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Sensori spaziali e laser in orbita: ecco la nuova strategia anti-missili Usa

I programmi di difesa della Missile Defense Review: dallo scudo orbitale ai laser sui droni. Intercettori anche nelle Hawaii

Sensori spaziali e laser in orbita: ecco la nuova strategia anti-missili Usa

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante la sua terza visita al Pentagono, ha autorizzato la pubblicazione della Missile Defense Review. Il documento di 103 pagine, più volte rivisto, si focalizza sui futuri sistemi d’arma che il Dipartimento della Difesa dovrà “testare e valutare per garantire la sicurezza americana per i prossimi decenni”. Il documento delinea la postura statunitense nel disporre delle capacità necessarie per fronteggiare le future minacce. E' opportuno chiarire un punto: il Pentagono non pensa di riuscire a contrastare un attacco nucleare lanciato dalla Cina o dalla Russia. Non esiste tecnologia che possa farlo. Gli Stati Uniti fanno affidamento sulla deterrenza nucleare per affrontare le capacità dei missili balistici intercontinentali russi e cinesi. In sintesi: l'equilibrio tra le super potenze si basa sulla distruzione mutua assicurata. Nel documento sono inserite le tecnologie che "potrebbero difendere gli Stati Uniti da un attacco missilistico limitato lanciati dagli Stati canaglia come la Corea del Nord e l'Iran.

“La Missile Defense Review affronta tutte le minacce globali che gli Stati Uniti dovranno affrontare. Gli Stati Uniti non accetteranno alcuna limitazione o vincolo sullo sviluppo o la diffusione di tecnologie di difesa missilistica che l'amministrazione riterrà necessarie per garantire la sicurezza del pubblico americano. Gli Stati Uniti fanno ancora affidamento sulla deterrenza nucleare per scoraggiare un potenziale attacco nucleare russo o cinese”.

Alcune delle tecnologie inserite nella Missile Defense Review non vedranno mai la luce. Altre richiederanno anni di sviluppo e miliardi di dollari. Il documento, come ordinato dal Congresso, prevede obiettivi chiave per lo sviluppo di nuove capacità da testare entro i prossimi dieci anni. La Missile Defense Review di Trump è molto più aggressiva di quella di Obama pubblicata nel 2010, ponendo maggior enfasi sulla difesa regionale.

"E' richiesta una maggiore integrazione della difesa missilistica nel pensiero strategico estero. I sistemi di difesa missilistica, infatti, possono modellare le opinioni di un avversario. Tale capacità deve essere tangibile nei momenti di crisi". In sintesi, la Missile Defense Review si basa sul principio che i sistemi di difesa missilistica sono forze stabilizzanti. si tratta di una postura più volte criticata in passato. Ad ogni misura difensiva adottata, infatti, corrisponderà un aumento delle capacità dell'avversario per superarla.

La Missile Defense Review, infine, identifica l'Iran e la Corea del Nord come "cattivi attori che devono essere contrastati sia nella difesa regionale che in quella nazionale per la difesa della patria".

Boost Phase Intercept

Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Tutti gli asset (Usa, Nato, Russia) concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia, si basano sul lancio di intercettori. Sistemi come i Patriot, THAAD e Aegis sono progettati per intercettare i missili balistici intercontinentali nella seconda e terza fase del volo. Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili SM-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o THAAD, così come la versione Patriot, PAC-3 del Ballistic Missile Defense, sono ritenuti in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto nella sua fase terminale, in prossimità del suo obiettivo. Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’ICBM è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione.

I sistemi Patriot sono concepiti per proteggere aree relativamente piccole come porti o strutture sensibili. Il THAAD è progettato per difendere un’area più vasta mentre Aegis potrebbe teoricamente difendere migliaia di chilometri quadrati. Per garantire un finestra utile di tiro e tentare di intercettare quel missile nella sua fase di spinta, l’Aegis si dovrebbe trovare vicino al punto di lancio. Intercettazione che, lo ricordiamo, non è mai stata effettuata in una situazione reale di combattimento. THAAD, Patriot ed Aegis, hanno dimostrato affidabilità nei test, ma per lo più contro bersagli a breve distanza ed in condizioni ottimali.

