Mondo

Cordoglio e memoria. Tunisi riparte da qui

Una veglia per le vittime e la promessa di riaprire presto il museo, senza sottovalutare la minaccia dell'estremismo

Cordoglio e memoria. Tunisi riparte da qui

Ventitre morti, di nazionalità diverse, quattro italiani. Un atto di terrorismo dalla matrice non ancora chiarissima, che ha colpito nel profondo la capitale tunisina. Attaccata nelle sale del museo del Bardo, casa di mosaici di grande valore, la Tunisia ha reagito con sgomento, ma pure con la promessa di non lasciarsi abbattere e non lasciare la mano a un tentativo scellerato di gettare il panico.

Un Paese citato spesso come l'unico esempio di successo di una primavera araba, che dopo le manifestazioni del 2011 ha cercato di proseguire in un percorso verso un sistema più aperto e democratico, ma anche il punto di partenza di centinaia di jihadisti che si sono uniti alle milizie dello Stato islamico e conflittuale. Un contrasto potente e che è venuto alla luce in modo drammatico.

I tunisini sono scesi in piazza ieri sera, affollando la Avenue Bourguiba, strada simbolo delle proteste, per dire un "no" forte al terrorismo e chiarire da che parte stia il Paese nordafricano. "La Tunisia non sarà MAI finita", ha scritto su twitter ieri la parlamentare Sayida Ounissi, criticando la scelta dal giornale francese Libération di titolare su un Paese la cui industria turistica potrebbe soffrire notevolmente dopo i fatti di ieri.

Ieri sera, ha detto la deputata del partito islamista Ennahda Imen Ben Mohammed a Tempi, il parlamento si è riunito in una seduta plenaria, per una condanna al terrorismo da associare a quella della piazza, contro una minaccia alla "unità nazionale" e alla "transizione democratica" in cui i tunisini sono impegnati.

Economia, sacche di radicalismo e la vicina crisi libica non aiutano affatto il Paese, ma i tunisini non danno segno di volersi abbattere. Lunedì, martedì al più tardi, il museo del Bardo riaprirà i battenti. "È un luogo di memoria e loro odiano la memoria e la storia - ha detto Latifa Lajdar, ministro della Cultura -. Odiano la memoria collettiva".

Tunisi riparte da qui.

Commenti