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Sono 220 le jihadiste francesi che vivono nel Califfato

Secondo i dati pubblicati da Radio France Info, che cita i servizi di sicurezza d'oltralpe, la presenza femminile tra i jihadisti francesi partiti per arruolarsi nelle fila di Daesh sarebbe in costante aumento e triplicata dal 2013

Sono 220 le jihadiste francesi che vivono nel Califfato

Giungono nelle aree di conflitto mediorientali per cercare marito tra i jihadisti del Califfato, o per ricongiungersi con la propria famiglia e i propri compagni, miliziani di Daesh: sarebbero 220, secondo Radio France Info, le donne francesi che attualmente vivono sotto lo Stato Islamico in Iraq e Siria.

L’emittente francese, che cita un rapporto confidenziale dei servizi segreti, fornisce i numeri più aggiornati sulla presenza di cittadini d’oltralpe nei territori controllati dallo Stato Islamico. Si tratta di numeri preoccupanti perché in costante aumento, non solo con riferimento agli ultimi due anni, ma anche agli ultimi mesi del 2015.

L’ultimo trimestre del 2015 ha visto infatti un significativo aumento delle partenze di cittadine francesi verso l’Iraq e la Siria. A settembre del 2015 le donne partite per raggiungere lo Stato Islamico erano 164, divenute 220 appena tre mesi dopo, nello scorso mese di dicembre. Inoltre, se nel 2013 le donne francesi all’interno di Daesh erano il 10% in rapporto agli uomini, oggi la stessa presenza femminile, continua l’emittente francese, è più che triplicata, e si attesta su una percentuale del 35%.

Secondo le valutazioni effettuate dai servizi segreti francesi per il 2015, l’annus horribilis della Francia presa di mira dal terrorismo islamico, sarebbero 600 i jihadisti con passaporto francese che si trovano attualmente in territorio siriano e iracheno e che combattono nelle fila di Daesh.

Le donne di Raqqa, francesi e non, si legge inoltre in un reportage realizzato dalla stessa emittente, hanno diversi impieghi e compiti. Il principale è quello di mogli e compagne dei miliziani. Sono soprattutto, infatti, spose dei combattenti e il loro compito principale sta nel “popolare il califfato e fabbricare la nuova generazione di jihadisti”. Ma c’è anche qualcuna tra loro che viene impiegata, dietro lauto compenso, in mansioni amministrative o nelle brigate femminili della polizia del califfato con il compito di vigilare sulla corretta applicazione della shari’a.

Sono loro che rappresentano l’altra faccia del jihad, quella femminile, e vengono descritte come pronte a tutto, anche a torturare o ad usare livelli di violenza estremi contro coloro che non rispettano la legge islamica.

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