I programmi della Missile Defense Review

Missile Defense Review: missile Intercettore

L’SM3-IIA in fase di sviluppo da parte di Stati Uniti e Giappone garantirà nuove capacità rispetto ai sistemi IRBM, ma non è stato ancora schierato. Il missile equipaggerà le cacciatorpediniere Aegis e le batterie Ashore a terra del Giappone e nell’Europa orientale. La piattaforma Aegis Ashore si basa sul Vertical Launching System MK-41, sistema universale di fuoco rapido contro le minacce ostili. E’ una piattaforma standard in grado di lanciare svariati vettori: dai missili da crociera agli intercettori esoatmosferici SM-3. Questi ultimi sono progettati per colpire i missili balistici con una portata di 1.350 miglia nautiche. Rispetto alla precedente versione, la variante SM-3 Block IIA (non ancora entrata in servizio) implementa un intercettore esoatmosferico più grande (evidenziati possibili problemi di compatibilità con i lanciatori Mark 41) e maneggevole, con maggiore autonomia ed un nuovo sistema di puntamento a infrarossi con avanzate capacità di discriminazione del bersaglio. Rispetto ai suoi predecessori, l’SM-3 Block IIA trasporta più carburante, garantendo maggiore velocità ed autonomia. L’intercettore è stato progettato principalmente per affrontare i missili balistici a raggio intermedio (IRBM), anche se in futuro ed in determinate condizioni potrebbe essere rivolto contro gli ICBM.

Dal 2000 ad oggi la Marina ha ufficialmente intercettato 29 dei 39 bersagli. Tuttavia tali dati andrebbero analizzati con la giusta chiave di lettura poiché annoverano anche le simulazioni in laboratorio che, ovviamente, non rappresentano contesti operativi. Nella Missile Defense Review si ordina al Pentagono di testare l’SM-3 IIA, progettato per affronare le minacce regionali, come sistema anti ICBM. Il primo test si svolgerà il prossimo anno. Il numero della navi da guerra di superficie della Marina Militare degli Stati Uniti in grado di abbattere i missili balistici è destinato ad aumentare di oltre il 50 per cento. Oggi, cinque incrociatori della classe Ticonderoga e 33 cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke sono in grado di rilevare missili balistici e lanciare gli intercettatori SM-3 Block IIA. Entro il 2023 saranno sessanta le navi con tali capacità.

Missile Defense Review: F-35

Nella Missile Defense Review si richiede al Dipartimento della Difesa di sviluppare un intercettore, nuovo o modificato, che possa abbattere un missile balistico nella fase di spinta. Il Pentagono ha precedentemente affermato che l'F-35 potrebbe essere utilizzato in qualche modo per la difesa missilistica. I primi fondi saranno inseriti nello strumento di bilancio del 2020. "L'F-35 ha un sistema di sensori capace di rilevare la firma a infrarossi di un missile ed identificare la sua posizione. In futuro l'F-35 potrebbe essere equipaggiato con un intercettore nuovo o modificato in grado di abbattere i missili balistici avversari nella loro fase di spinta". E' opportuno fare chiarezza. I missili balistici possono essere lenti al momento del lancio, ma accelerano rapidamente. Tradotto significa che la finestra per l'intercettazione è molto stretta. Gli F-35 dovrebbero volare nei pressi della presunta posizione di lancio, vicino alle difese aeree nemiche, per tentare l'intercettazione.

