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Spagna, in cinque la violentano a turno: condanne per abuso, non per stupro

In cinque la violentano a turno al festival di San Firmino a Pamplona. Ma per i giudici spagnoli non fu stupro: "Non c'è stata intimidazione"

Spagna, in cinque la violentano a turno: condanne per abuso, non per stupro

Li hanno condannati tutti e cinque per "abusi sessuali" e non per stupro. Eppure, in quel 7 luglio del 2016 al festival di San Firmino a Pamplona, i cinque aggressori hanno violentato una 18enne e l'hanno poi lasciata mezza nuda in mezzo alla strada. La decisione della giustizia spagnala ha scatenato un'ondata di proteste a Navarra, nel nord del Paese. Tanto che si sono raccolte decine di persone davanti al tribunale gridando "È stupro, non abuso!".

I cinque balordi sono tutti ultrà della squadra di calcio del Siviglia. Uno di loro è membro della Guardia civile, attualmente sospeso dalle funzioni. Un altro era un membro dell'esercito. Su WhatsApp si erano soprannominati "La manada", "Il branco". Il tribunale di Navarra li ha riconosciuti colpevoli di "abuso sessuale" aggravato da "abuso di debolezza". Per questi due reati sono stati condannati a nove anni di prigione e gli è stato vietato di "avvicinarsi a meno di 500 metri dalla vittima" e "contattarla per quindici anni". Dovranno anche versarle un indennizzo complessivo di 50mila euro. Quello che i giudici non hanno confermato, sebbene i fatti siano documentati da alcuni filmati, è l'accusa di stupro. Questo perché in Spagna il reato di "abuso sessuale" implica che non ci sono state "violenza o intimidazione". Nella sentenza è stata, dunque, evitata l'accusa di aggressione sessuale che, invece, comprende i casi di stupro. La pena inflitta è di gran lunga inferiore rispetto a quanto avrebbe voluto la procura che aveva chiesto 22 anni e 10 mesi di reclusione contro ognuno dei membri del branco e 100mila euro di risarcimento in totale.

La violenza era stata compiuta all'ingresso di un condominio di Pamplona all'inizio della settimana di festival di San Firmino, che con le corse di tori attira decine di migliaia di visitatori. I cinque malviventi avevano filmato l'aggressione con i cellulari e se ne erano poi vantati su WhatsApp. Durante il processo i procuratori avevano sostenuto che "c'era stata una grave intimidazione" e che questo aveva impedito alla ragazza madrilena di resistere o di fuggire. Gli avvocati della difesa avevano, invece, sostenuto che la vittima fosse consenziente, evidenziando che prima aveva bevuto della sangria e che nelle immagini non sembrava mai dire "no", e si erano limitati a riconoscere soltanto che il branco le aveva rubato il cellulare. In realtà, secondo la ricostruzione della Procura, la giovane si era imbattuta nel branco "solo sette minuti prima dell'aggressione". Tanto che non conosceva nemmeno i loro nomi.

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