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Pioggia di polemiche per lo spot gay che fa il verso allo Stato islamico

Un party gay a Tel-Aviv viene pubblicizzato con una serie di immagini parodia delle decapitazioni

Pioggia di polemiche per lo spot gay che fa il verso allo Stato islamico

Un uomo vestito con una tuta arancione inginocchiato nella vastità del deserto bruciato dal sole. Dietro di lui un secondo uomo, completamente intabarrato nel nero colore della jihad, una mano sulla spalla del prigioniero a ribadirne la sottomissione. Gli ultimi istanti di vita di un condannato a morte con la sola accusa di non seguire una versione distorta dell'Islam. Una liturgia che tutti conosciamo grazie alla martellante propaganda dello Stato islamico.

Devono averlo pensato anche i creativi di Dreck, società che promuove e organizza eventi gay in Israele. Per l'ultima festa in una discoteca di Tel-Aviv hanno deciso di realizzare una serie di fotografie che ricalca le tristi immagini che hanno fatto il giro del mondo. Una riproduzione fedele con tanto di bandiera nera in alto a sinistra e scritte che scorrono nella porzione inferiore. A spiegare la "composizione", una didascalia in ebraico che recita "poiché il nuovo Stato Islamico guadagna adesioni in Medio Oriente, noi di Dreck abbiamo deciso di cedere alla sharia e sostenere il testardo Da'esh".

Abbastanza prevedibile il putiferio che ha scatenato la campagna. Gli ideatori hanno fatto sparire l'immagine più controversa da Facebook, facendo circolare una più moderata, affidando poi a Amiri Kalman, co -fondatore di Dreck il tentativo di giustificarsi con l'opinione pubblica internazionale: "Rifiutiamo la violenza in qualsiasi forma, inclusi i video destinati a spaventare il mondo. Perciò ci rifiutiamo di partecipare alla diffusione della paura. Questa è satira, è il nostro modo di mostrare il nostro disprezzo per loro e i loro video".

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