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La Turchia aiuta l'Isis: la Nato deve trovare il coraggio di opporsi

L'Occidente sta scegliendo il proprio suicidio di fronte alle strategie di stampo neo ottomano

Dimostranti portano dei sudari nelle strade di Istanbul: vogliono contestare Erdogan
Dimostranti portano dei sudari nelle strade di Istanbul: vogliono contestare Erdogan

Se nel 2001 e 2003 gli Stati Uniti e la Nato intervennero militarmente in Afghanistan ed Iraq nell'ambito della guerra totale al terrorismo islamico decisa dopo gli attentati alle due Torri Gemelle, oggi non dovrebbero aver alcun dubbio nell'attaccare la Turchia che sostiene in modo inconfutabile i terroristi dell'Isis (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante), considerando che rappresenta una minaccia ben più seria di quella di Al Qaeda.

Così come è sconcertante che l'Unione Europea continui a corteggiare la Turchia affinché vi aderisca nonostante che dal 1974 occupi militarmente il territorio europeo del Nord di Cipro, ugualmente sconvolge il fatto che la Nato continui a piegarsi ai diktat della Turchia nonostante sostenga lo Stato Islamico, indicato ufficialmente come il nemico dell'umanità da combattere e sconfiggere.

Secondo il quotidiano turco Milliyet , sono tremila i cittadini turchi che si sono arruolati nell'Isis. Il reclutamento avviene nelle città turche alla luce del sole, da dove partono pulmini che sventolano orgogliosamente le bandiere dell'Isis, scrive Newsweek . In un video (https://www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=XGIT32I6Kgw&app=desktop) si vedono due terroristi islamici sulla metro di Istanbul, tranquillamente vestiti con la maglietta dell'Isis, certi di trovarsi in un ambiente amico. «Sono sempre di più a partire e la polizia non fa nulla», ha accusato Kenan Beyaztas, fratello di un ragazzo reclutato attraverso una delle tante società religiose nate sotto Erdogan. Tra queste, l'associazione caritatevole Hisader, di stanza a Istanbul, ha addirittura adottato come proprio logo la bandiera dell'Isis.

A fine settembre è stata annunciata la morte del turco Yakup Bulent Eleniak, arruolato nell'Isis, nel corso di un bombardamento americano in Siria. Eleniak era un attivista della più importante associazione caritatevole islamica turca, l'Ihh, messa fuorilegge per i suoi legami con Hamas e il terrorismo islamico da Israele, Olanda e Germania. Nel maggio 2010 era a bordo della nave turca Mavi Marmara presa d'assalto da un commando israeliano dopo aver sfidato Israele tentando di attraccare a Gaza, con un bilancio di 9 turchi uccisi, tutti attivisti dell'Ihh. Questa associazione dispone di fondi pari a 100 milioni di dollari annui. Il suo leader, Bulent Yildrim, si è fatto immmortalare con il leader di Hamas Khaled Mashaal e in uno suo tweet ha scritto: «Ogni ebreo residente in Turchia pagherà un prezzo». Il magistrato antiterrorismo francese Jean-Louis Bruguiere ha denunciato il legame tra esponenti dell'Ihh e Al Qaeda. Nel sito dell'Ihh è stato pubblicato un encomio a Shamil Basayev, il capo dei terroristi ceceni responsabile della strage della scuola di Beslan in cui furono assassinate 350 persone tra cui 186 bambini. Ebbene l'Ihh è strettamente legato all'Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) di Erdogan. L'ex leader dell'Ihh, Eyup Fatsa, è un deputato dell'Akp nel Parlamento.

Orhan Sansal, sindaco di Suruç, ultima città turca prima di arrivare in Siria, ha denunciato che «la frontiera è attraversata da camion carichi di armi, giovani occidentali pronti ad arruolarsi tra le fila dell'Isis, feriti di guerra che poi vengono curati negli ospedali di Ankara mentre i bambini sono abbandonati». Nel suo sito www.danielpipes.org/14486/turkey-isis, pubblica una foto in cui si vede un comandante militare dell'Isis, il cui nome di battaglia è Abu Muhammad, nell'ospedale pubblico di Hatay in Turchia, dove è stato ricoverato lo scorso aprile per ferite da guerra riportate in Siria.

Eppure il 4 ottobre il vice-presidente americano Biden si è scusato ufficialmente per aver attribuito a Erdogan l'ammissione che dalla frontiera turca sono transitati migliaia di terroristi islamici provenienti da ogni parte del mondo. Erdogan aveva preteso le scuse e ha puntualizzato: «Sono entrati in Siria come turisti»! Ammettiamolo: quest'Occidente si è sottomesso al ricatto dei turchi. Ma dobbiamo essere consapevoli che nessuna realpolitik giustifica la resa al terrorismo islamico.

Abbiamo scelto di suicidarci.

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