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Se la Repubblica islamica si mette gli sci ai piedi

Tra Dizin e Darbansar un paradiso per gli iraniani che amano gli sport invernali. Tra musica e grandi feste private

Se la Repubblica islamica si mette gli sci ai piedi

La neve si estende per chilometri, il paesaggio lunare passa dal bianco scintillante del versante nord delle montagne al marrone brullo di quello sud, di colpo si stagliano vertiginose vette che arrivano ai quasi seimila metri del monte Damavand. Sono montagne desertiche con un fondo valle ricolmo di alberi. La vita esplode laddove la forza dell'uomo ha creato antichissimi sistemi di canalizzazioni che portano l'acqua delle nevi giù nelle aree desertiche.

L'aria fredda e secca rende spettacolare la vista che si può godere dalle montagne iraniane. Le strade si inerpicano scavate tra le rocce e la terra brulla, la neve si accumula di colpo formando una spessa coltre che lascia a tratti spazio a massi enormi di tutte le forme. Sono montagne molto diverse da quelle a cui siamo abituati, si percepisce subito che siamo lungo la via della Seta.

Le vette altissime, da un lato si alternano a pianure ancora più desertiche che portano verso l'Afghanistan e alla catena dell'Himalaya, e dall'altro quasi cingono il mar Caspio con la sua esplosione di vita e colori.

Lo sci fu introdotto nel paese negli anni Trenta da un gruppo di tedeschi che lavorava alla costruzione della rete ferroviaria nazionale. Pare che il primo iraniano ad imparare questo sport sia stato Hassan Fazel, un ragazzo che accompagnò alcuni tedeschi e svizzeri nelle loro escursioni.

Alcuni anni dopo, a seguito della morte di alcuni stranieri a causa di una valanga, si racconta che Reza Shah proibì lo sci nella località di Haji Abad. Il nuovo sport si affermò però velocemente e la prima competizione si tenne nel marzo del 1939 sulle piste di Telo, nei pressi di Teheran.

Negli anni successivi molti iraniani che avevano imparato a sciare all'estero cominciarono a praticare questo sport nella madre patria. Fu nel 1947 che nacque la Federazione dello Sci Iraniano, anche se passarono dieci anni prima che entrasse a far parte della Federazione Internazionale.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta si diffusero nel paese le prime stazioni sciistiche come Abali e Shemshak, quando non bastarono più a soddisfare tutti gli appassionati di questo nuovo sport nacque Dizin. Pochi anni dopo furono create le stazioni sciistiche di Tochal e Darbandsar.

Il legame tra il mondo dello sport invernale italiano e iraniano è più antico di quello che si pensi. Fu proprio alle olimpiadi di Cortina d'Ampezzo del 1956 che un iraniano partecipò per la prima volta a una gara internazionale, nello stesso anno la squadra militare di sci italiana si recò in Persia per prendere parte a una competizione contro la squadra militare iraniana.

Oggi nel paese ci sono quasi una ventina di stazioni sciistiche e si possono trovare tutti i tipi di piste, dalle nere più difficili alle blu più adatte ai principianti. La stagione è piuttosto lunga e finisce in primavera inoltrata grazie all'altezza molto elevata delle stazioni di sciistiche, che spesso supera i 3600 metri di altitudine. Le basse temperature permettono alla neve di rimanere farinosa e fresca per parecchi mesi, solo in tarda primavera cominciano a spuntare qua e la sassi, essendo le montagne desertiche sotto la neve spesso non vi è un manto erboso.

La stazione più grande del paese è Dizin, sui monti Elborz vicino a Teheran. Sulle piste di questa località si può sciare fino a maggio. Sempre nelle vicinanze di Teheran esistono Shemshak e Darbansar, raggiungibili in un'ora di macchina dai quartieri ricchi del nord della capitale.

Si tratta di due comprensori più piccoli, ma molto interessanti per chi ama le piste nere. La più famosa è la mitica nera tutta gobbe di Shemshak. Molto curioso il fatto che a Darbansar hanno rimontato quest'anno una cabinovia, la Gipfelbhan, smontata da Plan de Corones in Sud Tirolo.

