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"Il pilota andò in tilt". Così il Boeing si poteva salvare a 6 secondi dall'impatto

Il rapporto finale dell'inchiesta dul volo della FlyDubai: "Fu un errore umano, il comandante andò in confusione". Nello schianto morirono 62 persone

"Il pilota andò in tilt". Così il Boeing si poteva salvare a 6 secondi dall'impatto

Non fu un guasto tecnico, né una turbolenza particolarmente violenta a far cadere il Boeing 737-800 in Russia. Sarebbe stato invece un errore umano: il pilota, andato in confusione, avrebbe perso la lucidità necessaria a far volare l'aereo. Secondo il rapporto finale dell'inchiesta, riportato dal Corriere della Sera, il pilota aveva impostato l'assetto di volo in modo sbagliato e, se se ne fosse accorto, avrebbe potuto evitare la tragedia fino a sei secondi prima dell'impatto. Ma né lui, né il primo ufficiale hanno preso provvedimenti.

La caduta del Boeing

Alle 3.42 di notte (l'1.40 in Italia) del 19 marzo 2016, un Boeing 737-800 della compagnia low cost FlyDubai, diretto a Rostov, in Russia, si schiantò, in fase di atterraggio. Il pilota aveva tentato una prima volta la discesa ma, viste le condizioni meteo, aveva rinunciato e aveva fatto riprendere quota all'aereo, rimanendo in volo altre due ore. Durante il secondo tentativo, l'aereo si era schiantato. A bordo del velivolo, mezzo vuoto, c'erano 62 persone, 55 passeggeri (tra cui 4 bambini) e 7 membri dell'equipaggio. Tutti morirono nell'impatto. Secondo i meteorologi, quel giorno sopra la pista di Rostov si estendeva una fitta nebbia, situazione resa ancora più difficile dalla pioggia e dal vento forte. Secondo quanto raccontarono i passeggeri, dopo lo schianto ci fu una violenta esplosione, che non lasciò scampo alle 62 persone a bordo. Sull'aereo viaggiavano quasi esclusivamente cittadini russi, tranne 3 ucraini, 1 indiano e 1 uzbeko. La maggior parte di questi erano stati in vacanza a Dubai e, in alcuni casi, si trattò della morte di intere famiglie.

Le cause del disastro

Ora, il rapporto sull'inchiesta ha fatto luce sulle cause che portarono alla morte delle 62 persone a bordo del Boeing 737 della FlyDubai. Nonostante le condizioni meteo presenti quel giorno fossero pessime, a finire sotto accusa nel documento è stato il comportamento dei piloti, dovuto anche alla stanchezza (dopo 6 ore di volo) e all'assenza nel manuale di volo delle manovre necessarie ad affrontare una situazione simile.

La ricostruzione

Quando il jet si avvicina alla pista di Rostov soffia un forte vento e la visuale è resa poco chiara dalla nebbia. Per questo, i piloti decidono di non atterrare e riprendono quota, iniziando il "go-around", la riattaccata. Dopo essere rimasti in volo per un'altra ora e 40 minuti, i piloti provano di nuovo ad atterrare, ma un'improvvisa raffica di vento li spinge a riprendere quota nuovamente. È a questo punto che qualocosa va storto. Secondo gli investigatori russi, "l'approccio mentale del comandante restava concentrato sulla manovra di atterraggio" e, invece di impostare l'aereo per un altro "go-around", ha continuato la manovra in un modo non appropriato. Infatti, invece di scegliere una delle due opzioni previste per far riprendere quota al velivolo (motori al massimo con l'uso dei flap o senza il loro uso), i comandanti hanno scelto una via di mezzo. Così, il muso del Boeing (mezzo vuoto e più leggero a causa del consumo di carburante) ha puntato in alto dritto. Temendo lo stallo, il comandante interviene abbassando il muso dell'aereo, facendogli effettuare un'improvviso cambio di direzione. Questo ha privato comandante e primo ufficiale dei riferimenti adeguati e potrebbe averne alterato i riflessi. La scatola nera, però, ha riportato le parole dette dal primo ufficiale in cabina che sembra essersi reso conto della gravità della situazione, ma non avrebbe colto "i segni del deterioramento dello stato mentale del comandante", che era andato in confusione. Per questo, non prende il controllo dell'aereo, mentre il Boeing procede in picchiata (e coi motori al massimo) verso la pista.

Non fanno niente per evitare il disastro nemmeno a sei secondi dall'impatto, quando tutto era ancora possibile.

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