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La strategia Isis per colpire l'Occidente, il modello insurrezionale applicabile

Il vero obiettivo dell’ Isis era quello di testare un modello insurrezionale applicabile per colpire l'Occidente

La strategia Isis per colpire l'Occidente, il modello insurrezionale applicabile

La Coalizione a guida Usa sta trattando la lotta contro l'Isis in modo convenzionale: combattere il nemico, conquistare il suo territorio, dichiarare la vittoria. Tuttavia l'Isis concepisce la battaglia come una lotta generazionale a lungo termine. L'organizzazione terroristica è tenuta insieme dalla sua ideologia, non dalla sua presenza fisica in Iraq e Siria. E' il concetto del "Califfato nel cuore" alla base della nuova organizzazione globale che, verosimilmente, potrebbe colpire l'Occidente nel breve termine. Proprio il 2016 sarebbe stato un anno formativo per raffigurare le future perdite territoriali come un compimento delle profezie. L’Isis utilizzando la narrativa apocalittica, spiega che Dabiq è ovunque e non più geograficamente localizzata. Tradotto significa che l’Isis attende ancora la resa dei conti e che la profezia non è ancora compiuta. Per il terrorismo jihadista, il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La perdita fisica di un territorio limiterà sia la capacità economica che quella di reclutamento massiccio, ma la natura fortemente decentralizzata del gruppo assicurerà una presenza costante nel tempo. La battaglia finale tra l’Islam e Roma, attesa da più di 1400 anni, si svolgerà un giorno a Dabiq. Dabiq è un’ideale, la Megiddo della fede islamica, luogo della battaglia finale tra le forze del bene e quelle del male. In realtà proprio a Dabiq, l’Impero Ottomano sconfisse il Sultanato mamelucco nel 1517, crollando nel 1918 con la fine della prima guerra mondiale. La nozione di califfato ha dimostrato di essere un eccellente catalizzatore per il reclutamento dei giovani insoddisfatti musulmani, in particolare nell’Europa occidentale, dove si trovano ad affrontare l’elevata disoccupazione, straniamento culturale e discriminazione.

Le illusioni dei crociati nella Età del Califfato

“Le illusioni dei crociati nella Età del Califfato” è ritenuto il primo contenuto editoriale dell’Isis in cui si inizia ad ipotizzare il declino del califfato e la nuova strategia generazionale insurrezionale.

“Lo Stato Islamico potrebbe presto degenerare in un califfato sulla carta, privo della sua terra e della sua leadership. Eppure, questo non è un problema perché per sua natura, il ciclico destino dello Stato islamico lo porterà a rinascere e ripresentarsi. La vittoria degli Stati Uniti sarà ancora una volta illusoria. Qualora volessero vincere, dovrebbero eliminare un’intera generazione di sostenitori del califfato in tutto il mondo. E ciò non avverrà. I crociati ed i loro alleati apostati credono, allargando la portata delle loro operazioni militari, che conquisteranno l’Iraq, la Siria, il Sinai, l’Africa occidentale e le province libiche. Credono di riuscire ad eliminare tutte le province dello Stato islamico in una sola volta, spazzandole via e non lasciandone traccia. I crociati trascurano un fatto importante: l’intero mondo è cambiato da quando è sorto il Califfo. Niente sarà più come prima, mentre piani e strategie di sviluppo, in vista di un futuro prossimo, sono destinati a fallire perché basati su un mondo che non esiste più. Perdere una città, eliminare un emiro o un imam: questo non cancellerà lo Stato islamico. Dovrebbero rivalutare e riprogettare i loro piani su questa base, ma non lo faranno. Se volessero raggiungere la vittoria, e non lo faranno, dovrebbero eliminare un’intera generazione di musulmani, testimoni della fondazione dello Stato islamico e del ritorno del califfato”.

Il modello insurrezionale applicabile

L'Isis ha certamente pianificato la perdita dei suoi territori conquistati fin dal 2014, per concetti che richiamano chiaramente la tattica asimmetrica applicata ad una guerra lampo di conquista contro preponderanti forze nemiche (quindi l’incapacità di materiale di mantenere nel tempo i territori). L’Isis non si è mai posto l’obiettivo di istituire un'amministrazione duratura. Per essere ancora più chiari. Se la finalità fosse stata la cittadinanza sotto la nera bandiera, la strategia adottata sarebbe stata diversa. Certamente opposta alla scia di terrore che ha terrorizzato il Medio Oriente ed il Nord Africa e che ha provocato, inevitabilmente, l’intervento della comunità internazionale. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra. Gli atti ritenuti controintutivi dall'Isis diventano ora intuitivi, ingranaggi di una strategia guidata che privilegia la longevità concettuale alla presenza fisica. L'Isis non mirava all’instaurazione di un governo jihadista, ma alla sperimentazione di un nuovo modello insurrezionale applicabile, polarizzando l'ideologia jihadista.

Il ricordo di Mosul continuerà ad infervorare negli anni i cuori dei veri credenti, esempio dell'utopia jihadista. Il vero obiettivo dell’Isis era quello di testare un prototipo di guerra generazionale. Un modello insurrezionale applicabile per colpire il resto del mondo. Storia insegna che la vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. Nell’ultima stima del Dipartimento di Stato Usa, l’Isis è pienamente operativo in almeno 18 paesi. In sei di questi (Egitto, Indonesia, Mali, Filippine, Somalia e Bangladesh) il gruppo sta cercando di ricreare forme di governo sul proto stato in Iraq e Siria.

La strategia generazionale

L'evoluzione della minaccia terroristica in Occidente è strettamente legata ai cambiamenti strategici dell’Isis in Medio Oriente e nel Nord Africa. La narrativa Isis ha già ben delineato il ruolo dell’attuale generazione, destinata a non poter assistere al compimento delle profezie. L’Isis non ricostituirà le forze per riconquistare i territori perduti in Siria e Iraq (non è questo l’obiettivo di una forza irregolare), mentre assisteremo ad azioni ispirate al Dominio Rapido. Il corso materiale dell’organismo ciclico in Siria ed Iraq si concluderà, probabilmente, entro 18/24 mesi, per cercare di risorgere in diverse ramificazioni nel mondo. Tuttavia il vero ruolo dell’attuale generazione jihadista fedele all’Isis sarà quello di colpire sistematicamente l’Occidente con l’evoluzione dei lupi solitari in forza insurrezionale. L’obiettivo della propaganda (tattica di rivendicazione strutturata per dare l’illusione di una portata globale) nel breve e medio termine, sarà quello di continuare ad incentivare l’espansione del gruppo nelle regioni dove la penetrazione jihadista è stata relativamente debole. All’attuale generazione Isis è stata già affidata la responsabilità di una guerriglia urbana a lungo termine così da minare la volontà politica dei paesi occidentali allineati contro l’Isis.

La leadership dell’organizzazione terroristica è ben consapevole che l’elemento più vulnerabile delle democrazie occidentali è la volontà del popolo.

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