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Turchia, governo valuta castrazione chimica per i pedofili

Nel 2016, il Paese aveva introdotto la misura per i responsabili di reati sessuali, ma dopo un anno il Consiglio di Stato ha bloccato la sua applicazione

Turchia, governo valuta castrazione chimica per i pedofili

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva invocato per i pedofili "le pene più dure". Oggi, una commissione formata da sei ministri dei governo si è riunita per redigere alcune proposte di legge per rendere più servere le pene nei confronti di chi molesta o compie abusi a danni di bambini.

La Turchia sta valutando l'introduzione della castrazione chimica per i pedofili e tutti i responsabili di aggressioni sessuali sui minori. "I tribunali decideranno dell'uso e della durata della castrazione chimica per limitare o eliminare il desiderio sessuale", ha dichiarato il ministro della Giustizia turco, Abdülhamit Gül. Nel 2016, il Paese aveva introdotto la castrazione chimica per i responsabili di reati sessuali, ma dopo un anno il Consiglio di Stato ha bloccato la sua applicazione, affermando che il testo fosse troppo "vago".

Nelle scorse settimane il caso del 20enne accusato di aver abusato di una bambina di quattro anni nella provincia meridionale di Adana ha suscitato forti polemiche. La castrazione chimica è tornata così al centro del dibattito politico. "Si tratterebbe di una pena applicabile solo nel momento in cui il crimine venga accertato e la sentenza passata in giudicato", ha spiegato il vicepremier Bekir Bozdag.

L'adulterio

Tra le varie proposte di legge, la commissione potrebbe riportare in vigore anche il reato di adulterio. Secondo Erdogan, la Turchia ha sbagliato ad accantonare nel 2004 un progetto di legge per la reintroduzione di tale reato al fine di avviare i negoziati di adesione all’Unione europea. "Abbiamo commesso un errore.

Si tratta di una questione su cui la Turchia è diversa dalla maggior parte dei Paesi occidentali", ha affermato il presidente che sotto le pressioni di Bruxelles aveva ritirato la proposta di legge dall'agenda del governo.

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