Missile Defense Review: l'intercettazione ad impulso

Il concetto della strategia di intercettazione ad impulso è strutturato su droni in pattugliamento persistente equipaggiati con laser ad alta energia che avrebbero anche il vantaggio, rispetto ai sistemi terminali, di garantire la ricaduta dei missili distrutti in Corea del Nord o nel Mare del Giappone, piuttosto che in una città giapponese (se il Giappone fosse l'obiettivo) o una base militare statunitense nella regione. La sua quota di volo, 63 mila piedi, conferirebbe al drone un intervallo molto più lungo per ingaggiare la minaccia. A differenza del laser COIL installato sul 747, piattaforma prescelta per trasportare le sostanze chimiche e l'elettronica necessaria per generare un fascio ad alta energia da un megawatt, i nuovi laser a stato solido sono molto più piccoli. Gli Stati Uniti spingono per una flotta di droni equipaggiati con sistemi laser ad alta energia in grado di intercettare missili balistici intercontinentali della Corea del Nord nella fase di spinta. L’obiettivo è una griglia UAV HALE, High-Altitude Long Endurance, in pattugliamento persistente entro la metà del prossimo decennio, con dimostrazione tecnologia fissata per il 2021 ed in servizio dal 2023. I droni dovranno operare dal Pacific Missile Range Facility nelle Hawaii alla Edwards Air Force Base, in California. La Missile Defense Agency chiede un drone in grado di volare a 63 mila piedi, un’autonomia di 36 ore, con velocità di crociera a Mach 0.45 all'altitudine di pattugliamento. La capacità di carico utile minima richiesta è di 2.268 kg fino a 5.670 kg. La potenza disponibile minima per il carico utile è di 140 kW fino ad un massimo di 280 kW. E’ un energia stimata per garantire il funzionamento del laser per trenta minuti. Ogni fascio dura circa cinque secondi: l’intensità dipende da diversi fattori, come le superfici più spesse degli ICBM. In ogni caso, l’energia destinata al laser non dovrà inficiare le caratteristiche operative del drone (cali di tensione o perdita di quota).

Il programma YAL Airborne Laser

Nel 1996 la MDA aveva pensato ad una flotta di Boeing 747-400F altamente modificati ed armati con laser in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali subito dopo il lancio, prima cioè che potessero rilasciare contromisure. I test di volo, dal 2005 al 2010, rivelarono che per avere speranze di colpire i missili, il Boeing YAL-1avrebbe dovuto volare 24 ore su 24 a ridosso dei confini nemici. Il laser tipo COIL, chimico ossigeno-iodio, aveva un raggio d’azione limitato ed una gittata inferiore alle aspettative. I 747, infine, avrebbero dovuto volare con una scorta in quanto costantemente indifesi dai missili anti-aerei e dai caccia nemici. Il programma è stato cancellato nel 2011, dopo un decennio di sperimentazioni. Costo complessivo: 5,3 miliardi dollari. Otto anni dopo il Pentagono ritiene la tecnologia laser abbastanza matura per abbattere i missili balistici nemici.

