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L'analisi della stampa araba: "Putin in Siria indebolisce la linea morbida Usa"

L'articolo è stato pubblicato oggi sul quotidiano panarabo di proprietà saudita "al Sharq al Awsat"

L'analisi della stampa araba: "Putin in Siria indebolisce la linea morbida Usa"

Con la Russia di Vladimir Putin "sembra inutile continuare a seguire la strategia soft degli Usa, poiché è ormai evidente che il presidente russo andrà avanti fino ad ottenere ciò che vuole, ovvero cercare di ripristinare il ruolo dell'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda".

Per l'analista Saleh al Qalab "l'esperienza degli alleati arabi ed occidentali e degli Stati Uniti guidati dal Partito democratico dimostra che il presidente Barack Obama e il suo ministro degli Esteri, non sanno fare altro che agitare i pugni e lanciare gli ultimatum.". Al Qalab sostiene che l'intervento russo "non può essere altro che l'esecuzione di un piano per uno spostamento di massa degli arabi sunniti dalla Siria, al fine di pregiudicare la composizione geopolitica del paese, e facilitare il dominio settario degli iraniani e i loro alleati".

La visita di Assad a Mosca avvenuta lo scorso 20 ottobre ha rappresentato un segnale delle reali intenzioni di Mosca di sostenere il leader siriano. Secondo quanto riferito dai principali quotidiani russi, Putin ha sottolineato durante l'incontro che Mosca ha deciso di intervenire in Siria "conformemente alla richiesta di Damasco" e sta "fornendo assistenza efficace al popolo siriano nella lotta contro il terrorismo internazionale".

In questo momento la Federazione russa è molto preoccupata per la partecipazione di persone provenienti dagli Stati dell'ex Unione Sovietica nella lotta contro le forze governative siriane. "Questo ci riguarda, perché purtroppo sul territorio siriano ci sono almeno 4mila persone provenienti dalle ex repubbliche sovietiche che hanno imbracciato le armi contro le forze di governo", ha detto il leader russo, che poi ha continuato: "i tentativi del terrorismo internazionale di assoggettare significative porzioni di territorio in Medio Oriente e di destabilizzare la situazione nella regione suscitano preoccupazione in molti paesi del mondo".

Secondo l'agenzia russa Tass, il capo di Stato ha sottolineato che le autorità di Mosca non possono permettere che i jihadisti ritornino nel paese di origine dopo aver accumulato esperienza in combattimento e aver ricevuto un indottrinamento ideologico.

Putin ha sottolineato che "certamente il popolo siriano deve avere l'ultima parola" e che la Siria è un paese amico della Russia "Siamo pronti a dare il nostro contributo non solo nella lotta contro il terrorismo, ma anche nel processo politico, naturalmente in stretto contatto con le altre potenze mondiali e con i paesi della regione che sono interessate a una soluzione pacifica del conflitto".

Il viaggio di Assad a Mosca è giunto in un momento cruciale per il futuro delle operazioni militari in Siria. Da giorni infatti l'esercito siriano affiancato dai guerriglieri di Hezbollah e diversi militari iraniani ha iniziato una pesante offensiva nell'area di Aleppo, nel nord del paese, dove il governo controlla solo un terzo della città. Grazie all'appoggio aereo di Mosca i militari siriani e le milizie sciite alleate hanno conquistato diversi villaggi e postazioni strategiche nei giorni, portandosi a soli 25 chilometri a sud dell'area urbana in gran parte controllata da formazioni ribelli sunnite, come il Fronte al Nusra, e Stato islamico. Secondo dati delle Nazioni Unite l'offensiva su Aleppo, considerata strategica per il rafforzamento del regime di Assad, ha costretto almeno 35 mila persone ad abbandonare le loro abitazioni situate nell'area sud-ovest della città.

La visita di Assad in Russia giunge anche dopo la firma di un protocollo d'intesa fra Mosca e Washington per evitare incidenti nei cieli siriani. Il memorandum, firmato ieri, contiene una serie di regole e restrizioni volte ad evitare interferenze fra caccia statunitensi e russi durante le operazioni aeree in Siria.

Secondo gli analisti, la mossa potrebbe rappresentare un primo passo per un maggiore coordinamento fra la Russia e la coalizione internazionale contro lo Stato islamico, che opera ormai da circa un anno in territorio siriano, ma senza avere contatti con il governo di Damasco, punto profondamente contestato dal Cremlino. Nei giorni scorsi il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha annunciato possibili negoziati multilaterali fra Stati Uniti, Russia e partner mediorientali per affrontare la crisi in Siria e che potrebbero già essere organizzati questa settimana nel quadro della visita di Kerry in Europa, iniziata lo scorso 21 ottobre e che durerà fino al 25 ottobre. L'incontro dovrebbe avvenire domani a Mosca.

Intanto, nonostante la grande enfasi data al viaggio di Bashar al-Assad a Mosca, martedì scorso, il senso della visita potrebbe essere riassunto in una frase pronunciata nel 2012 dal presidente russo Valdimir Putin: "Non siamo così preoccupati del destino di Assad".

È quanto sostiene il New York Times, che cita analisti e funzionari che descrivono come estremamente fredda l'atmosfera in cui il capo del Cremlino ha accolto il leader siriano. Un'atmosfera che rispecchia i rapporti che ci sono sempre stati tra i due leader, che non a caso si erano incontrati solo un'altra volta, nel 2005.

Distanza e diffidenza contraddistinguono le relazioni tra Putin e Assad, con il primo irritato dalla resistenza del secondo su temi come l'avvio di colloqui di pace a Mosca e la scarcerazione di esponenti dell'opposizione che potrebbero partecipare ai colloqui.

Per Putin, "Assad non è una vacca sacra", ha spiegato Dmitri Trenin, direttore del Carnegie Center di Mosca. L'unico interesse del presidente russo, a suo giudizio, è "salvare lo Stato siriano, evitare che si smembri come è successo in Libia o in Yemen".

Per quanto riguarda Assad, Putin si è spesso mostrato pronto ad accettare una sua uscita di scena, nonostante il recente appoggio militare diretto al suo regime. I due leader concordano su alcune questioni, come la necessità di ottenere successi militari contro jihadisti e ribelli prima di avviare un dialogo politico, ma resta da vedere quanto Assad sia pronto ad accettare le condizioni di Putin, che non escludono una sua uscita di scena, sebbene non immediata.

"L'influenza di Putin su Assad - ha detto un diplomatico in Siria - è pari a quella di Obama su Netanyahu".

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