Mondo

Panama, morto l'ex dittatore Noriega

Noriega fu presidente e dittatore di Panama tra il 1983 e il 1989. Salì al potere grazie al sostegno di Washington, ma poi fu "scaricato" dagli Usa per i suoi legami con i narcotrafficanti e la violazione dei diritti umani

Panama, morto l'ex dittatore Noriega

L'uomo che guidò Panama tra il 1983 e il 1989, Antonio Noriega, si è spento all'età di 83 anni. Lo scorso 7 marzo era stato ricoverato all'ospedale Santo Tomas di Panama in condizioni critiche, ed era stato stato sottoposto a un intervento al cervello.

Nato nel 1934, dopo una borsa di studio di un'accademia militare peruviana, entrò nella Guardia nazionale nel 1967, dove l'anno dopo fu promosso tenente. L'alleanza con il generale Omar Torrijos lo pose sulla via del potere politico, quando il suo mentore nel 1968 prese il controllo del Paese con un colpo di Stato. Promosso tenente colonnello, ricevette il comando dei servizi segreti militari, lavorando anche come informatore della Cia e raccogliendo informazioni sui gruppi e movimenti di sinistra in America Latina. Dopo la morte di Torrijos, il 31 luglio 1981, in un incidente aereo dalle circostanze misteriose, Noriega diventò capo di stato maggiore e rafforzò il suo potere e la sua influenza con la sua promozione a generale nell'agosto 1983, diventando di fatto il capo di governo.

"Faccia d'ananas" (così era soprannominato per le cicatrici lasciategli dal vaiolo) governò Panama per quasi sette anni dal 1983, in un periodo segnato da rivolte, repressioni e feroci esecuzioni degli oppositori. Anche se per alcuni anni continuò ad essere un alleato chiave degli Stati Uniti, si arricchì con il narcotraffico, fino a quando nel 1987 alcuni ufficiali panamensi lo accusarono di corruzione, uccisioni e frodi elettorali, innescando proteste di massa a Panama. A Miami (Florida) fu aperta un'inchiesta nei suoi confronti, gli Usa imposero delle sanzioni economiche e le truppe americane fecero grandi esercitazioni e manovre, che Noriega considerò provocatorie e in violazione del trattato del Canale di Panama. Il 15 dicembre 1989 la stampa statunitense riportò che Noriega aveva dichiarato lo stato di guerra contro il governo di Washington. Gli Stati Uniti avviarono l'operazione "Just Cause", inviando migliaia di soldati a Panama per imprigionare Noriega. Per sfuggire all'arresto si rifugiò nella nunziatura apostolica, la sede diplomatica del Vaticano.

Per vincere la resistenza di Noriega gli americane usarono la guerra psicologica: "spararono" musica rock a volume altissimo per far uscire Noriega dal rifugio. Il Vaticano non la prese bene e protestò duramente con il presidente Bush. A quel punto la musica fu spenta. La protesta, in piazza, di migliaia di panamensi che ne chiedevano il processo per violazione dei diritti umani, indusse Noriega alla resa il 3 gennaio 1990. Trasportato in aereo negli Usa, fu processato a Miami con otto capi d'imputazione, tra cui traffico di droga, estorsione e riciclaggio di denaro sporco, nell'aprile 1992. Durissima la condanna, 40 anni di carcere. La pena fu poi ridotta a 30 anni.

Poco prima della scarcerazione, a fine agosto 2007, un giudice Usa gli concesse il via libera all'estradizione in Francia, dove Noriega doveva scontare un'altra condanna per riciclaggio di denaro ricavato dai traffici di droga. Il rientro a Panama fu possibile solo l'11 dicembre 2011.

Il presidente di Panama, Juan Carlos Varela, ha commentato la notizia con un tweet: "Con la morte di Noriega si chiude un capitolo della nostra storia.

I suoi figli e la sua famiglia ora meritano un funerale in pace".

Commenti