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Paura per Obama, la scorta è tutta buchi

Secret service nella bufera: si dimette la direttrice nominata dopo lo scandalo prostitute

Obama e Biden con la ormai ex direttrice Julia Pierson
Obama e Biden con la ormai ex direttrice Julia Pierson

Nell'epica hollywoodiana, i seri agenti in completo e occhiali scuri, sempre connessi a un auricolare, prendono pallottole al posto del presidente o atterrano con mosse da rugbisti gli assalitori. Il loro compito, quello del Secret Service americano, è proteggere i presidenti degli Stati Uniti, presenti e passati, e le loro famiglie. In queste ore, sulle pagine dei quotidiani americani e nei corridoi della politica di Washington, si è passati dagli eroi da film a vaste polemiche sull'operato dell'agenzia, a causa di una serie di recenti «buchi» nella sicurezza del presidente, dettagliati da impietose inchieste giornalistiche.

Il tono degli editoriali ieri mattina era quasi di sdegno: «Il collasso del Secret Service», ha scritto il New York Times ; «La debacle del Secret Service», ha titolato il Washington Post . Tutto è iniziato il 19 settembre, quando un tal Omar Gonzales, imitando un gesto già compiuto da altri, ha scavalcato l'inferriata della Casa Bianca. Invece d'essere fermato però dopo i primi passi sul prato di quella che dovrebbe essere la proprietà più protetta al mondo è riuscito a entrare nell'edificio e ad avventurarsi nella East Room, una sala per cerimonie, senza che suonassero allarmi o che l'apposito cane da guardia fosse sguinzagliato.

In tempi di lotta al terrorismo, nel bel mezzo di un'operazione americana contro gli estremisti islamici in Irak e Siria, la notizia dell'irruzione ha fatto subito il giro del mondo. Non completa di dettagli. Carol D. Leonnig del Washington Post ha raccontato infatti come il Secret Service abbia parlato di un uomo disarmato arrivato fino all'ingresso della Casa Bianca, ma come in realtà Gonzales si sia spinto ben oltre e fosse armato di coltello. «Con tutte queste rivelazioni, potremmo presto apprendere che l'intruso si è fermato nell'ufficio Ovale e ha firmato un paio di ordini esecutivi mentre parlava con Vladimir Putin sulla linea rossa», ha scritto con sarcasmo Dana Milbank, sempre Washington Post , ieri.

Il giornale non si è fermato ai fatti di settembre: ha rivelato un altro «buco». Nel 2011, mentre Barack Obama e la moglie erano in viaggio, la figlia Sasha a casa, un'automobile si è fermata di sera davanti alla Casa Bianca. Il conducente ha fatto fuoco contro l'edificio con un fucile automatico. Il Secret Service ha reagito, ma non è stato dato l'ordine di fare fuoco. Il vertice di comando ha spiegato che non si era trattato di spari, ma del ritorno di fiamma di un veicolo in un vicino cantiere edile. Soltanto dopo quattro giorni, una donna delle pulizie si è accorta dei fori di proiettile su un muro del secondo piano.

Julia Pierson, prima donna a capo del Secret Service, dopo soli 18 mesi al comando si è trovata martedì a Capitol Hill, davanti ad arrabbiati deputati. La sua poco empatica testimonianza - ha parlato di «incidente operativo» «aberrante» - non ha convinto né la Camera né i giornali. Alla fine, ha rassegnato le dimissioni, «nel miglior interesse del Secret Service» come ha dichiarato in una intervista televisiva.

Nelle stesse ore, il Washington Examiner ha rivelato un altro pasticcio del suo Secret Service: due giorni prima del «salto» dell'inferriata, in una visita del presidente al Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, un agente privato di sicurezza impiegato dell'edificio è salito armato di pistola sull'ascensore con Obama, in totale infrazione del protocollo del Secret Service. Si è poi scoperto che in passato era stato condannato tre volte per violenza e percosse.

La Pierson era stata nominata ai vertici del Secret Service con l'intento di ripulire il buon nome dell'agenzia in seguito allo scandalo del 2012 in Colombia - agenti alla vigilia di un viaggio del presidente erano stati sorpresi con prostitute.

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