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Ritorna in video il bulldozer dell'Isis

Nel Califfato è una sorta di celebrità, una sorta di testimonial del movimento jihadista. Usa e Russia lo vogliono morto

Ritorna in video il bulldozer dell'Isis

Il Bulldozer dell’Isis, lo spietato carnefice su cui pende una sentenza di morte dei reparti speciali russi ed occidentali, è ritornato in video. In un filmato diramato dal ramo mediatico dello Stato islamico, l’obeso terrorista è immortalato in quella che sembrerebbe essere una zona remota nel deserto dello Yemen, mentre trucida alcuni soldati yemeniti. Il video è di buona fattura e si nota una particolare cura dei dettagli: otto terroristi in posa con al centro il Bulldozer, varie riprese comprese quelle effettuate probabilmente da un drone. L’intero girato è in alta risoluzione. Oltre alla solita retorica jihadista, nel filmato sono presenti alcune riprese dai luoghi bombardati dalla Coalizione a guida Usa e dalla Russia in Siria. Nel video non censurato, immortalate diverse “procedure” per compiere le esecuzioni. Secondo lo Stato islamico, il video dovrebbe essere stato realizzato nello Yemen, dove il gruppo terrorista cerca di espandersi. La presenza del bulldozer in un nuovo video di propaganda realizzato al di fuori dei confini siriani ed iracheni del califfato, conferma il suo ruolo all’interno dell’organizzazione. Come abbia raggiunto lo Stato posto all'estremità meridionale della Penisola araba, è ancora poco chiaro.

Le informazioni sul bulldozer sono sempre state molto scarse: sovrappeso, spietato, carnefice sanguinario specializzato nel torturare i bambini. Forse di origine curda. Il bulldozer ha decapitato uomini e reciso arti di numerosi bambini: questa la punizione per chi non si consacra allo Stato islamico. La priorità per l’eliminazione di questo bersaglio è altissima. Occidentali e russi, infatti, temono che questa nuova figura possa superare per popolarità anche il Boia, l’inglese Mohammed Emwazi, jihadista borghese di 27 anni, eliminato il 12 novembre scorso, nei pressi del tribunale islamico della città di Raqqa.

Jihadi John, era stato ribattezzato dalla SAS inglese come Dead Man Walking (Morto che cammina). La prima foto del bulldozer, soprannominato il maiale dai reparti speciali occidentali, è stata scattata con un cellulare e risale allo scorso ottobre quando recise con una mannaia, durante un'esecuzione pubblica, la mano ed un piede di un ragazzo di 14 anni che si era rifiutato di entrare a fare parte del califfato. Il quattordicenne era stato catturato nei pressi di Deir Ezzor, in Siria e rinchiuso a Mosul, nel nord dell’Iraq. Secondo la ricostruzione dei prigionieri scampati alla morte, a chi viene catturato è offerta una possibilità: combattere per l’Isis o affrontare il bulldozer. L’Isis costringe anche i bambini a guardare le esecuzioni ed incita i giovani ad effettuarle materialmente.

Nel califfato è comunque una sorta di celebrità, una sorta di testimonial del movimento jihadista. Proprio da Fallujah provengono le storie più fantasiose sul bulldozer, come quella che girerebbe armato con una mitragliatrice Browning M2 calibro ’50, pesante circa 40 kg senza munizioni e solitamente installata sui pick-up o che per sollevare la sua mannaia sarebbero necessari tre uomini. La sua crescente popolarità lo pone tra gli obiettivi ad altissima priorità nella kill list dei reparti speciali occidentali e russi.

La decisione di realizzare un video di propaganda nello Yemen non è casuale. Mukalla, città portuale yemenita, è ritenuta la capitale di al-Qaeda nella Penisola Arabica. Il modello strutturato è nettamente diverso da quello imposto dallo Stato islamico. Nello Yemen, al-Qaeda cerca un riconoscimento politico con il governo centrale per quella che sembrerebbe essere un’evoluzione dell’organizzazione terroristica fondata alla fine del 1990 poi unita al ramo saudita nel 2009. Aqap, ad esempio, ha annullato le imposte sui salari nelle aree controllate, pratica ritenuta non islamica, decidendo anche il rimborso per quanti avessero già pagato. Aqap non pubblica i video delle esecuzioni (introdotti gli arresti domiciliari), ma quelle dei lavori di rifacimento delle strade nelle città sotto il suo controllo.

Sarebbe corretto affermare che Ansar al-Sharia nello Yemen sta attuando la teoria “Robin Hood” per ottenere consensi e con buoni risultati.

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