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Il martire è sacrificato. Separatisti ora al bivio

Il martire è diventato prigioniero politico, arrestato in Germania dopo cinque mesi di fuga

Il martire è sacrificato. Separatisti ora al bivio

E ora che si fa con Carles Puigdemont, simbolo della lotta separatista, che si è fatto fregare? Il martire è diventato prigioniero politico, arrestato in Germania dopo cinque mesi di fuga. La lunga partita a scacchi tra lui e il giudice spagnolo, Pablo Llarena, alla fine, ha dato ragione al più astuto. Si sono fiutati da lontano e come il gatto e il topo si sono sfidati. Il leader separatista ha invocato aiuti e cercato sponde da un'Europa che non ha mosso un dito. Eppure, la caduta di Puigdemont è puro errore di calcolo; perché lui ci credeva davvero che lo stato di diritto spagnolo era debole: un fiasco, peggio, un apparato inutile, e che così come non è stato in grado di fermare il voto del primo ottobre, così non avrebbe intercettato il suo viaggio. E poi sì: si è fidato troppo di se stesso, del suo fiuto che gli suggeriva che il peggio era passato.

E come si sbagliava. Il giudice semplicemente lo aspettava al bivio. E ora che faranno gli indipendentisti catalani? La piazza ha già reagito, di pancia e di cuore è scesa a urlare rabbia e odio. Ma a Palazzo è un'altra cosa. Si cerca una via d'uscita, sopravvivere prima che il tempo scada. E si fa il conto alla rovescia. Se il prossimo 22 maggio non ci sarà un presidente eletto per il Parlamento catalano allora si andrà a nuove elezioni: il 15 luglio. Ma è una opzione da scartare. E dunque la parola d'ordine è mediare. Torna il nome di Elsa Artadì, 41 anni e occhiali da intellettuale. Ottima famiglia con i genitori economisti, e capacità di mettere pace. Consulente della banca mondiale e del foro di Davos. Una donna, cresciuta nel solco degli indipendentisti, braccio destro di Carles Puigdemont, studi ad Harvard e cinque anni come professoressa alla Bocconi di Milano, lei sì che potrebbe diventare il nuovo presidente della Generalitat catalana. C'è fretta e voglia di concludere.

Gli indipendentisti di sinistra di CUP aprono, Junts per Catalunya ha fatto sapere che «ha tutta la legittimità» per fare il presidente. Restano voci contrarie, da PDECat che non dicono no, ma non si esaltano. Ma è evidente la priorità. Abbassare la cresta, accettare il meno peggio per sbloccare la situazione.

Tanto più che il martire Puigdemont è già stato sacrificato da una microspia sotto la sua auto sulla strada verso casa.

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