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Il Senato irlandese mette al bando le merci israeliane

Il Senato irlandese ha approvato un disegno di legge inteso a vietare le importazioni di beni provenienti dai territori occupati da Israele. Immediate le proteste del Governo di Gerusalemme

Il Senato irlandese mette al bando le merci israeliane

Il Senato irlandese ha votato a favore di un disegno di legge inteso a proibire le importazioni di merci provenienti dai territori occupati da Israele. Se ci sarà il via-libera definitivo da parte della Camera bassa del Parlamento, tale legge sarà la prima in Europa a imporre un divieto del genere. Il provvedimento mira a bloccare l’acquisto di beni realizzati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Con 25 voti favorevoli e 20 contrari, il Control of Economic Activity (Occupied Territories) Bill 2018, la proposta di legge diretta a modificare radicalmente la politica commerciale di Dublino, ha ottenuto l’approvazione del Senato irlandese. A breve toccherà al Dáil Éireann esprimere un parere sul provvedimento in questione. Il bando nei confronti delle merci provenienti dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est è stato sottoposto al vaglio della Camera alta dal Senatore indipendente Frances Black. Egli ha dichiarato che la sua proposta si ispira alle misure restrittive adottate in passato dall’Irlanda ai danni del Sudafrica dell’apartheid: “Varando tale provvedimento, il Paese dimostrerà di stare dalla parte del diritto internazionale, dei diritti umani e della giustizia”. A favore dell’iniziativa di Black hanno votato i Senatori dei principali partiti, ma non gli esponenti del Fine Gael, formazione politica attualmente al Governo. Le autorità di Dublino hanno immediatamente dichiarato di non condividere la decisione della Camera alta. Il Ministro degli Esteri, Simon Coveney, ha cercato di stemperare la tensione creatasi tra Irlanda e Israele: “Anche se venisse approvato in via definitiva, il provvedimento varato dal Senato non potrà mai trovare applicazione. La politica commerciale, infatti, rientra tra le competenze dell’Unione europea. La decisione dei Senatori, quindi, è completamente insensata”.

Nonostante le dichiarazioni del Governo irlandese circa l’inapplicabilità del Control of Economic Activity (Occupied Territories) Bill 2018, l’Esecutivo Netanyahu ha duramente criticato il consenso manifestatosi all’interno del Senato nei confronti di norme "palesemente anti-israeliane". Emmanuel Nahshon, portavoce del Ministero degli Esteri dello Stato ebraico, ha affermato: “I parlamentari irlandesi hanno espresso il loro sostegno a una iniziativa populista, pericolosa ed estremista, animata esclusivamente da odio nei confronti di Israele. Il testo approvato dal Senato produrrà un effetto paradossale, ossia la rovina dei Palestinesi che lavorano in Cisgiordania e a Gerusalemme Est”. La decisione del Senato irlandese è stata invece accolta con entusiasmo da Saeb Erekat, esponente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Costui ha definito “storica” la scelta compiuta dai parlamentari di Dublino e ha esortato gli altri Stati Ue ad adottare provvedimenti analoghi: “Oggi l’Irlanda ha mandato un messaggio chiaro alla comunità internazionale e agli altri membri dell’Unione europea. I negoziati finora non hanno prodotto alcun risultato. È giunto il tempo dei fatti. Chi stringe alleanze commerciali con Israele non fa nient’altro che ostacolare i Palestinesi nella loro battaglia per la conquista del diritto all’autodeterminazione”. Secondo i media mediorientali, gli

html" title="Israel's settlements: 50 years of land theft explained" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener"> insediamenti israeliani abusivi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sarebbero 150, mentre i coloni stanziatisi illegalmente in tali territori sarebbero 750mila.

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