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Turchia, dopo il voto a giugno è pronta la mossa contro l'Ue

Cresce la tensione tra Turchia ed Europa mentre Erdogan sarebbe pronto ad eliminare il Ministero Ue in caso di vittoria nel voto di giugno

Turchia, dopo il voto a giugno è pronta la mossa contro l'Ue

Rapporti sempre più tesi tra Turchia ed Europa. A rendere più complicate le relazioni tra le due parti ci sono la difficile negoziazione portata avanti dal governo di Ankara per entrare nell’Ue, la bomba immigrazione pronta ad esplodere in qualsiasi momento e la drammatica situazione siriana ancora lontana da una pacifica e condivisa soluzione tra le superpotenze mondiali.

Come se non bastasse, il Paese guidato da Recep Tayyip Erdogan sta vivendo giorni infuocati in vista delle elezioni anticipate, politiche e presidenziali, che si terranno il prossimo 24 giugno. Un nervosismo che travalica i confini nazionali e coinvolge anche diversi stati del Vecchio Continente.

Il Presidente turco per assicurarsi un potere solido ha bisogno, infatti, anche dei voti dei connazionali sparsi all’estero; Germania, Austria ed Olanda hanno, però, vietato all’uomo forte di Ankara di tenere comizi elettorali nelle loro città.

Quest’ultimo non si è perso d’animo ma ha sfruttato subito l’occasione: in un acceso comizio tenuto a Sarajevo, si è presentato come il salvatore della Patria e l’unico pronto a difendere gli interessi del Paese. “Salvaguardate la vostra fede e la vostra lingua. Se le perdete, sarete persi” ha esclamato con enfasi “Sultan Erdogan”, così acclamato dai suoi sostenitori accorsi in migliaia in piazza. “Insegnate ai vostri figli la lingua materna, e tenete presente che devono conoscere bene il turco, ma anche il tedesco, l’inglese o il bosniaco”.

Benzina sul fuoco che, di sicuro, serve a rendere la sua figura più forte in vista del voto.

Se sarà riconfermato alla presidenza della Turchia sarà abolito il ministero per gli Affari Europei e verrà accorpato a quello degli Esteri. Ciò è quanto scrive il quotidiano Hurriyet, spiegando che l'iniziativa rientra nel piano annunciato dallo stesso Erdogan di ridurre il numero di ministeri del futuro governo dagli attuali 25 a 14 o al massimo 15. Un nuovo esecutivo formalmente più snello e che, con l'entrata in vigore del nuovo sistema presidenzialista e l'abolizione della figura del premier, sarà guidato proprio dal Capo dello Stato.

Nel manifesto elettorale, però, l'attuale partito di maggioranza Akp promette che in caso di vittoria alle urne "la Turchia rafforzerà ulteriormente le sue relazioni politiche ed economiche con diverse entità regionali e in particolare con l'Ue".

Con ogni probabilità la delega ai rapporti con Bruxelles verrà affidata a uno dei 4 fedelissimi vicepresidenti.

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