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Siria, la Francia frena su Assad: "Rimetterlo in sella è un regalo all'Isis"

La replica alle parole del segretario di Stato americano. "Al tavolo solo chi può favorire un accordo"

Il presidente siriano Assad ispeziona le truppe a Darayya, sobborgo di Damasco
Il presidente siriano Assad ispeziona le truppe a Darayya, sobborgo di Damasco

Se si proverà a risolvere la guerra civile siriana con dei negoziati, il presidente al-Assad non potrà sedersi al tavolo delle parti. Il dictat arriva da Parigi, dove il ministro degli Esteri Laurent Fabius ha messo in chiaro la posizione della Francia, pronta a dialogare con i rappresentanti dell'opposizione e con il regime, ma non a considerare l'ingombrante presenza del leader di Damasco.

Una nota pubblicata dal Quai d'Orsay specifica che la Francia vorrebbe ammesse al negoziato soltanto le parti in grado di favorire un accordo per un governo di unità nazionale. "Per noi - si legge nella nota - Bashar al-Assad non può essere ricompreso in un quadro del genere".

Con una crisi appena entrata nel suo quinto anno e la fine dei combattimenti che non sembra affatto avvicinarsi, ieri ha parlato anche il segretario di Stato americano, John Kerry. "Bisognerà negoziare", ha detto in un'intervista alla Cbs, chiarendo che la diplomazia americana si è sempre spesa "a favore dei negoziati nel contesto del processo di Ginevra 1" e che si dovrà per forza di cose trattare con la presidenza siriana.

Una risposta, tiepida, è arrivata anche da Damasco. "Stiamo sentendo delle dichiarazioni, ma dobbiamo aspettare le azioni, e poi decideremo".

Fabius ha detto poi di avere sentito Kerry al telefono. "Mi ha assicurato che non c'è assolutamente nulla di nuovo nella posizione americana in Siria".

Più vicini a Parigi che a Washington anche i turchi.

Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha parlato di un regime che ha "ucciso più di 200mila persone e utilizzato armi chimiche" e aggiunto: "Che cosa dovremmo negoziare con Assad?".

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