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Il Papa abbraccia l'imam del Cairo: "Leader dell'islam smascherino i violenti"

Lo storico viaggio in Egitto dopo la rottura con papa Benedetto XVI. Bergoglio incontra A-Tayyeb: "Un viaggio di unità e fratellanza'

Il Papa abbraccia l'imam del Cairo: "Leader dell'islam smascherino i violenti"

L'abbraccio al grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, per sciogliere definitivamente il gelo con il più autorevole centro teologico dell'Islam sunnita. Quello iniziato oggi in Egitto è un viaggio storico viaggio."Al Cairo - ha scandito papa Francesco - vengo come pellegrino di pace, per incontrare la comunità cattolica e i credenti di diverse fedi". L'invito è arrivato dal presidente della Repubblica di Egitto, dal patriarca copto, papa Twadros, dal patriarca dei copti cattolici e dallo stessi grande imam di Al-Azhar."È un viaggio di unità e di fratellanza - ha messo in chiaro Bergoglio (video) - meno di due giorni ma molto intensi".

Un viaggio "per i credenti di diverse fedi"

Questa mattina, lasciando il Vaticano, papa Francesco ha incontrato per un breve saluto nove immigrati egiziani, accompagnati dall'elemosiniere Konrad Krajevskj (guarda la gallery). Al suo arrivo al Cairo, invece, ad attenderlo c'era una delegazione di oltre cento deputati musulmani e cristiani. E la deputata egiziana cristiana Evelin Matta ci ha tenuto a esprimere riconoscenza al Santo Padre per "aver confermato la sua visita, laddove molti prevedevano che l'avrebbe cancellata a causa della situazione di sicurezza e degli ultimi attentati alle chiese di Alessandria e Tanta" il 9 aprile scorso. Lo stesso Pontefice, una volta atterrato, ha rimarcato di essere arrivato al Cairo "per incontrare la comunità cattolica e i credenti di diverse fedi". E la città gli ha risposto con entusiasmo. Attraversando il centro su una Fiat Tipo, dal finestrino Bergoglio ha potuto leggere i cartelloni "Welcome Pope Francis".

La rottura con Benedetto XVI

Il 23 maggio scorso papa Francesco aveva ricevuto il grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, in udienza, accogliendolo con una frase emblematica: "Il messaggio è l'incontro". Il rapporto tra il centro egiziano e la Santa Sede si era rotto nel 2011, dopo alcuni interventi pubblici di papa Benedetto XVI che avevano infastidito sia il governo egiziano sia i vertici di Al-Azhar. Il primo nel 2006, in occasione di una lectio magistralis all'Università di Ratisbona, quando Ratzinger aveva accusato Maometto di aver introdotto solo "cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede". Il 10 gennaio 2011, pochi giorni dopo una attentato ai copti di Alessandria, al tradizionale discorso al Corpo diplomatico della Santa Sede, Benedetto XVI aveva chiesto ai "governi della regione" di adottare, "malgrado le difficoltà e le minacce", "misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose". Al-Azhar e le autorità politiche del Paese vi avevano letto un appello all'Occidente a intervenire in Egitto per difendere i cristiani. In quell'occasione il Cairo aveva richiamato l'ambasciatrice, Aly Hamada Mekhemar (rientrata poi alla fine del mese di febbraio), e aveva acusato la Santa Sede di "ingerenza inaccettabile".

Il legame con papa Francesco

A maggio il Vaticano e il grande imam si sono impegnati insieme per il "rifiuto della violenza e del terrorismo", ma anche per garantire la protezione dei cristiani in Medio Oriente. I due leader spirituali avevano rimarcato l'importanza del dialogo fra la Chiesa cattolica e l'islam. E il viaggio di Francesco è su questa linea: carico di significati interreligiosi ed ecumenici, ma anche di vicinanza alla comunità cattolica. "Si assiste con sconcerto - ha denunciato - al fatto che, mentre da una parte ci si allontana dalla realtà dei popoli, in nome di obiettivi che non guardano in faccia a nessuno, dall'altra, per reazione, insorgono populismi demagogici, che certo non aiutano a consolidare la pace e la stabilità". Quindi Bergoglio ha spiegato che "nessun incitamento violento garantirà la pace, ed ogni azione unilaterale che non avvii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza". "Oggi - ha, infine, scandito - c'è bisogno costruttori di pace, non di provocatori di conflitti; di pompieri e non di incendiari; di predicatori di riconciliazione e non di banditori di distruzione".

L'appello ai "leader dell'islam"

Un forte e prolungato abbraccio tra papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar ha segnato il termine del discorso della massima autorità musulmana sunnita alla Conferenza internazionale sulla Pace aperta al Cairo, prima tappa fondamentale del viaggio apostolico in Egitto. Un abbraccio che è stato anche sottolineato dagli applausi convinti di tutti i partecipanti, che si sono alzati in piedi in senso di condivisione, prima che papa Francesco prendesse la parola per intervenire. "In quanto responsabili religiosi - ha esortato il Santo Padre - siamo chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità, facendo leva sull'assolutizzazione degli egoismi anzichè sull'autentica apertura all'Assoluto". E ha, poi, scandito: "La violenza è la negazione di ogni autentica religiosità. Dio, amante della vita, non cessa - ha continuato - di amare l'uomo e per questo lo esorta a contrastare la via della violenza, quale presupposto fondamentale di ogni alleanza sulla terra". Secondo Bergoglioo, "ad attuare questo imperativo sono chiamate, anzitutto e oggi in particolare, le religioni perché, mentre ci troviamo nell'urgente bisogno dell'Assoluto, è imprescindibile escludere qualsiasi assolutizzazione che giustifichi forme di violenza".

Il dialogo tra leader religiosi

"Siamo tenuti a denunciare - ha detto il Papa ai leader religiosi islamici e di altre fedi riuniti in un hotel vicino a Al-Azhar - le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio: il suo nome è Santo, Egli è Dio di pace, Dio salam". "Perciò - ha spiegato citando il Corano attraverso le parole diGiovanni Paolo II - solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome. Insieme, da questa terra d'incontro tra Cielo e terra, di alleanze tra le genti e tra i credenti, ripetiamo un 'no' forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio". "Insieme - ha esortato Francesco - affermiamo l'incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica. La fede che non nasce da un cuore sincero e da un amore autentico verso Dio Misericordioso è una forma di adesione convenzionale o sociale che non libera l'uomo ma lo schiaccia". "Diciamo insieme - ha esortato infine rivolto ai leader islamici e di altre fedi - più si cresce nella fede in Dio più si cresce nell'amore al prossimo". "Ma la religione - ha poi concluso - non è certo solo chiamata a smascherare il male; ha in sè la vocazione a promuovere la pace, oggi come probabilmente mai prima.

Senza cedere a sincretismi concilianti, il nostro compito è quello di pregare gli uni per gli altri domandando a Dio il dono della pace, incontrarci, dialogare e promuovere la concordia in spirito di collaborazione e amicizia".

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