Sisma in Nepal

Nepal, lo spettro della truffa dietro ​la beneficenza

La rete della solidarietà internazionale è necessaria, ma fate attenzione a chi affidate i vostri i soldi. I furbetti sono dietro l'angolo

Nepal, lo spettro della truffa dietro ​la beneficenza

All'indomani della tragedia c'è la corsa alla solidarietà. E subito spuntano come funghi numeri verdi, campagne di ogni tipo, volontari porta a porta e banchetti che un tempo almeno consegnavano un bollettino.

È accaduto in questi giorni anche con il terrenmoto in Nepal. Di certo la macchina della beneficenza internazionale deve partire, ma è alto il rischio di truffe. Ecco perchè sulla prima pagina "Charity commission" - poche ore dopo le scosse - è comparso un post che punta il dito contro l'"industria parallela", come riportato da Lettera 43. È scritto "La Charity commission sta incoraggiando la popolazione ad aiutare chi è stato colpito dal disastro del terremoto in Nepal, ma donate soltanto attraverso istituzioni registrate".

Chiaro, anzi chiarissimo. A differenza della Gran Bretagna, in Italia non ci sono regole. Non c'è alcun registro per poter certificare gli enti virtuosi né un ente di controllo ad hoc.Così si rischia di riempire le casse dei furbetti che trasformano in business una tragedia.

Per questo è necessario affidarsi alle assiociazioni fidate che hanno una reputazione consolidata.

Anche perchè le associazioni no profit gestiscono 400 miliardi di euro all'anno, e rappresentano una potenza finanziaria tale da valere anche sei volte un colosso petrolifero, dando lavoro - secondo l'Onu - a oltre 140 milioni di persone. Una dimensione probabilmente necessaria per garantirene la presenza su tutto il territorio mondiale. E tanti dei soldi dati in beneficienza vengono utilizzati per finanziarsi

Manca un organismo internazionale che controlli, e questo determina una scarsa trasparenza del settore. Anche perché avviare questo tipo di attività è semplicissimo, può farlo chiunque.

Basta aprire un conto corrente, e via.

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