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Se i gesuiti si scagliano "contro" Putin e la democrazia russa

I gesuiti de La Civiltà Cattolica contro Putin? In prossimità delle elezioni presidenziali russe, ecco una presa di posizione che farà discutere

Se i gesuiti si scagliano "contro" Putin e la democrazia russa

I gesuiti de La Civiltà Cattolica, dopo aver in qualche modo preso posizione sulle imminenti elezioni politiche italiane, hanno analizzato gli scenari possibili per le presidenziali russe previste per il 18 marzo. Vladimir Pachkov, che si occupa anche di Eurasia, ha scritto un articolo nel quaderno di febbraio della rivista diretta da padre Antonio Spadaro sottolineando come quella russa sia una nazione non ancora pronta, secondo il suo punto di vista, ad affrontare grossi cambiamenti del sistema politico. Sembra implicita, quindi, l'asserzione per cui il governo e la leadership di Vladimir Putin rappresentino in qualche modo un tappo per il compimento definitivo della democrazia in Russia.

"Se si leggono gli organi di informazione liberali, critici nei confronti del «regime» - ha scritto Pachkov - se ne ricava l’immagine di una Russia che non ha futuro sotto questo governo. Eppure l’opposizione non riesce a mobilitare la popolazione per chiedere un vero cambiamento politico. I russi, prevalentemente, non protestano; anzi, vanno alle urne ed eleggono i rappresentanti di chi detiene il potere, il quale non ha nemmeno bisogno di applicare una dura repressione per conservarlo", ha evidenziato l'autore dell'articolo. Pachkov ha poi ribadito come, nonostante l' "autoritarismo" e la mancanza di prospettive, il presidente della Federazione Russa sia destinato a essere nuovamente eletto dal suo popolo: "Nel Paese vige una sorta di «democrazia alla russa», non nel senso del potere del popolo, ma nel senso che le élites al potere – a differenza degli anni Novanta – rappresentano più o meno le aspirazioni e l’interesse della gente, e cercano di realizzarli, senza ovviamente dimenticare i propri interessi". E ancora: "In questo sistema vige il cosiddetto «contratto sociale»: ora, essendo il Cremlino riuscito a produrre una modesta ripresa economica nel 2017, il governo ritiene di aver adempiuto alla sua parte del contratto; per questo si aspetta che anche la popolazione adempia alla sua, riconfermandolo al potere", ha chiosato l'autore del pezzo in questione sulla Civilità Cattolica.

L'auspicio dei gesuiti, quindi, sembra divenire quello di veder realizzato un cambiamento effettivo mediante l'avvento delle nuove generazioni: "La generazione attuale, cresciuta negli anni Novanta, è troppo traumatizzata dall’esperienza del caos, della povertà e dell’illegalità di quel periodo", ha scritto ancora Pachkov. Le elezioni russe dovrebbero permettere a Vladimir Putin di dare vita al suo quarto mandato da presidente. Alexey Navalny, che viene mediaticamente considerato come il principlae "rivale politico" dello Zar, è stato messo fuori gioco per via giudiziale e sta chiedendo ai cittadini russi di non recarsi alle urne. La sua partecipazione alla competizione elettorale, in ogni caso, avrebbe difficilmente rappresentato un problema per Russia Unita. Putin, dal canto suo, ha annunciato di correre per il Cremlino da indipendente dichiarando di sperare "nel sostegno delle forze politiche, partiti e organizzazioni sociali che condividono la mia visione sullo sviluppo del Paese". Gli ultimi sondaggi pubblicati danno lo Zar ben sopra il 60% dei consensi. Mesi fa, peraltro, si era parlato di un consenso pari all'85% del totale.

Il ballottaggio, che in caso di necessità si svolgerebbe il prossimo sei di aprile, sembra del tutto improbabile.

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