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Pistole nelle università? Polemiche negli Usa

La lobby delle armi vuole cancellare i divieti di portare armi nei campus. Il motivo? Prevenire le violenze sessuali

Pistole nelle università? Polemiche negli Usa

Negli Stati Uniti c'è una foto che simboleggia il preoccupante aumento degli stupri nei campus universitari. Lo scatto ritrae una ragazza, Emma Sulkowich, che porta con sé un materasso a simboleggiare il "luogo dello stupro". La ragazza subì violenza alla Columbia university. Il colpevole non fu sospeso. A fine gennaio la ragazza è stata invitata a Washington ad assistere al discorso sullo stato dell'Unione, a simboleggiare l'attenzione che l'amministrazione Obama vuole dare al problema. Che non è solo relativo alle violenze sessuali ma anche alle tante omertà da parte delle istituzioni accademiche. Le associazioni femminili sono agguerrite, con il forte sostegno della senatrice di New York, Kirsten Gillibrand. Ora, come riporta Repubblica, scende in campo anche la National Rifle Association (Nra), potente lobby dei produttori e possessori di armi da fuoco. La sua battaglia è questa: far cadere il divieto di portare armi all'interno dei campus (da sempre vietate), per aumentare il livello di sicurezza di chi si sente in pericolo. Già si era parlato di questa eventualità - con la sola variante che anziché nei campus si parlava delle scuole - dopo la tragedia di Virginia Tech (16 aprile 2007, 32 morti), quando la Nra lanciò l'idea di armare gli insegnanti (e qualcuno azzardava anche gli studenti). Subito era divampata la polemica tra favorevoli e contrari. Ora la polemica si ripropone. 

La Nra sa di poter contare sul sostegno del Partito repubblicano, che ora è maggioranza sia alla camera che al Senato, quindi prova ad alzare l'asticella. E puntare su un tema "caldo", quale la violenza sulle ragazze, potrebbe far saltare il tappo dei divieti nei campus. Già in 10 Stati è iniziato l'iter legislativo per permettere le armi nelle università. Vedremo come andrà a finire e se altri Stati si aggiungeranno. 

Un'altra battaglia che la potente lobby delle armi sta combattendo è questa: far riconoscere il "porto d'armi" a livello federale. Questo limiterebbe fortemente il potere dei singoli Stati ma, ovviamente, permetterebbe a chi compra un'arma in uno Stato di portarla dove vuole negli States. Il porto d'armi, quindi, diverrebbe esattamente come la patente di guida. 

Chi si oppone alle armi nelle università usa queste argomentazioni: di solito chi fa violenza su una ragazza è un amico, e gli episodi si verificano dopo serate in cui si fa uso di droghe o alcool. IN casi come questi, dunque, avere una pistola nello zainetto potrebbe essere inutile, se non addirittura pericoloso (magari finisce con l'usarla lo stupratore stesso). La battaglia va avanti, ma non si combatte solo sul piano politico.

Anche su quello culturale. 

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