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Nepal, al via festival indù noto come la più grande strage di animali al mondo

L’evento religioso, che si celebra ogni cinque anni nel sud del Nepal in onore della dea Gadhimai, ha avuto origine oltre duecento anni fa

Nepal, al via festival indù noto come la più grande strage di animali al mondo

In Nepal è appena iniziato un importante evento religioso induista, tristemente noto però a livello internazionale come "la più grande strage di animali al mondo.

Fox News ha infatti ultimamente dato risalto al "Gadhimai", una cerimonia di due giorni, le cui origini risalgono a oltre duecento anni fa, in onore dell’omonima divinità indù della potenza. Il raduno di pellegrini ha luogo ogni cinque anni a Bariyarpur, località situata a sud della capitale Katmandu. Durante tale evento, a cui partecipano abitualmente centinaia di migliaia di fedeli, si consuma il sacrificio di un altissimo numero di animali.

L’antico cerimoniale, spiega l’emittente americana, prevede che le bestie da sacrificare vengano ammassate nei pressi del tempio dedicato a Gadhimai, all’interno di un’area grande più di un campo di calcio. Una volta radunati lì gli animali, questi, afferma Al Jazeera, vengono “passati a fil di spada” ad opera di ben 200 macellai. Sotto i colpi di spade e coltelli affilatissimi cadono quindi vittime sacrificali di ogni tipo (bufali, capre, topi, polli, piccioni, maiali), in quella che è stata di conseguenza ribattezzata “la più grande e più sanguinaria cerimonia al mondo”. Nel raduno del 2014, ricorda l’emittente del Qatar, furono sgozzati quasi 200mila animali.

A detta del network Usa, l’uccisione di massa di bestie permetterebbe ai fedeli giunti a Bariyarpur di vedere “realizzati i propri desideri”, poiché la dea Gadhimai esaudirebbe le necessità della gente solo dopo essere stata omaggiata con “offerte di sangue”.

Gli sgozzamenti rituali in procinto di essere celebrati nel grande raduno induista del 2019 hanno finora spinto le organizzazioni animaliste a chiedere alle autorità nepalesi e ai governi delle nazioni confinanti di impedire che si consumino nuovamente spargimenti di sangue a Bariyarpur. Gli attivisti a difesa degli animali hanno quindi rinfacciato alle istituzioni civili e religiose i divieti di sacrifici animali emessi nel 2015 e nel 2016 proprio dai sacerdoti del tempio di Gadhimai nonché dalla Corte suprema nepalese.

Ad esempio, Manoj Gautam, uno dei promotori del boicottaggio dell’evento religioso, ha tuonato, ai microfoni di Al Jazeera: “Le autorità hanno fatto prevalere le loro convinzioni personali sulle sentenze della magistratura, non facendo abbastanza per scoraggiare la mattanza di animali”.

Mangal Chaudhary, sacerdote nepalese nonché rappresentante di una famiglia che da ben dieci generazioni officia le cerimonie all’interno del tempio di Gadhimai a Bariyarpur, è quindi intervenuto sulle polemiche portate avanti dagli attivisti affermando, sempre ai cronisti del network del Qatar: “Noi ci limiteremo a rispettare le nostre tradizioni mettendo in pratica all’interno del tempio i rituali prescritti. Tutto quello che accadrà all’esterno del luogo di culto sarà invece frutto esclusivamente della libera volontà dei fedeli venuti a prendere parte all’evento”.

Uno dei componenti del comitato organizzatore del Gadhimai 2019, Birendra Prasad Yadav, ha in seguito dichiarato a Fox News di avere provato a dissuadere i devoti indù a perpetrare uccisioni di bestie, ma la fedeltà dei pellegrini alla tradizione sarebbe alla fine prevalsa: “Abbiamo tentato di scongiurare violenze contro gli animali, ma il popolo è legato alle tradizioni ed è venuto qui con offerte sacrificali di ogni tipo”.

Le sollecitazioni provenienti dalle sigle animaliste avrebbero comunque prodotto un minimo risultato positivo, sottolinea Fox News, riuscendo a convincere le autorità del Nepal e quelle della confinante India ad attuare controlli serrati sulle carovane di pellegrini. A detta dell’organo di informazione americano, le forze dell’ordine dei due Paesi hanno infatti bloccato diverse persone, con animali al seguito, dirette a Bariyarpur, così da evitare che anche il raduno religioso di quest’anno, come le edizioni precedenti, si caratterizzi per una mattanza senza eguali di esseri viventi.

Secondo Humane Society International, la maggiore associazione animalista al mondo, i rigidi controlli varati ultimamente dalla polizia indiana e nepalese avrebbero finora contribuito a una significativa riduzione del numero di bestie sacrificate durante l’evento indù appena iniziato.

A neanche un giorno dall’avvio delle celebrazioni, rimarca appunto l’ong citata da Fox News, sarebbero stati sgozzati “appena 3500 bufali”, ossia “migliaia in meno rispetto agli anni passati”.

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