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Samsung, lo "chabeol" familiare da 80 mld di dollari

L'artefice della trasformazione della Corea del Sud in un grande paese industriale è Park Chung-hee, morto nel 1979

Samsung, lo "chabeol" familiare da 80 mld di dollari

Lo scandalo Samsung ha riportato alla ribalta il problema di come funzionano gli 'chaebol', una parola sudcoreana con cui si designano le conglomerate, o gruppi di affari, le multinazionali della Corea del Sud, equivalenti agli "zaibatsu" giapponesi, fortemente legate alla politica e la cui guida passa di mano per via ereditaria, attraverso legami non sempre trasparenti, e che sono state spesso travolte da diversi casi di corruzione o evasione fiscale.

La storia di Samsung

Samsung, che in sudcoreano significa "tre stelle", è un impero industriale del valore di mercato di oltre 80 miliardi di dollari, il terzo al mondo dopo Apple e Google. Nasce nel 1938, fondata da Lee Byung-chu, il primo di una serie di Lee. Inizialmente si chiama Cheil, è un piccola azienda di autotrasporti, con sede a Teagu, la quarta città del paese, distribuisce prodotti alimentari, in particolare riso, spaghetti, pesce essiccato e conta non più di 40 dipendenti. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, Lee si trasferisce a Seul, dove fonda uno zuccherificio. Poi scoppia la guerra di Corea, che coninvolge gli Usa e la Cina, il paese si divide in due, ma gli affari di Lee non si fermano, anzi decollano. Si coalizza nel 1948 con Cho Hong-jai, fondatore del gruppo Hyosung e crea la Samsung Trading Company, un'azienda ramificata e diversificata, un chabeol molto forte in campo assicurativo, finanziario e nella vendita al dettaglio. Nel 1954 Lee fonda, vicino a Taegu, la Cheil Mojik, il primo lanifico del paese. Il modello delle sue industrie somiglia inizialmente a quello delle imprese giapponesi: dimensione nazionale, protette dalla concorrenza, assistite finanziariamente. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Samsung decolla nell'elettronica e, tra le altre, crea SamsungElectronics. Nel '69 il gruppo inizia la produzione dei televisori in bianco e nero. A questo punto Samsung è una delle prime industrie della Corea del Sud. Tra il 1970 e il 1980 fa un grande salto, si espande nel mondo, crea stabilimenti anche in Europa e si avvia a diventare la prima produttrice mondiale di apparecchi tv. Nel 1974 è la prima azienda al mondo a superare la soglia dei 4 milioni di tv prodotte e quell'anno compra la Hankook Semiconductor, apprestandosi a diventare un produttore di massa di chip. Nel '77 passa alle tv a colori e ai microonde, mentre in Corea si espande nella petrolchimica, nei cantieri navali e nelle costruzioni.

Una chabeol familiare

In pratica Samsung è ora uno "chabeol", solo che, differenza degli "zaibatsu" nipponici, le conglomerete sudcoreane non sono costruite per rifornire la grande industria militare, ma per espandersi velocemente sui mercati internazionali. Inoltre, la dimensione familiare è tipicamente sudcoreana, vista l'importanza che hanno nel paese le relazioni familiari, a differenza del Giappone, dove un figlio adottato può diventare il principale erede.

Il ruolo di Pak Chung-Hee

L'artefice della trasformazione della Corea del Sud in un grande paese industriale è Park Chung-hee (1917-79). Autoritario, filo-americano, è lui a favorire la nascita dei grandi chabeol, come Samsung, mega-gruppi votati all'export, costruiti apposta per vendere all'estero a prezzi competitivi, attirare capitali stranieri, ma anche retti da dinastie familiari forti e con uno rapporto molto stretto con le agenzie per lo sviluppo economico create dal governo, che favoriscono crediti, assistenza e relazioni internazionali. Quando Park sale al potere nel 1961, la Corea del Sud è meno sviluppata della Corea del Nord, oggi il suo Pil è 23 volte superiore a quello di Pyongyang. Park favorisce l'afflusso di capitali esteri, finanzia direttamente le imprese da lui scelte e dunque gli chabeol, selezionando le più competetive, in grado di creare innovazione, di produrre tecnologie avanzate e non beni voluttuari. Inoltre, incoraggia il rispermio e soprattuto gli investimenti piuttosto che i consumi. Il suo modello somiglia a quelo di Singapore e non a quello giapponese e sarà quello che Deng Xiaoping sceglierà per la Cina del dopo Mao. La Corea del Sud diventa una delle Tigri dell'Asia e Samsung e le chabeol cresceranno sull'onda di questo modello di sviluppo