Stati Uniti: Terminal High Altitude Area Defense

Nessuno sistema missilistico di difesa assicura una schermatura completa. Sono asset concepiti per ridurre la percentuale dei missili in entrata e per garantire la rappresaglia. Il Kinetic Kill del Terminal High Altitude Area Defense o THAAD, è ritenuto in grado di distruggere un missile balistico a medio e corto raggio grazie all’energia cinetica da impatto. Non è mai stato utilizzato in combattimento. Il raggio di intercettazione è di 200 km ad un'altitudine operativa di 150 km ed una velocità massima di Mach 8.24. Il suo raggio di intercettazione è di 120°: un sottomarino, concettualmente, potrebbe lanciare il suo carico da qualsiasi direzione. Per farla breve: radar e lanciatori non possono intercettare una minaccia proveniente da una raggio diverso da quello preimpostato. Dovranno essere nuovamente riposizionati. Quando il radar AN-TPY-2 della Raytheon rileva un missile, acquisisce, traccia e discrimina il grado della minaccia. In modalità avanzata, il radar è posizionato a ridosso di un territorio ostile per acquisire i missili balistici nella fase di salita, subito dopo il lancio. Quando l’AN / TPY-2 viene impiegato in modalità terminale il radar rileva, acquisisce, traccia e discrimina i missili balistici nella fase di discesa. Mentre nella modalità avanzata, il radar passa le informazioni critiche al Command and Control Battle Management, in quella terminale si attivano direttamente gli intercettori. Se la Corea del Nord lanciasse una manciata di missili convenzionali (sempre dalla direzione sperata), i danni provocati sarebbero accettabili diversamente dalle testate termonucleari contro cui il margine di intercettazione, pena conseguenze inaccettabili, dovrebbe raggiungere il 100%. Grado di certezza che non sarà mai possibile raggiungere, tuttavia quando incorporato in un’architettura di difesa, il THAAD incrementa la possibilità di intercettare i missili in entrata (parliamo sempre di una manciata di missili). Per ammorbidire la posizione della Cina, il radar in banda X è posto in modalità di intercettazione terminale. La Corea del Sud dispone di batterie Patriot, schierate in maggior numero rispetto agli intercettori Kinetic Kill del THAAD, oltre a nove cacciatorpediniere in turnazione. Ogni singolo intercettore del Terminal High Altitude Area Defense costa mediamente 11 milioni di dollari, rispetto ai 2,5/4 milioni del Patriot. Il reale vantaggio del THAAD è il radar interoperabile AN-TPY-2 e la sua capacità comando e controllo C2 BMC (Battle Management, and Communications System) delle minacce in arrivo per la migliore soluzione di tiro: PAC-3 MSE, PAC-3, PAC-2, THAAD. L’implementazione del sistema in Corea del Sud è quindi legata alle capacità del radar AN-TPY-2, poiché in grado di rilevare, classificare e tracciare i missili balistici diretti contro il Giappone o altri bersagli nel Pacifico. Un’architettura di difesa missilistica avanzata quindi, simile all’Aegis Ashore in Europa. Il THAAD è concepito per intercettare una manciata di missili in arrivo, non per contrastarne centinaia in fase terminale.

Il Trattato sullo spazio extra-atmosferico

Nel Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che rappresenta il quadro giuridico di base del diritto spaziale internazionale, se ne stabilisce la destinazione pacifica. Il Trattato Outer Space vieta le armi di distruzione di massa poste in orbita o nello spazio esterno. Nel contenitore verbale scopi pacifici non si vietano, però, le attività stabilite dal diritto naturale alla legittima difesa. Un satellite, in teoria, equipaggiato con armi cinetiche, resta legale. Ufficialmente, lo spazio è utilizzato dai militari sia per le comunicazioni che in funzione di allerta precoce. Stati Uniti, Russia e Cina sono le uniche nazioni al mondo con sistemi d’arma spaziali (intesi come ASAT). I sistemi asimmetrici ASAT, Anti-satellite weapons, mirano alla paralisi delle capacità SatCom ed Isr (Intelligence, surveillance and reconnaissance) fondamentali per le operazioni militari e le infrastrutture civili. I satelliti sono utilizzati per la navigazione di precisione, il targeting, la comunicazione e la raccolta di informazioni. In linea di principio, la perdita della rete GPS eliminerebbe l'efficacia di tutti i missili convenzionali a lungo raggio e degraderebbe il vantaggio dei principali sistemi a guida di precisione. Principio che va raffrontato con le capacità ISR delle diverse costellazioni satellitari, comprese quelle ombra del National Reconnaissance Office, del Pentagono. Fin dal 1990, lo Space Command ribadisce l’importanza dello spazio nelle guerre del futuro. Parliamo di una militarizzazione dello spazio con asset in orbita geostazionaria e non battaglie in stile Star Wars. Celebre, in tale senso, la relazione ai legislatori del generale Joseph Ashy, all’epoca direttore del Comando Spaziale. Le persone non vogliono sentirselo dire – disse Ashy nel 1990 – ma noi andremo a combattere nello spazio.

Missile Defense Review: sensori orbitali

Nell'ultimo National Defense Authorization Act, il Congresso ha richiesto alla Missile Defense Agency di studiare e prototipare un'architettura in grado di aumentare le capacità di allarme precoce, tracciamento e discriminazione dei missili lanciati. Nella Missile Defense Review si richiede una prima dimostrazione all'inizio del prossimo anno.

