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Corsa alla rivendicazione. Chi ha colpito il Pakistan?

Prima i talebani, poi il messaggio dell'Isis. Un bluff o il segnale di un'alleanza?

Il luogo dell'attentato all'ospedale di Quetta
Il luogo dell'attentato all'ospedale di Quetta

Settanta morti, stroncati da un attacco suicida in un ospedale a Quetta, nel Pakistan. Tra di essi l'ex presidente dell'Unione avvocati del Balochistan, molti avvocati e due giornalisti, uno dei quali padre di sette figli e con un passato da dipendente anche per Al Jazeera.

È questo il bilancio di un attentato messo in atto ieri e sul quale si sono avventati due gruppi, entrambi attribuendosi la responsabilità per quanto avvenuto. Prima il Tehreek-e-Taliban Pakistan Jamaat-ur-Ahrar, fazione tra le più dure nella galassia dei talebani pakistani. Poi il sedicente Stato islamico.

"Giuriamo di continuare a mettere in atto attacchi simili - ha scritto in un comunicato il Jamaat-ur-Ahrar -. Pubblicheremo un video molto presto". Una prima rivendicazione. Perché poi una seconda è arrivata, nel giro di poche ore, con la firma del Wilayat Khurasan, la fazione afghano/pakistana legata all'Isis.

Una gara a rivendicare l'attentato? Forse. Ma c'è anche una seconda spiegazione possibile. Nonostante il Jamaat-ur-Ahrar non abbia esplicitamente giurato fedeltà al sedicente Stato islamico - comunque presente nell'area - non è molto lontano dalle posizioni del Califfato.

In un articolo pubblicato alcuni mesi fa,

com/articles/pakistan-militant-group-jamaat-ul-ahrar-threatens-fresh-wave-of-violence-1459270788" target="_blank" data-ga4-click-event-target="external" rel="noopener">il Wall Street Journal spiegava che il gruppo pachistano si era fermato a un passo dal sostegno esplicito alloStato islamico, perché dipendente dalla sua base di consenso in Afghanistan, Paese in cui i talebani sono invece lontani dalle posizioni dell'Isis.

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