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Tunisi, sentenza choc: nozze riparatrici per la tredicenne stuprata

Tantissime le proteste delle donne che chiedono la modifica dell'articolo mentre i giudici difendono il loro operato

Tunisi, sentenza choc: nozze riparatrici per la tredicenne stuprata

È stata stuprata dal cugino ventenne ed è rimasta incinta a seguito dello stupro a soli 13 anni eppure il trubunale di El Kef, paese di circa 50.000 abitanti, ha deciso che la ragazza dovrà sposare il suo stupratore e dovrà considerarsi così risarcita.

Il giudice ha motivato la sentenza dicendo di essersi attenuto alla legge perché l'articolo 227 bis del vecchio Codice penale che risale al 1958 dichiara che un uomo che stupra una minore di 15 anni è condannato a 6 anni di prigione o, in alternativa, può ricorrere al matrimonio riparatore per commutare la pena.

Come riporta il Corriere della Sera già dai tempi di Ben Ali nessun giudice aveva applicato la parte della legge relativa al matrimonio riparatore fino ad oggi. La sentenza ha scaturito tantissime polemiche sul web e nelle piazze dove decine di donne si sono radunate per protestare chiedendo la revisione della legge.

La Procura generale ha così deciso di sospendere per il momento le nozze fissate domenica scorsa a El Kef nonostante sembra che sia stata la famiglia della vittima a chiedere di ricorrere al matrimonio riparatore per evitare scandali.

Lo scandalo però è venuto a galla ugualmente e mentre le associazioni a protezione dell'infanzia si sono costituite parte civile contro la sentenza i giudici continuano a difendere la loro decisione: "La giovane ha 13 anni e 11 mesi e non si può dire che tecnicamente sia stata violentata. Abbiamo ritenuto che a quell’età, considerata la sua maturità, la ragazza sia adatta al matrimonio. La prova sta nel fatto che sia rimasta incinta. L’uomo è suo cugino e le due famiglie hanno chiesto le nozze per evitare uno scandalo. Abbiamo emesso la sentenza il primo dicembre e stipulato il contratto matrimoniale il 5. Tutte le parti erano consenzienti".

Il ministero della Famiglia si è schierato con le contestazioni in piazza proponendo la cancellazione delle nozze riparatrici dall'articolo 227 bis: "È un’aberrazione che contrasta con la nostra Costituzione del 2014, specialmente laddove ci s’impegna a sradicare ogni forma di violenza sulle donne".

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