Missile Defense Review: scudo missilistico orbitale

Il Congresso degli Stati Uniti ha ordinato alla Missile Defense Agency nella National Defense Authorization Act di sviluppare uno scudo missilistico orbitale con primo test operativo previsto entro e non oltre la fine del 2022. La griglia orbitale sarà focalizzata a livello regionale: i laser saranno posizionati per rispondere alle minacce provenienti da una specifica parte del mondo come l'area intorno all'Iran o alla Corea del Nord.

“L'obiettivo per il sistema spaziale è di raggiungere una capacità operativa entro la prima data possibile. Lo scudo missilistico sarà configurato per distruggere gli ICBM nemici durante la loro fase di spinta”. L’intercettazione dei missili balistici intercontinentali durante la fase di spinta garantisce un ulteriore capacità deterrente poiché il carico utile (nucleare, chimico e biologico) precipiterebbe sul paese che lo ha lanciato.

Scudo missilistico: Il Congresso degli Stati Uniti smentisce i suoi esperti

Bad Ideas in National Security

Nel dicembre del 2017 il Congresso degli Stati Uniti chiese al Pentagono di validare la possibilità di collocare nello spazio una costellazione armata in grado di fornire una difesa contro i missili balistici intercontinentali nella fase di spinta. Il Congresso degli Stati Uniti chiese ufficialmente al Pentagono la fattibilità di uno scudo missilistico orbitale (il Brilliant Pebbles era già stato proposto durante l’amministrazione di George H. W. Bush), inserendo la voce nel National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2019. Nell'ambito della Strategic Defense Initiative, Brilliant Pebbles prevedeva una griglia di difesa formata da migliaia di piccoli intercettori collocati in orbite sovrapposte. Gli intercettori avrebbero colpito le testate dei missili balistici intercontinentali dell’Unione Sovietica prima del rilascio del carico utile (MIRV).

Bad Ideas in National Security

Il rapporto del Center for Strategic and International Studies sulla griglia spaziale, denominato proprio Bad Ideas in National Security, spiega bene le criticità di un tale asset di difesa.

“Da un punto di vista politico, le conseguenze di un sistema di intercettazione missilistica spaziale sarebbero preoccupanti. Un tale asset sarebbe visto come una chiara militarizzazione dello spazio. La difesa contro un attacco missilistico durante la fase di spinta è generalmente quella preferita, ma intercettori spaziali e basati a terra devono affrontare le medesima sfide: essere abbastanza vicini all’ICBM nemico".

Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’ICBM è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione.

"La fisica della meccanica orbitale stabilisce che solo gli intercettori nella bassa orbita terrestre possono raggiungere un missile nella sua fase di spinta nel tempo di risposta richiesto.

Parliamo di 120 secondi per la propulsione solida e 170 per quella liquida. I satelliti in LEO sono in costante movimento sulla superficie della Terra. Ciò significa che sarebbero necessarie doverse costellazioni configurate per massimizzare la copertura del suolo in grado di garantire più finestra utili in ogni momento”.

I satelliti in orbita geostazionaria rimangono fissi su un'area ad un'altitudine di oltre 22.000 miglia: è una distanza eccessiva per un intercettore concepito per colpire il bersaglio in fase di spinta.

“Per difendersi da più missili lanciati nello stesso momento, dovranno essere collocati diversi intercettori per fornire una copertura efficace e ridondante. Avere almeno un intercettore sempre disponibile per colpire un missile significa una costellazione di centinaia di intercettori spaziali.

Ci sono diversi fattori che determinano l'efficacia di un intercettore spaziale come la sua massima accelerazione fuori dall'orbita, la sua velocità e il tempo di risposta. Un'altra criticità intrinseca in un sistema di intercettazione spaziale è garantire l’efficacia della costellazione”.

Oltre alla costellazione di prima linea, gli Stati Uniti dovrebbero garantire diverse linee di fuoco così da colmare nell'immediato le lacune che si presenterebbero nella copertura dopo la prima ondata. In ogni caso, gli intercettori spaziali non potrebbero fare nulla contro un attacco di saturazione russo o cinese. Lo scudo spaziale sarebbe quindi concepito per proteggere gli Stati Uniti ed i loro alleati (che dovrebbero farsi carico della loro quota?) contro una manciata di missili lancaiti dalla Corea del Nord e dall’Iran.

