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Mosca blocca la distribuzione del film che prende in giro Stalin

Il ministero della Cultura russo ritira la licenza per la distribuzione del film satirico sulla morte di Stalin. La pellicola di Armando Iannucci giudicata "offensiva" da un gruppo di esperti

Mosca blocca la distribuzione del film che prende in giro Stalin

In Italia è uscito all’inizio di gennaio e in molti lo considerano già un film da non perdere. “Morto Stalin se ne fa un altro”, la pellicola diretta dal regista italo-scozzese Armando Iannucci, ripercorre gli intrighi seguiti alla morte del dittatore sovietico, nel marzo del 1953, mettendo in luce i lati più grotteschi dei suoi fedelissimi. Malenkov, Krusciov, Molotov, il generale Zhukov: uomini-simbolo del passato sovietico che cercano di districarsi con difficoltà in un ben poco edificante intreccio, fatto di ambizione, ricatti, inganni, angherie e paranoie. Il quadro che ne viene fuori è quello di un apparato di potere ridicolo e inadeguato. Ma se un importante quotidiano britannico non ha esitato a definirlo “il film più bello dell’anno”, in Russia la parodia sulla morte del dittatore georgiano non ha riscosso lo stesso successo.

Anzi, il ministero della Cultura di Mosca martedì ha deciso di ritirare l'autorizzazione alla distribuzione del lungometraggio delle sale del Paese, dopo una proiezione speciale riservata ad operatori del settore, deputati e rappresentanti della Società Storica Russa. Secondo l’agenzia Tass, dopo aver visionato la pellicola il direttore del Consiglio Pubblico del ministero della Cultura, Yuri Polyakov, l’avrebbe apostrofata come uno “strumento” della “guerra ideologica" contro la Russia. Sulla stessa agenzia di stampa si apprende come nessuno degli addetti ai lavori abbia apprezzato il film su Stalin, neppure dal punto di vista artistico. Così, ha spiegato alla Tass la direttrice del dipartimento di cinematografia del dicastero russo, Olga Lyubimov, è stata ritirata la licenza di distribuzione al film che ironizza sul regime comunista sovietico.

Inizialmente, a chiedere al ministro della Cultura di Mosca, Vladimir Medinsky, di bloccare l’uscita del film nelle sale russe era stato un gruppo di registi, tra cui il premio Oscar Nikita Mikhalkov. Anche alcuni avvocati avevano protestato con una lettera indirizzata allo stesso capo del dicastero, bollando il film come “estremista”. “La morte di Stalin”, questo il titolo originale della pellicola ispirata all’omonimo fumetto di Fabien Nury e Thierry Robin, secondo i legali inciterebbe all’odio e offenderebbe "la dignità del popolo russo”, infangando la memoria storica di personaggi come il generale Georgy Zhukov, “che diede un enorme contributo alla vittoria dell’esercito russo nella Seconda Guerra Mondiale”.

Proprio la vicinanza tra il 75esimo anniversario della battaglia di Stalingrado, che ricorre il prossimo 2 febbraio, e la data della prima del film, inizialmente prevista per il 25 gennaio, aveva suscitato ulteriori polemiche. Per questo, nei giorni scorsi, era circolata l’ipotesi di un rinvio della première alla prossima primavera. Poi, la marcia indietro del ministero della Cultura. Il rischio, per il ministro Vladimir Medinsky, è che il lungometraggio venga percepito come “offensivo nei confronti del passato sovietico, dell’Armata Rossa che ha sconfitto il fascismo e persino delle vittime dello stalinismo”. Non si tratta di “censura”, chiariscono da Mosca. “I cittadini russi non hanno paura di valutazioni critiche della nostra storia – precisa il ministro - ma esiste un confine morale tra l'analisi critica della storia e la presa in giro fine a se stessa".

Dal ministero, inoltre, hanno sottolineato come gli appelli alla distribuzione per evitare che la data di uscita della pellicola si sovrapponesse a quella dell’anniversario della storica vittoria dell’Armata Rossa sulle truppe dell’Asse siano rimasti inascoltati. Interpellato dai giornalisti sulla vicenda il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, non ha espresso giudizi in merito, limitandosi a ricordare come la questione rientri nelle competenze del ministero della Cultura.

“Sono stati gli esperti, dopo aver visto il film, a giungere a certe conclusioni”, ha aggiunto il portavoce di Vladimir Putin, citato dalla stampa locale.

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