Le stazioni sciistiche non sono solamente nella provincia di Teheran, ma sono sparse in tutto il centro nord del paese. Una di quelle più a sud è Pooladkaf, aperta nel 2002 sui monti Zagros a 85 chilometri da Shiraz. Nonostante la sua latitudine la neve non manca grazie all'altitudine delle piste che sfiorano i 3400 metri.

La pratica dello sci fu incoraggiata dallo Shah Mohammad Reza Pahlavi. Sua moglie, Farah Diba, non solo animava la vita delle migliori stazioni sciistiche europee, ma amava molto sciare anche nel suo paese. Molto divertente è un filmato dell'epoca, in cui si vede l'imperatrice sciare sulle piste di Dizin.

La situazione mutò radicalmente con la rivoluzione islamica. Nei primi anni lo sci venne disincentivato, perché visto come figlio della cultura occidentale. Non venne proibito, ma si crearono piste separate per uomini e per donne.

Essendo però questo sport entrato nella cultura persiana, piano piano la situazione si rilassò, vennero abolite le piste separate fino ad arrivare alla situazione attuale, in cui le stazioni sciistiche sono diventate, non solo il luogo in cui tanti ragazzi praticano sport alpini, ma anche il centro del lusso e della voglia di divertirsi dei giovani iraniani.

Queste località non solo sono famose per le grandiose feste nelle case private, luoghi in cui l'alcol e la musica non mancano mai, ma sono centri in cui è possibile vedere spesso molte donne che sciano capelli al vento non rispettando le rigide norme sul velo della Repubblica Islamica. I ragazzi vestono alla moda e non sono diversi da quelli che si troverebbero sulle piste di Aspen o Saint Moritz, parlano un perfetto inglese e ascoltano la stessa musica di tanti giovani occidentali.

Il 30 per cento degli sportivi pratica lo snowboard. Una realtà emozionante per gli amanti dello sci estremo è l'heli-ski sulle pendici del vulcano dormiente Damavand che domina Teheran dai suoi 5600 metri.

I più intraprendenti posso scegliere di fare un soggiorno di qualche giorno nelle stazioni sciistiche e poi prendere un aereo e andare sulle spiagge del Golfo Persico nelle isole di Kish o Gheshm. L'inverno è infatti il miglior periodo dell'anno per visitare queste località perché la temperatura non supera i 27 gradi, mentre l'estate può toccare i 50 gradi.

Per chi cerca stabilimenti e vita mondana, l'Isola di Kish offre uno strano mix tra Dubai e la Repubblica Islamica dell'Iran, qui le regole sono meno ferree ed esistono spiagge per stranieri dove uomini e donne possono tranquillamente stare insieme senza osservare le norme del paese e spiagge separate per iraniani. Kish è anche il luogo dove tutti i ragazzi vanno in vacanza per divertirsi e trasgredire, grazie al fatto che il governo, per attrarre turismo, sceglie volontariamente di essere meno rigido sulla Sharia.. Il mare è molto bello e si possono fare immersioni stupende, l'unico neo è l'architettura modello Dubai che ha finito per far perdere all'isola quel fascino sonnolento del Golfo Persico che ancora aveva quando lo Shah Reza Pahlavi la lanciò come meta turistica.

Molto più interessante è l'isola di Gheshm, rimasta immutata nei secoli e dai costumi molto più rigidi, dove è possibile ammirare panorami mozzafiato, antichissime architetture e donne con maschere rosse in faccia. Al centro dell'isola c'è un piccolo deserto con un parco geologico protetto dall'Unesco, lungo le coste montagne rosse ricoperte di sale si gettano nelle acque solcate dalle antiche imbarcazioni tradizionali. Da lontano il sale sulle rocce rosse dei pendii ricorda le alte vette desertiche dei monti Zagros e Elborz ricoperte di neve.

Un miraggio che solo l'Iran può dare.

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