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Quel narcos fregato dalla sua vanità: El Chapo voleva essere Escobar

L'arresto del boss latitante grazie a un vezzo. Voleva un film sulla sua vita, ma così lo hanno trovato

Quel narcos fregato dalla sua vanità: El Chapo voleva essere Escobar

Lo hanno preso ieri dopo mesi di fuga. Joaquin "El Chapo" Guzman, vertice del potente cartello di narcos di Sinaloa, si è fatto beccare dai messicani, impegnati in un blitz a cui hanno preso parte anche uomini della Dea statunitense ed è stato riportato in carcere.

La sua evasione era vvenuta a luglio, in modo rocambolesco. Il boss del narcotraffico era fuggito dalla sua cella a Puenta Grande grazie a un lungo tunnel scavato fino alla sua cella, grazie al quale era riuscito a darsi alla macchia e a rimanere in libertà fino a ieri, quando il presidente Enrique Peña Nieto ha dato l'annuncia della sua cattura sui social e poi in conferenza stampa.

A rivelare il suo nascondiglio i sospetti di un cittadino, che aveva segnalato la presenza di uomini armati a Los Mochis, nello Stato di Sinaloa, dove è avvenuta la sparatoria con gli agenti, che lo hanno poi preso in consegna. Ma a dare una svolta alle indagini sarebbe stata una vanità di cui ora El Chapo avrà tutto il tempo di pentirsi.

Guzman non aveva resistito alla prospettiva di un film sulla sua vicenda, che raccontasse la sua vita e lo immortalasse per sempre, magari un po' ingolosito dal successo di una serie come Narcos, sulla vita di Pablo Escobar, suo più tristemente famoso collega colombiano. Ma proprio la pellicola ha dato un'accelerata alle indagini.

Il procuratore generale messicano, Arely Gòmez, ha spiegato che il boss "aveva cercato di mettersi in contatto con attori e produttori" per realizzare il suo procedetto, tradendosi così per un vezzo.

Ieri, per lui, sono scattate di nuovo le manette.

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