Brexit

Quanta arroganza da Juncker&Co.

T ecnocrati e politici europei, tipo il lussemburghese Jean Claude Juncker o il tedesco Martin Schulz erano convinti di impaurirli, gli inglesi

Quanta arroganza da Juncker&Co.

T ecnocrati e politici europei, tipo il lussemburghese Jean Claude Juncker o il tedesco Martin Schulz erano convinti di impaurirli, gli inglesi: «Resterete soli, non vi faremo più rientrare! Cosa pretendete di fare?». Gran brutta cosa l’ignoranza, soprattutto quando si ha nelle proprie mani il destino di interi popoli. Gli inglesi infatti quando si sentono isolati cominciano a divertirsi. Si sentono a casa loro: non per nulla sono un’isola. Le scomodità dell’isolamento aguzzano il loro ingegno e ne moltiplicano il coraggio. È così fin da quando correvano i mari per scoprire il mondo, cacciar balene, fare i pirati, o trovare popoli con cui commerciare. I nostri dirigenti però, che hanno come mito la banca e come massimo strumento conoscitivo un po’ di ragioneria&diritto, poco sanno dei saggi di Carl Schmitt e altri sull’Inghilterra come prototipo delle «talassocrazie»: le potenze di mare. Ignorano quindi che acqua e terra sono gli elementi fondamentali di cui è impastata, tra l’altro, la personalità umana, il carattere del popolo, e il suo modo di reagire agli eventi. Per le potenze del mare (di cui la Gran Bretagna è il riconosciuto campione), la terraferma non è affatto la «madre terra», è solo il confine del proprio spazio esistenziale, che è il mare e l’isola dove sono accampati. L’idea di venire chiusi in un continente è l’unica a dare loro davvero il mal di mare, e a renderli nervosi. Figuriamoci che effetto fa il trattarli come reprobi condannati all’emarginazione perché rivendicano più libertà! È un vero peccato che i dirigenti europei (come è ormai chiaro a tutti) leggano pochissimo, tranne forse qualche bigino di business and finance, e comunque mai Shakespeare. Senza il quale però l’Inghilterra diventa del tutto incomprensibile. Enrico V, per esempio, è un tipico eroe inglese, un misto tra un cavaliere medioevale, Winston Churchill e Boris Johnson. Nella guerra dei cent’anni con la Francia finisce col combattere ad Azincourt con un esercito continentale grande il doppio del suo: 30mila contro 15mila inglesi. Rifiuta sprezzantemente l’ambasciata del re francese, che gli offre di riscattare la propria vita, vista la sicura sconfitta. E naturalmente vince. Interessante, anche oggi, che l’esercito continentale fosse fatto in gran parte di mercenari di Paesi diversi: i «funzionari» dell’epoca. E che quello inglese (con molti membri della famiglia reale) fosse stato galvanizzato dal re (così racconta Shakespeare) prima della battaglia, col discorso dei «noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli» dopo il quale arriva la vittoria (l’ho pubblicato qui: https://www.facebook.com/claudio.rise). Gli inglesi (ma forse non solo loro) non sono «di terra», tedeschi, non amano obbedire, amano la libertà. E se qualcuno dalla terra, gli dà ordini, o propone soldi in cambio di libertà, come hanno fatto a breve distanza prima Obama, e poi Juncker e i vari notabili europei, si ricordano di Churchill col suo discorso in cui annuncia agli inglesi la guerra a Hitler, da vincersi con lacrime e sangue. È stata l’arroganza dei piccoli Grandi che ingiungevano all’Inghilterra di restare, a convincere gli inglesi che dovevano andarsene.

Subito.

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