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Grecia, il Partenone chiuso per sciopero. "Non è in vendita"

Giovedì 11 ottobre gli addetti che regolano l'accesso al Partenone lo hanno chiuso al pubblico per protestare contro la sua possibile vendita a privati. Il governo ha smentito, ma intanto in un giorno si sono persi circa 500 mila euro di incassi

Grecia, il Partenone chiuso per sciopero. "Non è in vendita"

"Il Partenone è chiuso per sciopero". Questo l'incredibile cartello che, giovedì scorso, si sono trovati davanti i turisti saliti sull'Acropoli di Atene per visitare uno dei complessi storico-architettonici più importanti del mondo. Colpa del governo greco, accusati dai dipendenti del celebre polo culturale di avviarne la vendita a soggetti privati. L'esecutivo guidato dal premier Alexis Tsipras ha smentito, ma intanto la giornata di astensione dal lavoro ha prodotto mancati incassi per 500 mila euro.

Quanti appassionati di cultura e storia greca hanno visitato Atene al solo scopo di vedere con i propri occhi il Partenone? La visita al tempio intitolato ad Atena, dea della sapienza e della guerra, è un must a cui nessuno ha mai rinunciato. Tranne gli incauti turisti che sono saliti sulla rocca l'11 ottobre e che si sono visti sbarrare la strada da uno sciopero indetto dal Ministero della Cultura. Il motivo? La notizia - circolata nei giorni precedenti - che il Partenone e altri famosissimi siti archeologici greci (come il palazzo di Cnosso di Creta e la Torre Bianca di Salonicco) fossero stati inclusi in una lista di beni destinati alla vendita. Il tutto, come scrive Il Post, nel quadro di privatizzazioni concordato in passato dal governo Tsipras con l'Unione Europea in cambio degli aiuti ricevuti dalla comunità internazionale attraverso il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria istituito nel 2012.

In realtà, fuori dai tornelli dell'Acropoli non c'era scritto "Partenone chiuso per sciopero", bensì "Non in vendita". Inoltre, al posto dei biglietti, gli sfortunati visitatori hanno ricevuto un volantino che spiegava le ragioni della protesta e che accusava il governo di aver ipotecato i musei e i monumenti per pagare i debiti della Grecia.

Ogni anno, più di 30 milioni di persone visitano la Grecia e gli ingressi ai siti archeologici e ai musei rappresentano una delle principali entrate per lo Stato: e infatti, secondo le stime del ministero della Cultura, lo sciopero di giovedì ha fatto perdere qualcosa come 500 mila euro di incassi.

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