Coronavirus

Trump chiama Erdogan: stop ai conflitti in Siria e Libia

Il presidente Usa ed il leader turco hanno concordato la possibilità di un piano volto a congelare i conflitti in Siria ed in Libia per concentrarsi nella lotta al coronavirus

Trump chiama Erdogan: stop ai conflitti in Siria e Libia

Una tregua in nome dell’emergenza coronavirus: è questo l’impegno preso nel corso di una telefonata intercorsa tra il presidente Usa Donald Trump ed il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan.

A rivelarlo nelle scorse ore è stata la stessa Casa Bianca, le cui fonti stampa hanno parlato di un “proficuo colloquio” tra i due leader. L’argomento principale ha riguardato per l’appunto la lotta contro il virus: negli Usa è massima emergenza, in Turchia al momento si parla di mille contagi ed ufficialmente le autorità di Ankara dichiarano di non avere situazioni di particolari difficoltà, tuttavia anche il Paese anatolico ha intrapreso la via delle misure drastiche contro gli assembramenti.

Trump ed Erdogan, fanno sapere sempre da Washington, avrebbero concordato un piano volto ad arrivare ad una sorta di “pace da coronavirus”: un modo cioè per congelare i conflitti più importanti della regione mediorientale e concentrare gli sforzi contro la pandemia da Covid-19.

“Oggi il presidente Donald Trump ha parlato con il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan – si legge nella nota ufficiale della Casa Bianca – e insieme hanno parlato degli sforzi in atto per combattere il coronavirus negli Stati Uniti e in Turchia”

“I due leader – prosegue ancora il comunicato – hanno deciso di lavorare insieme a livello internazionale per sconfiggere il virus e sostenere l'economia globale. I due leader hanno anche discusso di questioni regionali e dei rapporti bilaterali”.

Le guerre a cui hanno fatto riferimento Trump ed Erdogan sono quelle in corso in Siria ed in Libia. Entrambi i conflitti vedono Ankara protagonista: nel Paese asiatico, in particolare, la Turchia appoggia le milizie islamiste che controllano Idlib e quelle che, nel nord del territorio siriano, ad ottobre hanno agito contro i gruppo filo curdi delle Ypg.

Come si sa invece, a partire da novembre il presidente Erdogan ha deciso un’implementazione del suo impegno in Libia, appoggiando il governo insediato a Tripoli e guidato da Fayez Al Sarraj. Negli ultimi mesi nel Paese africano la Turchia ha inviato propri militari, ma anche miliziani prelevati da Idlib ed addestrati per combattere contro il generale Haftar, nemico di Al Sarraj.

Gli Usa punterebbero quindi ad un congelamento dell’impegno di Erdogan sia in Siria che in Libia, in modo da rendere più credibili le possibilità di cessate il fuoco in questi due contesti bellici. Tuttavia, così come denunciato dal Libyan National Army, l’esercito capeggiato da Haftar, anche nelle ultime ore la Turchia ha continuato ad inviare materiale bellico verso Tripoli.

E quindi, secondo anche fonti di stampa Usa, la promessa di una pace in nome dell’emergenza Covid-19 strappata da Trump potrebbe essere vana, nonostante la minaccia del coronavirus gravi anche sul Paese anatolico.

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