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Thailandia, per salvare i piccoli calciatori ci vorranno mesi

Si lavora alacremente per portarli in salvo, ma nessuno di loro sa nuotare

Thailandia, per salvare i piccoli calciatori ci vorranno mesi

Sono stati ritrovati tutti ancora in vita, anche se fortemente debilitati dai giorni trascorsi senza cibo, da quando lo scorso 23 giugno erano stati dati per dispersi insieme al loro vice allenatore, Ma per i 12 ragazzini di una squadra di calcio della Thailandia l'odissea non è ancora finita.

"Li abbiamo trovati", ha detto ieri in diretta nazionale Narongsak Osatanakorn, governatore della provincia di Chang Rai che ha diretto le operazioni di soccorso. Un momento di giubilo per tutto il Paese, che deve però fare i conti con la realtà dei fatti. I piccoli calciatori, da giorni bloccati in una grotta allagata a Tham Luang, nel nord del Paese, potrebbero doverci rimanere ancora a lungo.

Nessuno dei bimbi della squadra sa nuotare e portarli in salvo, ora che sono stati ritrovati, non sarà impresa facile. Dovranno prima imparare a nuotare in immersione, se la via che si tenterà sarà quella di evacuarli dalla grotta in questo modo. Ma il percorso che porta alla grotta è lungo e faticoso. Ci vogliono sei ore per uscirne via mare e il tragitto è duro anche per un esperto sommozzatore dei Seals.

Ci sono altre ipotesi al vaglio. La prima e più probabile è quella di pompare abbastanza acqua fuori dalla grotta da aprire un passaggio all'asciutto per i bambini e per il loro allenatore. Sembra questa al momento la priorità, in un periodo in cui sono previste anche forti piogge che porteranno a un innalzamento del livello del mare.

La terza alternativa, anche questa non banale, è quella di aprire un valco dall'alto, se le esplorazioni dovessero dire che uno scavo è possibile. Nel mentre l'allenatore dei ragazzi rischia di essere incriminato per avere portato i ragazzi nelle grotte.

I sommozzatori che per giorni si sono mobilitati per ritrovare i bambini sono al lavoro per portare nella grotta abbastanza viveri perché possano resistere per quattro mesi.

E c'è chi lavora per l'installazione di corrente elettrica e di una linea telefonica, per permettere loro di parlare con le famiglie e dir loro, se non altro, "sono vivo".

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