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Rihanna e la sfilata sexy con le musiche "vietate". "Fatwa" islamica e scuse

Censurata la serata di moda con la colonna sonora che usava versi di hadith di Maometto

Rihanna e la sfilata sexy con le musiche "vietate". "Fatwa" islamica e scuse

Doveva essere un momento di puro entertainement nel bel mezzo di una pandemia mondiale. Musicisti internazionali, luci e lustrini. Coreografie e seguito da star. Invece quello andato in onda su Amazon prime video il 2 ottobre è stato dapprima un trionfo, per la cantante Rihanna; prestata con successo alla moda e al servizio di una nobile causa come l'inclusione («Pensiamo a quelle donne che non si sono mai sentite sexy nel modo in cui vuole la società», le sue parole). Ben presto, però, la sfilata Savage X Fenty della sua nuova collezione di lingerie gli è costata un'imputazione social per blasfemia nei confronti dell'islam.
Sotto accusa, la musica. E la sua creatice Coucou Chloé. Tra le colonne sonore trasmesse per accompagnare un sex appeal sfrontato e volti noti in passerella (tra le altre, la diva del body-positive Lizzo e l'icona del grande schermo Demi Moore), c'era infatti un remix in cui la dj francese, collaboratrice di Rihanna, ha piazzato alcuni hadith di Maometto: i racconti orali del Profeta considerati uno dei riferimenti nella tradizione musulmana. Proposti in versione accelerata su una base dance, i «versi» hanno scatenato la reazione.
Ben oltre l'invito al boicottaggio della linea di intimo, è scattato l'ennesimo tentativo di cancel culture; perfino nuove forme di «fatwa» da parte di influencer musulmani su Instagram. Pochi giorni, il tempo di organizzare una pesante campagna social (dove tuttora spopola l'hashtag #Rihannaiscancelled o #Rihannaisoverparty), e la cantante-stilista si ritrova bersaglio di minacce web e tv.
A nulla sono valse le scuse quasi immediate: «Vorrei ringraziare la comunità musulmana per aver segnalato un errore enorme che è stato involontariamente offensivo durante la sfilata», ha scritto Rihanna. «Vorrei scusarmi, comprendiamo di aver danneggiato un gran numero di nostri fratelli e sorelle musulmani, faremo di tutto per garantire che non accada mai più. Grazie per il vostro perdono e comprensione». Pure la sua dj si è affrettata a fare ammenda sui social, assicurando di non saperne nulla dell'uso di questi hadith: «Mi scuso per l'offesa causata dai versi presenti nella mia canzone Doom, creata utilizzando campioni di Baile Funk trovati online, non sapevo che stessero usando il testo di un hadith islamico», ha spiegato Coucou Chloé. «Siamo in procinto di rimuovere la canzone da tutte le piattaforme di streaming», ha aggiunto la dj, prima di cancellare anche il suo profilo su Facebook, e di fatto scomparendo dalla circolazione su Instagram.
Ironia della sorte, lo stesso «pezzo» musicale era stato utilizzato in un precedente spettacolo di Rihanna del 2017 senza provocare polemiche, nota il settimanale francese Charlie Hebdo, sceso in campo per denunciare l'ennesimo tentativo di censura. Oltralpe, sul caso Rihanna, è intervenuta l'influencer Meriem Debbagh: «Vorrei ucciderla», ha detto in tv.
La donna, presentata come «fenomeno del momento in Tunisia», ha 2 milioni di follower su Instagram. Inevitabile l'accusa di fomentare odio musulmano verso l'icona pop: «Incoraggia il terrorismo», denuncia Emna Charki, blogger già condannata in Tunisia (rea d'aver diffuso una sura del Corano per incoraggiare a lavarsi le mani contro il coronavirus). Sulle colonne di Charlie, definisce «ipocrita» l'influencer che vuol uccidere Rihanna, sottolineando il paradosso di postare foto succinte su Instagram: sarebbe «haram», vietato. Ma ormai difendere l'islam è diventato un business come un altro. Soltanto più pericoloso, se si lanciano «fatwa» in diretta tv o sui social.
Poco conta che Rihanna sia ricca, famosa e nera: è finita in un precipizio mediatico con poche uscite di sicurezza. Ha offeso i musulmani a sua insaputa, ha chiesto scusa senza che i fan abbiano compreso perché sarebbe blasfemo usare gli hadith di Maometto in un remix. E al posto di Khomeini che condannò a morte Salman Rushdie per i Versetti satanici, si ritrova minacciata dagli ayatollah di Instagram.


Odio riversato su una passerella.

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