Per garantire una copertura completa della Terra, l'American Physical Society stima una flotta di 1646 piattaforme spaziali armate. Il costo dello scudo missilistico è stimato in 67/109 miliardi di dollari.

La ridondanza della costellazione satellitare Usa

Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Qualora il paese X lanciasse gli asset counter-space contro la rete satellitare americana ed anche se la prima ondata riuscisse a distruggere tutti i bersagli designati (evitando gli intercettori a loro difesa), non riuscirebbe a degradare le capacità stratificata Isr e di proiezione degli Stati Uniti. Il Pentagono sarebbe comunque in grado di lanciare, con precisione ed efficacia, un attacco di rappresaglia con asset dotati di navigazione inerziale di backup. La costellazione satellitare Usa è progettata per essere ridondante a diverse altitudini e per garantire finestre di lancio utili anche dopo aver subito un devastante attacco preventivo. Maggiore è la distanza dei satelliti da colpire, minore sarà il tempo necessario per rilevare gli intercettori che sarebbero monitorati già nelle fasi di spinta, scatenando una rappresaglia. Le strutture di comando a terra nemiche verrebbero colpite da centinaia di testate nucleari, probabilmente prima dell’intercettazione finale nello spazio. L’intero arsenale cinese prevede missili ASAT, sistemi anti-satellite co-orbitali, disturbatori terrestri ed armi ad energia cinetica diretta. Il primo obiettivo dei cinesi in un ipotetico conflitto, sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence USA. Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. I cinesi stanno attualmente sviluppando due nuovi missili ASAT in grado di colpire i satelliti in orbita inferiore e superiore così come sistemi co-orbitali armati. Se eseguiti con successo, tali attacchi potrebbero minacciare in modo significativo, ma non definitivo l’intera rete orbitale degli Stati Uniti, specialmente se molteplici vettori venissero lanciati contro i satelliti militari e di intelligence. La Cina nega lo sviluppo di tecnologie anti-satellite.

Nella Missile Defense Review si ordina al Dipartimento della Difesa di avviare uno studio per esaminare le tecnologie più promettenti e fornire delle stime sui costi ed i tempi di sviluppo.

Missile Defense Review: Terzo sito di difesa missilistica

Ground-based Midcourse Defense

In base alla manovra finanziaria da 1.300 miliardi di dollari del 2018, il Congresso ha accordato 11,5 miliardi di dollari alla Missile Defense Agency, 3,3 in più rispetto all'anno fiscale 2017. L'omnibus ha anche incorporato le disposizioni previste dal National Defense Authorization Act per 960 milioni di dollari per ulteriori intercettatori THAAD/AEGIS e 568 milioni per aumentare il numero di intercettori missilistici a Fort Greely, in Alaska, portandoli da 44 a 64. Per quanto riguarda i missili SM-3 Block 1B, il Congresso ha aggiunto ulteriori 178 milioni rispetto la richiesta fiscale 2018, per un totale di 632 milioni di dollari. La GMD ha dimostrato una capacità limitata nel difendere gli Stati Uniti contro un piccolo numero di minacce missilistiche a livello intermedio o intercontinentale della Corea del Nord e dall'Iran. L'affidabilità e la disponibilità degli intercettori operativi basati sul terreno resta bassa.

La difesa missilistica statunitense è strutturata su una rete globale di sensori per individuare e tracciare qualsiasi lancio contro obiettivi americani. La copertura si basa su diversi siti sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar SBX-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone (attivi due sistemi radar AN-TPY-2 presso il sito di comunicazione Kyogamisaki nella prefettura di Kyoto ed il secondo, Shariki, nella prefettura di Aomori). La griglia di allerta su basa sui radar SPY-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base.

Gli intercettori sul suolo USA

Fin dagli anni ’90 gli Stati Uniti sviluppano un programma antimissile a livello nazionale con l’obiettivo di proteggere il territorio americano dagli arsenali nucleari minori realizzati dalla Corea del Nord e dall’Iran. Dal 2004 il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. La griglia di intercettazione nella sua recente implementazione (voluta da Obama) è composta da 44 postazioni: 40 sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e 4 presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Il Congresso ha finanziato altri venti intercettori cinetici che sorgeranno presso la base di Fort Greeley. Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. Entro il 2020 le postazioni GMD dovrebbero essere cento.

