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"Decapitato un ostaggio giapponese"

Un video pubblicato online, molto diverso da quelli diffusi finora, mostrerebbe la decapitazione di Yukawa. Il governo giapponese chiede il rilascio del connazionale Kenji Goto

"Decapitato un ostaggio giapponese"

Uno dei due ostaggi giapponesi nelle mani dello Stato islamico (Is) potrebbe essere stato decapitato. Lo sostiene un video pubblicato online e intercettato dal sito di monitoraggio dei gruppi fondamentalisti SITE, in cui una voce che viene identificata come quella del giornalista freelance Kenji Goto Yogo annuncia la morte del compagno di prigionia.

Non ci sono al momento conferme sulla veridicità del filmato, estremamente diverso da quelli pubblicati finora dal gruppo di al-Baghdadi. A differenza di quelli diffusi in passato, ciò che si vede è semplicemente un'immagine statica del giornalista giapponese, con in mano una fotografia che mostrerebbe il corpo di Yukawa con la testa mozzata.

Una voce, identificata come quella di Goto Yogo, annuncia l'uccisione del contractor connazionale e si rivolge alla sua famiglia e al suo Paese, in quello che viene indicato come un messaggio già ricevuto sia dai parenti che dal governo giapponese.

Le autorità di Tokyo hanno definito "oltraggiosa" e "inaccettabile" la decapitazione e chiesto il rilascio dell'ostaggio che sarebbe ancora in vita, aggiungendo però che stanno ancora verificando l'attendibilità del video.

"Non cederemo al terrorismo", ha commentato il premier Shinzo Abe, che ha denunciato un'"imperdonabile atto di violenza".

La nuova richiesta avanzata dallo Stato islamico

Se l'autenticità del video dovesse essere confermata, a cambiare sarebbe anche la richiesta dei jihadisti. In un primo video avevano chiesto 200 milioni di dollari in 72 ore, in cambio della liberazione dei due. In questo caso, invece, punterebbero invece su uno scambio di prigionieri.

Lo Stato islamico vorrebbe il rilascio di Sajida al-Rishawi, terrorista che non riuscì a farsi esplodere in un triplice attacco suicida ad Amman nel 2005 ed è ora trattenuta dalle autorità giordane.

Sorella di un defunto luogotenente di Zarqawi, la donna doveva farsi saltare in aria al Radisson Hotel, nella capitale giordana, insieme al marito Ali Hussein Ali al-Shamari. Qualcosa andò storto e la cintura esplosiva che indossava non funzionò.

I servizi di Amman le fecero confessare in televisione i suoi propositi.

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