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Migranti, un'altra strage in mare davanti alla coste dello Yemen

Centinaia di migranti costretti a buttarsi mentre attraversavano il tratto di mare

Migranti, un'altra strage in mare davanti alla coste dello Yemen

È un'altra strage che si consuma al largo dello Yemen, terra martoriata da anni di guerra, quella di cui da notizia l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui sono circa 180 i corpi gettati a mare in mare, costretti a morire dai trafficanti che li avevano presi a bordo, diretti dall'Etiopia e dalla Somalia nel Golfo.

Se già cinque sono i corpi recuperati dopo una tragedia analoga avvenuta ieri e circa 50 i corpi che invece sono ancora dispersi, su un totale di 120 adolescenti gettati tra le onde dopo che gli scafisti avevano avvistato una motovedetta della guardia costiera, non pare meno grave il bilancio di oggi, nello stesso tratto di costa.

Non erano diretti nello Yemen i migranti africani, o perlomeno non intendevano restarci. Da mesi in migliaia (circa 55 mila dall'inizio dell'anno) sono partiti dai Paesi africani per raggiungere lo Stato, il più povero dell'intero Medioriente, e da lì spostarsi nei più ricchi vicini dell'area del Golfo. Ventisei le tombe di fortuna scavate nella sabbia dai sopravvissuti, nella provincia meridionale di Shabwa, e ritrovate dall'Oim.

Trentamila tra quanti sono partiti dal Corno d'Africa sono adolescenti e circa un terzo dei migranti sarebbero donne, pronti a una traversta che in questo periodo dell'anno è resa complicata dai forti venti che attraversano l'Oceano Indiano, affidandosi a uomini pronti ad abbandonarli in mare, che poi - denuncia l'organizzazione - "semplicemente tornano da dove sono venuti per prenderne a bordo altri e provare a raggiungere lo Yemen, di nuovo".

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