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Migranti, ora l'Ue rimprovera l'Italia perché rimpatria troppo poco

Avramopoulos ammonisce il prossimo governo di non cambiare linea sull'accoglienza. Ma dalla Commissione rimproverano l'Italia perché rimpatria troppo poco

Migranti, ora l'Ue rimprovera l'Italia perché rimpatria troppo poco

La Commissione europea, si sa, non perde occasione per dire la propria sulle politiche dei singoli Stati membri, intervenendo con regolarità sui programmi dei governi nazionali e a volte anche solo sulle campagne elettorali. E' il caso del monito sull'accoglienza dei migranti lanciato ieri dal commissario agli Affari Interni Dimitris Avramopoulos, che ha auspicato che l'Italia "non cambi" linea in tema di immigrazione, quale che sia il prossimo governo.

Un intervento a gamba tesa che ha fatto alzare più di un sopracciglio a Roma, soprattutto alla luce del fatto che il nostro Paese ha dovuto sopportare, in tema di accoglienza, un peso sproporzionato rispetto agli altri Ventisette proprio a causa della deficienza della legislazione europea in materia, decisamente iniqua.

"L'Italia rimpatria troppo poco"

Peccato che proprio nelle stesse ore in cui Avramopoulos lanciava l'altolà a un cambio di linea politica da parte delle autorità italiane, il direttore alla Migrazione e protezione alla stessa Commissione Ue Laurent Muschel rimproverava l'Italia per lo scarso numero di rimpatri. "Tutti gli Stati membri - ha affermato ieri Muschel parlando con l'Ansa - rimpatriano verso il Bangladesh. I rimpatri dall'Italia verso Bangladesh, Pakistan o Afghanistan invece sono nulli perché mancano i centri di detenzione".

Un intervento giunto a margine della presentazione del Rapporto sui 10 anni di attività del European Migration Network, lo stesso evento in cui ha preso parte il commissario. Da un lato dunque la Commissione striglia Roma per i mancati rimpatri, dall'altro la esorta a non cambiare politica.

E la riforma di Dublino langue

Al tempo stesso, infine, prende atto con imbarazzo delle difficoltà del processo di riforma del regolamento di Dublino, alla base della legislazione europea sull'asilo. Un insieme di norme che prevede essenzialmente che chiunque intenda presentare domanda di protezione internazionale in un Paese Ue, debba farlo nel territorio del primo Stato membro in cui mette piede.

Una vera e propria trappola per i Paesi di primo arrivo come Italia e Grecia, all'origine di molti dei nostri problemi nel gestire l'accoglienza.

Che ora l'Europa da un lato ci rimproveri per i mancati rimpatri e dall'altro ammonisca il prossimo esecutivo a proseguire con le politiche dei governi precedenti è quantomeno paradossale.

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