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Ora tra Russia e Turchia è "guerra commerciale"

Le tensioni tra i due stati non si smorzano. E ora coinvolge anche le aziende

Ora tra Russia e Turchia è "guerra commerciale"

La Russia "rivaluterà seriamente" le sue relazioni con la Turchia, dopo l'abbattimento dell'aereo da guerra di Mosca. Lo ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Aggiungendo che "non possiamo lasciare senza reazione quanto accaduto".

Da subito si era escluso un intervento di tipo militare, ma era chiaro che gli accordi e i legami commerciali tra i due stati potessero essere i primi a risentire della situazione di tensione. I primi a prendere una direzione opposta alla Turchia sono le armerie russe. Queste si rifiutano di lavorare con i fornitori turchi. Lo conferma su Facebook il vice premier russo Dmitri Rogozin, che nel governo sovrintende alla difesa e all'industria aerospaziale. Inoltre, ha espresso anche il suo "rispetto" per la posizione dei commercianti. Come esempio, Rogozin cita la lettera con cui la holding Kolchugà, produttrice di armi, dove si fa appello ai colleghi di boicottare i prodotti turchi e a cacciarli dal mercato russo. Ria Novosti, agenzia di informazione russa, afferma che l'azienda abbia già rimosso dai suoi punti vendita le armi prodotte in Turchia.

La "guerra commerciale" della Russia alla Turchia ha inizio con l'incarico all'ente federale dei controlli fitosanitari, Rosselkhoznadzor, di aumentare e rafforzare i controlli sui prodotti agroalimentari provenienti dal territorio turco. Notizia diramata dal ministro dell'agricoltura Aleksandr Tkachev. Una scelta presa dal ministero dopo che hanno costatato una non confermità agli standard russi dei prodotti provenienti dalla Turchia, pari al 15%. Le violazioni dei beni sarebbero dovuti alla presenza di "sostanze proibite e dannose e dosi eccessive di pesticidi e nitrati".

Rospotrebnadzor ha subito condannato come non conformi ai "requisiti normativi" richiesti alcuni prodotti di fabbricazione turca tra cui detersivi, abbigliamento per bambini e monili. L'agenzia Rbc riporta la notizia che i controlli sarebbero stati eseguiti durante tutto il corso dell'anno, quindi, teoricamente, non sono dovuti all'abbatimento del jet russo caduto in Siria. L'authority però ha classificato come ad alto rischio anche prodotti di carne e pesce, pasticceria, ma anche frutta, verdura, noci e prodotti derivati. L'ente federale ha fatto sapere di aver ritirato oltre 800 chili di prodotti incriminati.Come se non bastasse, la Crimea, oramai russa, ha congelato circa 30 progetti di investimento turchi nella penisola sul Mar Nero, per un valore di mezzo miliardo di dollari. Notizia annunciata dal vice premier della Crimea, Ruslan Balbek. Tra i progetti momentaneamente bloccati anche la costruzione di una moschea a Simferopoli.

Nonostante ciò, il ministro degli affari europei di Ankara, Volkan Bozkir, ha affermato che Russia e Turchia "non possono permettersi il lusso di relazioni ostili". Il ministro ha aggiunto di aspettarsi che le attuali relazioni tra i due stati saranno mantenuti. Una mossa che serve per smorzare i toni e la tensione. Tensione che ri riflette anche sulla Chiesa ortodossa russa. Infatti, il metropolita Hilarion, capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha cancellato la sua visita a Istanbul. Una visita organizzata per presentare un libro del patriarca Kirill con il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, e l'ambasciatore della Russia in Turchia. Hilarion rappresenta una sorta di "ministro degli esteri della chiesa ortodossa russa". Due mesi fa, ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione della nuova grande moschea di Mosca, sedendo a poca distanza dal presidente Vladimir Putin e da Recep Erdogan, ospite d'onore insieme al leader palestinese Abu Mazen.

Intanto, gli autotrasportatori turchi che cercano di entrare in Russia cominciano a confrontarsi con "controlli completi" sui camion, adottati nei loro confronti dalle autorità di Mosca, . "La Russia ha chiuso i suoi valichi ai camion turchi", ha affermato Fatih Sener che presiede l’Associazione turca per il trasporto internazionale, secondo il quale "al momento ci sono tra i 100 e i 150 camion turchi lasciati in attesa ai confini russi". Sener ha aggiunto:"Circa 36.000 camion trasportano merci dalla Turchia alla Russia ogni anno. Ora ci confrontiamo con una situazione molto incerta. Non ci sono stati dati avvertimenti o spiegazioni sui camion che sono diretti in Russia attraverso la Georgia, mentre quelli che passano dall’Ucraina vengono sottoposti a controlli completi". Non solo controlli, ma bensì anche misure economiche restrittive. È quanto ha annunciato dal premier Medvedev, aggiungendo che il governo russo entro due giorni presenterà proposte in tal senso e che le misure non avranno una scadenza prefissata. Ha inoltre aggiunto che proporrà l'interruzione dei negoziati con Ankara per il trattamento economico preferenziale.

La politica commerciale russa continua a sferrare attacchi alla Turchia. Un gruppo di 50 imprenditori turchi sarebbero stati arrestati ieri sera dalle autorità russe per "false dichiarazioni sul motivo del loro viaggio nella Federazione". Il gruppo di businessman si trovana a Krasnodar, nella Russia meridionale, per partecipare una fiera internazionale del settore agricolo. Il tribunale incaricato di giudicarli ha stabilito per ciascuno di loro una multa di 4.000 rubli (quasi 60 euro) e ordinato l'arresto per 10 giorni. L'accusa è di essersi dichiarati ufficialmente in viaggio per ragioni di "turismo", mentre in realtà si trovano in Russia per motivi commerciali.

Tutti e 50 saranno detenuti prima di essere espulsi.

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