Nel 1980 Samsung è un'azienda modello export e fa il suo ingresso nella telefonia, ma la produzione si focalizza sui centralini industriali, i telefoni fissi e i fax. Nel 1982 Samsung produce il suo diecimilionesimo televisore e inizia a produrre personal computer. Inoltre, dà vita al reparto Ricerca e Sviluppo, che avrà un ruolo fondamentale per la crescita della telefonia mobile. Nel 1987 muore il vecchio Lee, il fondatore dell'azienda e il gruppo viene scorporato in 4 unità indipendenti, con Samsung che concentra su di sè eletronica, costuzioni e tlc, il cuore degli affari. Megli anni '90 il colosso punta su elettronica, ingegneria e chimica, diventa leader mondiale dei chip e nel 1995 crea il primo televisore con display a cristalli liquidi, settore nel quale in breve acquista la leadership mondiale. Cellulari e smartphone compaiono per la prima volta in fabbrica tra il 1992 e il 1993. Nel 2005 Samsung diventa leader mondiale delle tv, nel 2012 sorpassa Nokia conme primo produttore mondiale di celllari e smartphone. Il punto di forza dell'azienda non è l'innovazione, di cui pure è un bel campione, ma il marketing. Apple ha la leadership dell'innovazione, Samsung quella delle vendite: bada al sodo. Nel 2013 la leadership mondiale di Samsung negli smartophone è ormai consolidata, con una quota di mercato di oltre il 30%. - SAMSUNG NOTE, IL PEGGIOR FLOP DELLA STORIA: Nel dicembre del 2015 Samsung cambia il responsabile telefonia mobile, per far fronte a una crescita in fase di stallo. L'unità è affidata a Koh Dongjin, che rimpiazza Shin Jong-Kyun. Il suo compito è rilanciare il primato di Samsung nelle vendite di smartphone, frenato dalla concorrenza di Apple nei mercati più avanzati e delle aziende cinesi nei Paesi in via di sviluppo. Shin è un ingegnere, si è focalizzato fin dal 2010 sulle strategie di lungo periodo, ha fatto la fortuna del gruppo, lanciando i vari Galaxy, ma ora serve una svolta. Con un mercato degli smartphone stagnante e una quota che continua a calare, Samsung cerca di giocare il jolly lanciando con qualche settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia il nuovo Samsung Galaxy Note 7. Il top di gamma dell'azienda sudcoreana doveva essere il punto di svolta che avrebbe rilanciato Samsung nel mobile. Purtroppo le cose vanno bene. Fin dai primi giorni dopo il lancio, alcuni utenti iniziano ad avere problemi di surriscaldamento che portano all'esplosione dello smartphone. In meno di un mese, Samsung è costretta prima a richiamare tutti i device nella speranza che cambiando la batteria si risolva il problema e successivamente a bloccare la produzione e obbligare tutti gli utenti a spegnere il loro nuovo Samsung Galaxy Note 7.

L'obiettivo di Samsung, dopo il flop del Note 7 è di riprendersi, ma l'arresto del vice presidente, Lee Jae-Yong, l'erede designato, accusato di coruzione, falsa testimonianza e appropriazione indebita, rischia di mettere in ginocchio il colosso sudcoreano. A questo punto sono in molti a interrogarsi sul modello di business, lo chabeol. La Elliot Associated è un fondo Usa, azionista di minoranza di Samsung, nel 2015 si è duramente opposto alla fusione di Samsung C&T, una controllata attiva nelle costruzioni con Cheil Industries, un'altra azienda dell'arcipelago samsung, un'operazione del valore di 8 miliadi di dollari, attraverso il quale Lee si è spianato la strada alla guida della conglomerata, a scapito dell'interesse dei piccoli azionisti. L'inchiesta che lo riguarda approfondirà il ruolo del fondo pubblico Nps, il quarto al mondo per valore di asset, che un intermediario, vicino alla presidente Park, parente del famoso Park Chung-hee, l'artefice della modernizzazione del paese, ha convinto a dare il suo voto decisivo per approvare la fusione. Elliot non è riuscita a impedire che Lee, l'intermediaria e Nps si acordassero contro gli interessi degli azionisti, ma la vicenda ha avuto un'eco internazionale e probabilmente ha agevolato l'inchiesta dei giudici di Seul contro Samsung e la Park. Di fatto, Lee ha speculato sulla fusione sottovalutando il valore di Samsung C&T e gonfiando quella di Cheil, di cui era il principale azionista. Operazioni di questo tipo sono abituali in Corea del Sud, ma non reggono alla prova dei mercati internazionali, che chiedono più trasparenza agli chabeol. Basti pensare a quello che è successo nel settembre 2015 a Hyundai Motor, altra chabeol sudcoreana, quando il presidente del grupo, Chung Mong-ko ha annunciato che avrebbe speso 10 miliardi di dollari per i terreni del nuovo quartier generale del'azienda, il triplo del loro valore catastale. I mercati internazionali, venuti a conoscenza della faccenda, hanno punito Hyundai Motors, facendo perdere 7,3 miliardi di dollar di valutazione di mercato alle tre aziende, Hyundai Motors, Kia Motors e Hyundai Motors, che avevano finanziato l'operazione.

Per riguadagnare la fiducia dei mercati Hyundai ha rialzato del 50% i suoi dividendi e lo stesso hanno fatto anche Samsung Electronics e LG Display, anche se, a quanto pare, gli sforzi per rendere più trasparenti la governance dei chabeol sudcoreani sono ancora insufficienti.

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