Perchè aumentare le postazioni in Alaska?

Il Ground-Based Midcourse Defense ed i missili SM-3 sono progettati per colpire i missili nello spazio. E’ altamente probabile che la traiettoria di un ICBM della Corea del Nord lo porterebbe sul Polo Nord per un’intercettazione che, se venisse tentata dall’Alaska, avverrebbe certamente nello spazio di allerta precoce dei radar russi. E’ altresì probabile che per tentare di difendere la costa occidentale degli Stati Uniti, il bersaglio verrebbe impegnato sopra l'Estremo Oriente russo (contro un solo ICBM si lanciano dai 4 ai 6 intercettori). Ed è questo un punto focale. La tempistica della prima finestra utile di tiro sarà determinante poiché soltanto l’intercettazione nella fase di spinta e propulsione aumenta le probabilità di successo, garantendo altresì una seconda raffica. In breve. Se i sei intercettori lanciati da Fort Greeley fallissero, il Pentagono avrebbe un’ultima possibilità con le quattro postazioni in California. Teoricamente l'architettura russa ed americana è progettata per affrontare gli “eventi inaspettati”. Teoricamente il lancio di quattro/sei intercettori dall’Alaska non dovrebbe scatenare una ritorsione termonucleare russa. Tuttavia nessuno sa come si comporterà la linea decisionale di Mosca qualora venisse messo sotto stress il sul sistema di allarme precoce. Esistono modelli validi per diverse occasioni, ma spetta all’uomo interpretare e discriminare correttamente la minaccia.

Nella Missile Defense Review si suggerisce la possibilità di attivare un terzo sito di difesa, rendendo operativo temporaneamente o permanentemente il poligono di prova Aegis Ashore a Kauai, nelle Hawaii.

Missile Defense Review: Contrastare le armi ipersoniche

Russia e Cina hanno investito molto nei sistemi ipersonici. Nella Missile Defense Review si richiedono investimenti per contrastare tali armi.

La vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo

L’Architettura Strategica Ipersonica cancella le teoriche vulnerabilità strategiche

La griglia radar degli Stati Uniti è in grado di rilevare e tracciare tutte le possibili traiettorie dei missili balistici russi lanciati verso il territorio USA. Qualsiasi tipo di attacco contro gli Stati Uniti non giungerebbe all’improvviso: centinaia di testate statunitensi sarebbero già in volo ancor prima che il suolo USA venisse colpito. Tuttavia affermare che lo scudo americano in Europa possa essere in grado di intercettare i missili balistici intercontinentali russi e cinesi è una sciocchezza. Mosca è pienamente consapevole che non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Ed è un dato inconfutabile. Lo scudo USA non è assolutamente concepito per contrastare le forze strategiche stabilite come Russia e Cina. Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio, lanci multipli in First e Second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate termonucleari Marv, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di difendere il territorio americano. E l’Architettura Strategica Ipersonica riscriverà nuovamente la deterrenza rendendo del tutto vane le attuali e già inefficaci contromisure. Proprio la Russia sta tentando di rimodellare quella presunta e teorica vulnerabilità alla sua capacità di rappresaglia completamente assicurata che Pechino vuole raggiungere con sistemi di ultima generazione come i DF-31 e JL-2. E’ un modello prettamente teorico collegato alla remota prospettiva di utilizzare asset nucleari. Tuttavia la vulnerabilità teorica di rispondere ad un attacco preventivo intacca la capacità politica e la libertà di agire in modo indipendente.

Secondo i dati della commissione militare russo-cinese, la difesa missilistica degli Stati Uniti comprende 30 intercettori basati sul terreno (GBI), 130 missili SM-3 e 150 complessi di difesa missilistica.

Secondo la Russia, Washington ha schierato 60 intercettori in Europa e altri 150 al Pacifico.

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