tedesca, che può contare sulla forza dei numeri ma anche su nomi eccellenti e posti di rilievo: tedeschi sono Klaus Regling, direttore del Fondo Salvastati, Uwe Corsepius, segretario generale del Consiglio Europeo, e Klaus Welle, Segretario generale dell'Europarlamento. Tra questi, moltissimi sono emanazione diretta della Cdu, il partito cristiano-democratico della Merkel. Dalla Germania vengono anche i massimi esponenti dei più grandi partiti europei, il socialdemocratico Martin Schultz, che è anche presidente del Parlamento Europeo, e il capogruppo del Ppe Manfred Weber.

La longa manus di frau Merkel si estende anche alla presidenza della Commissione, dove il Ppe tedesco è riuscito a piazzare il capo di gabinetto del presidente Jean-Claude Juncker, Martin Seylman.

La preminenza tedesca, come scrive Andrea Bonnani su Repubblica, si è consolidata su tre livelli che corrispondono ad altrettanti temi essenziali per la vita dell'Unione: quello monetario, dove può contare sulla sua posizione di "leader indiscussa della vecchia area del marco"; quello politico, che si fonda sullo strapotere di cui la Merkel gode all'interno del Ppe; quello geopolitico, basato sullo sbilanciamento ad est del baricentro geostrategico della politica internazionale del Vecchio Continente.

La Germania si trova insomma di nuovo al centro dei giochi di potere, in concomitanza con un ciclo storico in cui Francia e Italia sono schiacciate dalla crisi economica e travagliate da continui rivolgimenti politici, mentre la Gran Bretagna sembra quasi voler imboccare la via di un rinnovato isolazionismo a vocazione euroscettica. Senza parlare dei movimenti antieuropeisti che si stanno diffondendo un po' dappertutto all'interno dell'Unione, sempre più spesso con un'accentuata impronta antitedesca.

Certo la Germania può contare su una "fascia di sicurezza" rappresentata dai Paesi dell'Europa centrale, sottratti parzialmente all'influenza sovietica negli anni Novanta e ora di nuovo al centro della contesa tra Nato e Russia putiniana. In questo scenario la Merkel si propone come il rappresentante più autorevole di un'Unione comunque in crisi d'identità.

Non bisogna però dimenticare che le spinte euroscettiche sono fortissime e che l'egemonia tedesca sulla Ue non potrà non porsi il problema di un dialogo con questi scomodi, ma ineludibili, interlocutori.


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