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Siria, oltre mille russi tra le fila dello Stato islamico

Secondo l'antiterrorismo più di 1000 cittadini russi combattono in Siria e intanto Mosca rilancia: "Washington non vuole più la caduta di Assad"

Siria, oltre mille russi tra le fila dello Stato islamico

La Russia opera in Siria. Voci e ammissioni hanno confermato le operazioni di Mosca in terra siriana. Lo stesso Putin ha affermato che il supporto a Damasco è di tipo militare, più logistico e tecnico, e non con soldati sul campo. La solida alleanza con Bashar al-Assad non fa leva soltanto su necessità geopolitiche della politica estera russa, ma vale anche per la stabilità interna.

Secondo il Comitato nazionale russo antiterrorismo attualmente ci sono tra 800 e 1500 cittadini russi che combattono tra le fila dell'Isis. Tra di loro ci sarebbero gia 170 caduti. La maggior parte di loro arriva dai territori della Cecenia e sarebbero oppositori di Mosca. Non è un caso che uno dei capi più importanti dello Stato Islamico sia un ceceno: Omar al-Shishani, conosciuto in russia con il nome di Tarkhan Batirashvili, che combatte contro la Russia durante la guerra di Cecenia nel 2008.

Intato le operazioni di Mosca in Siria hanno smosso le acque della diplomazia iternazionale. La prossima settimana il premier israeliano Benyamin Netanyahu volerà in Russia per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per parlare del "dispiegamento delle forze russe in Siria". L'ufficio del premier israeliano fa sapere che verranno portate a Mosca le preoccupazioni del governo di Tel Aviv per la fornitura di armi Hezbollah e il rafforzamento dei rapporti con l'Iran, stretto alleato di Damasco.

Dall'Onu, invece arriva un altra provocazione agli Usa, per il rappresentante permanente russo Vitali Ciurkin: "Il governo americano ora è molto preoccupato che il governo di Assad cada, l'Isis prenda Damasco e gli Usa siano incolpati di ciò" per questo motivo, secondo Ciurkin, gli Stati Uniti starebbero pensando di rinunciare all'idea di deporre Assad.

Intanto, mentre Washington è alle prese con lo scandalo dei risultati dei raid su Siria e Iraq, l'Australia ha iniziato i primi bombardamenti.

Secondo la BBC l'aviazione australiana avrebbe colpito un veicolo corazzato dell'Isis e un deposito di greggio in Siria.

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