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Raid aereo dell'Egitto contro le postazioni dell'Isis in Libia

All'indomani della decapitazione di 21 copti, l'Egitto bombarda obiettivi dell'Isis in Libia. Ritorsioni dei jihadisti. Sostieni il reportage

Raid aereo dell'Egitto contro le postazioni dell'Isis in Libia

L'Egitto risponde con fermezza alla barbara decapitazione di 21 cristiani copti. All'alba di oggi i caccia hanno colpito campi di addestramento e magazzini di armi dello Stato islamico in Libia e sono tornati indenni alle basi. "Facciamo sapere ai vicini e ai lontani - tuona l'esercito del Cairo - che gli egiziani hanno uno scudo che li protegge".

Anche i caccia dell'aviazione libica, fedele al generale Khalifa Haftar, hanno bombardato obiettivi dell'Isis nelle zone di Sirte e Ben Jawad. L’aviazione di Tripoli si è coordinata all’alba con l'esercito egiziano che ha sferrato otto raid contro obiettivi del gruppo jihadista a Derna. Fajr Libya, la coalizione di milizie al potere a Tripoli, ha poi chiesto agli egiziani di lasciare la Libia per evitare ritorsioni. Ritorsioni che sono puntualmente arrivate in giornata. Come riferisce Libya Herald, "almeno 35 cittadini egiziani" sono stati rapiti "in zone controllate dall’Isis e da Anbsar al Sharia". I sequestrati sarebbero in gran parte lavoratori del settore agricolo .

Il presidente Abdel Fattah al Sisi ha incaricato il ministro degli Esteri, Sameh Shukri, di andare "immediatamente" a New York per le riunioni necessarie all’Onu e nel Consiglio di Sicurezza e chiedere una reazione internazionale. Shukri porrà la comunità internazionale di fronte alle "sue responsabilità" perché prendano "le misure adeguate" per far rispettare la carta delle Nazioni Unite tenendo conto che tutto quello che sta succedendo in Libia "è una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale". La Casa Bianca ha già sottolineato "l'urgente necessità per una soluzione politica al conflitto in Libia".

Nel frattempo i pozzi petroliferi nell’est della Siria controllati dallo Stato islamico sono stati presi di mira dai raid aerei condotti da caccia degli Emirati Arabi Uniti.

Gli Emirati avevano interrotto la partecipazione ai raid a dicembre, dopo la cattura del pilota giordano poi ucciso dall’Isis.

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