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Lo strabismo delle Nazioni Unite: condanna l’Iran ma tace sulle 47 esecuzioni dell’Arabia Saudita

I paladini della giustizia mondiale hanno invitato il governo sciita a rispettare i suoi obblighi internazionali di proteggere le sedi diplomatiche ma nel testo non vengono menzionate le cause che hanno provocato l’insurrezione popolare iraniana contro l’ambasciata

Lo strabismo delle Nazioni Unite: condanna l’Iran ma tace sulle 47 esecuzioni dell’Arabia Saudita

Che le Nazioni Unite non fossero un'organizzazione super partes lo avevamo notato in più occasioni. Ma questa volta il cortocircuito è troppo grande per passare inosservato. A fine settembre del 2014 Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell’Arabia Saudita presso l’Onu, aveva ottenuto un importante incarico: fu eletto a presiedere il comitato consultivo del Consiglio in materia dei diritti umani. Pare un ossimoro invece è tutto scritto nero su bianco negli archivi del Palazzo di Vetro di New York. Ora che è scoppiato lo scontro egemonico tra Riad e Teheran dopo le 47 esecuzioni perpetuatesi nella monarchia del Golfo governata dalla dinastia dei Saud, le Nazioni Unite sono tornate all’assalto condannando unilateralmente l’Iran che all’indomani della decapitazione del leader sciita Nimr Bakr al Nimr non si è preoccupata di fermare l’insurrezione popolare contro l’ambasciata dell’Arabia Saudita nella propria capitale. Così i paladini della giustizia mondiale hanno invitato il governo sciita a rispettare i suoi obblighi internazionali di proteggere le sedi diplomatiche.

“I membri del Consiglio di sicurezza condannano nei termini più forti gli attacchi contro l’ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita a Teheran e contro il suo consolato generale a Mashhad nella Repubblica islamica dell’Iran”, recita il comunicato. Esprimendo “profonda preoccupazione” per gli attacchi, il consiglio ha “chiesto alle autorità iraniane di proteggere i beni consolari e diplomatici, oltre al personale, e di rispettare i loro obblighi internazionali a riguardo". Inoltre le parti vengono invitate a “mantenere il dialogo e a ridurre le tensioni nella regione”. Tuttavia nel testo non si fa alcun riferimento alla morte del religioso Nimr al Nimr e alle altre 46 persone, condannando solo gli attacchi all’ambasciata di Riad a Teheran e al consolato saudita a Mashhad.

Insomma, viene chiesto alle parti di continuare il dialogo e prendere misure per ridurre la tensione ma non si menzionano le cause che hanno provocato questa faida tutta islamica. Servirà a poco il viaggio dell’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, che sarà prima a Riad e poi a Teheran finché la sua organizzazione non affronterà con imparzialità politica lo scontro che da venerdì cresce di giorno in giorno. L’Arabia Saudita ha già radunato al suo fianco i più stretti alleati sunniti (Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Sudan) decidendo di tagliare tutti i legami diplomatici e commerciali con l’Iran.

Da parte sua il presidente Rohani ha definito il religioso decapitato un “martire” e ha avvertito la famiglia Al Saud di “una vendetta divina”.

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