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La Russia spalle al muro: mai sanzioni così dure

di «Siamo di fronte al più serio scontro tra Occidente e Russia dalla fine della guerra fredda». Dopo gli sviluppi delle ultime 48 ore, il New York Times non nutre dubbi sull'ulteriore aggravarsi della crisi. Domenica, Obama ha inviato una durissima lettera a Putin, accusandolo di avere violato il trattato del 1987 sul controllo delle armi che vieta di produrre e testare missili terra-terra della portata tra i 500 e i 5500 chilometri. Poi l'altolà del presidente americano: «Se la Russia continua pagherà un caro prezzo».

Lunedì notte, nel corso di una inusuale videoconferenza tra i leader di Usa, Gran Bretagna, Germania, Italia e Francia, è stato deciso un forte inasprimento delle sanzioni europee contro il Cremlino, che i rappresentanti dei 28 membri della Ue a Bruxelles hanno poi messo a punto, con sorprendente quanto encomiabile rapidità, ieri pomeriggio e dovrebbero entrare in vigore giovedì. «La nuova situazione rende necessarie nuove misure» ha commentato secca la portavoce della cancelliera Merkel, che fino a ieri era stata tra i più riluttanti a inasprire il conflitto con Mosca. I provvedimenti adottati, che alcuni giudicano addirittura più severi di quelli americani, prevedono un congelamento dei rapporti con tutte le banche russe a partecipazione statale, la sospensione di tutti i prestiti, un alt alla esportazione di materiale bellico, di beni a uso sia civile sia militare e a tutta la tecnologia necessaria per lo sviluppo del settore energetico e una serie di misure contro personaggi vicini a Putin. Fonti Ue hanno tenuto a precisare che non si tratta di una «punizione», ma di un monito, e che se il comportamento della Russia dovesse mutare, cioè se smettesse di finanziare e rifornire di armi i ribelli della cosiddetta Repubblica del Donetsk, di lanciare razzi e colpi di artiglieria contro l'Ucraina dal suo territorio e ritirasse le truppe che ha ammassato ai confini in vista di una possibile invasione «umanitaria» in difesa delle popolazioni russofone oggi sotto il tiro dell'esercito ucraino, le sanzioni potrebbero essere gradualmente attenuate. Per incoraggiare una distensione, Kiev, d'accordo con Washington, ha proposto la sospensione della sua offensiva contro i separatisti, che avrebbe già fatto oltre mille morti e che ha indotto gli osservatori dell'Onu a definire la situazione «disperata» (il Cremlino ha respinto il rapporto perché «ipocrita e non obbiettivo»). Ma, per il momento, i governi occidentali sembrano seguire il consiglio dell' Economist , che venerdì scorso scriveva: «Il mondo deve fronteggiare il pericolo che Putin rappresenta. Se non lo farà subito, le cose sono destinate a peggiorare».

A spingere i grandi Paesi occidentali a passare alla temuta «fase tre» delle sanzioni sono stati non solo la vicenda dell'aereo abbattuto, ma anche le menzogne della propaganda russa e il timore che ogni tentativo di appeasement non farebbe che incoraggiare Putin nelle sue mire neoimperialiste. I governi hanno dovuto superare forti resistenze da parte di industriali, finanzieri e anche ministri, i quali temono che le sanzioni finiranno con il danneggiare l'Occidente non meno della Russia e compromettere i rapporti con Mosca per anni. Specie Germania e Italia temono sia per i rifornimenti energetici, sia per il futuro del loro export, il Fondo Monetario ha sottolinearto i pericoli che corrono le banche più esposte e ci saranno senza dubbio tentativi di aggirarle.

Ma ormai il Rubicone è varcato, e non sarà facile tornare indietro.

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