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Messico, le ronde dei cittadini contro i cartelli della droga

Stanchi del disinteresse del governo e dell'assenza di impegno della polizia, i primi a riunirsi sono stati i cittadini dello stato del Michoacan

Messico, le ronde dei cittadini contro i cartelli della droga

Di ronde di cittadini si sente parlare spesso, ma quello che ha deciso di fare un gruppo di messicani va oltre le solite, e non sempre molto utili, pattuglie che siamo abituati a vedere dalle nostre parti. Le Autodefensas, così si chiamano le ronde diffuse in tutto il Messico, hanno come target il nemico forse più temibile al mondo: gli spietati narcos messicani, i cartelli della droga che seminano panico con omicidi e razzie in tutta la nazione americana . Dopo un decennio di relativa calma, o sarebbe meglio dire di scarso interesse da parte della stampa internazionale, i narcos sono tornati alla ribalta negli ultimi anni grazie ai numerosi efferati omicidi e ai rapimenti commessi dai loro affiliati ai danni della popolazione comune, senza contare le lotte fra cartelli che mietono centinaia di vittime.

Stanchi del disinteresse del governo e dell'assenza di impegno della polizia, i primi a riunirsi sono stati i cittadini dello stato del Michoacan dove la pressione dei trafficanti si fa sentire ogni giorno con rappresaglie e rapimenti. Il loro leader è un medico, costretto ad armarsi per proteggere la vita dei suoi cari: “Noi non abbandoneremo le nostre armi. Il governo non fa niente e abbiamo dovuto prendere le giuste precauzioni per difenderci – ha detto il capo delle Autodefensas José Manuel Mireles Valverde – manderemo via i criminali dalle nostre città, costi quel che costi”.

Il governo messicano però non ha gradito la creazione di queste ronde e di recente ha arrestato proprio Valverde per possesso illegale di armi da fuoco. Dopo essere uscito dal carcere, l'uomo ha ripreso la lotta al crimine tramite le ronde da lui organizzate. La notizia dell'evasione dal carcere di El Chapo, il killer a capo di uno dei cartelli più temuti, e l'anniversario della strage di 43 studenti innocenti ancora senza un colpevole non ha fatto altro che aumentare la voglia di giustizia di Valverde dei suoi seguaci. “Vogliono mettermi in prigione, ma non possono fermare la nostra lotta – prosegue il leader che presto sarà al centro di un documentario sulle Autodefensas intitolato “Cartel land” - non sarò più al sicuro per il resto della mia vita, lo so già. Ma spero di poter aiutare a liberare il mio territorio dai criminali che l'hanno rovinato e garantire un futuro migliore ai chi ci vive”. Non sono mancate le polemiche su queste ronde, accusate spesso di avere il grilletto facile e di aver anche torturato alcuni trafficanti. “Non posso controllare il comportamento di chiunque faccia parte dei nostri gruppi in tutto il Messico. Ma i criminali devono capire che siamo stufi e non possiamo andare avanti con questa situazione.

Se il governo non si interessa e la polizia non fa nulla, tocca ai cittadini farsi giustizia” conclude il dottore, che a 55 anni invece di godersi gli ultimi anni di lavoro prima della pensione ha deciso di imbracciare un fucile e proteggere la sua terra.

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