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Tutte le contraddizioni di Trump sulla Siria in diciannove tweet

Dalle critiche ad Obama per la sua debolezza nei confronti di Putin, ai tweet del 2013 in cui esortava l'ex presidente americano a non bombardare Assad: l'evoluzione del pensiero di Trump sul conflitto siriano riassunta nei tweet del presidente

Tutte le contraddizioni di Trump sulla Siria in diciannove tweet

“Dovremmo stare alla larga dal conflitto in Siria, i “ribelli” sono semplicemente dei criminali, come l’attuale regime. Cosa abbiamo da guadagnare in termini di vite e di miliardi di dollari? Zero”. Lo scriveva su Twitter l’attuale presidente americano, Donald Trump, nel giugno del 2013, quando esortava l’allora presidente, Barack Obama, a restare fuori dal pantano siriano. Nell’agosto del 2013, infatti, dopo l’attacco con il Sarin nel Ghouta, alla periferia di Damasco, attribuito al governo siriano, un Trump scatenato, su Twitter metteva in guardia Obama dai rischi di un intervento contro Assad: un “errore” secondo l’attuale presidente, che premeva perché Obama chiedesse l’approvazione del Congresso americano.

Quattro anni dopo, però, le cose sono cambiate. Ora è Trump il comandante in capo dell’esercito più potente del globo. E alle vittime colpite con il gas nervino a Khan Shaykhun, in Siria, ha deciso di dare giustizia lanciando 59 missili Tomahawk sulla base aerea siriana di al-Shayrat, senza aspettare le prove della responsabilità del governo siriano, né, tantomeno, l’approvazione del Congresso. Una mossa che contraddice, nei fatti, molte delle dichiarazioni fatte da Trump negli ultimi anni sul conflitto siriano.

E, in effetti, da quando, sulla scia delle primavere arabe, nel marzo del 2011 si è accesa la scintilla che ha fatto esplodere la guerra in Siria, Trump ha cambiato idea diverse volte sulla politica statunitense riguardo il conflitto che da sei anni insanguina il Paese. Giravolte e contraddizioni, rintracciabili sul profilo Twitter del presidente, che i giornalisti del New York Times hanno passato al setaccio, evidenziando come alcune posizioni assunte in passato dall’attuale presidente americano, siano in netto contrasto con la decisione di attaccare la base aerea di al-Shayrat.

2011: l’inizio del conflitto in Siria e i tweet “interventisti”

Nel 2011 il conflitto era appena iniziato e Donald Trump, che all’epoca giudicava i concorrenti del reality The Apprentice, protestava, in un tweet, contro l’atteggiamento delle Nazioni Unite verso la crisi siriana. Cina e Russia avevano posto il veto alle sanzioni contro Assad, e Trump si interrogava: “Perché l’Onu condanna Israele e non fa niente per la Siria?”. Un anno dopo, nel 2012, un Trump “interventista” protestava contro la linea tenuta da Obama nei confronti di Putin, che all’epoca premeva per evitare un intervento esterno nel Paese. “Le recenti azioni della Russia in Siria dimostrano che Mitt Romney aveva ragione. Barack Obama sta offrendo “flessibilità” a Putin, Romney avrebbe esercitato pressioni”, scriveva Trump nel giugno dello stesso anno, criticando il comportamento di Obama.

2013: il no all’intervento dopo l’attacco chimico nel Ghouta

Il 21 agosto del 2013 centinaia di civili muoiono per un attacco con il gas nervino, attribuito al governo di Assad, in un sobborgo della capitale siriana, controllato dai ribelli. L’amministrazione Obama mise sul tavolo tutte le opzioni, compresa quella militare. Trump, però, all’epoca, era nettamente contrario ad un intervento in Siria. “Ricordate, tutti questi ‘combattenti per la libertà’ vogliono far schiantare gli aerei sui nostri edifici”, scriveva Trump su Twitter, il 28 agosto del 2013. “Lasciate che sia la Lega Araba ad occuparsi della Siria”, e ancora “se Obama attaccasse la Siria e venissero colpiti e uccisi civili innocenti, lui e gli Stati Uniti farebbero una pessima figura”. I tweet contro un possibile intervento militare sono decine. “Cosa otterremo da un bombardamento in Siria, a parte ulteriore debito e la possibilità di un conflitto di lunga durata?”, si domanda Trump in un tweet del 29 agosto. In una serie di altri tweet Trump invita Obama a chiedere l'autorizzazione al Congresso, prima di bombardare la Siria. Trump, allo stesso tempo, critica anche il modo in cui l’ex presidente Obama sta gestendo la situazione. Sebbene avesse fissato la sua “linea rossa” nei confronti del regime proprio sull’utilizzo delle armi chimiche, infatti, Obama indugia sull’intervento annunciato e lascia aperto il canale diplomatico. Se proprio dovessimo intervenire, scrive Trump il 29 agosto, “prima spariamo e poi parliamo”. “Se dovessi attaccare, lo farei di sorpresa”, ribadisce, sempre su Twitter, l’attuale presidente americano. A settembre dello stesso anno, però, Trump cambia idea di nuovo e punta il dito contro la scelta di Obama di percorrere la via diplomatica, con l'accordo sulla distruzione, sotto l'egida dell'Onu, dell'arsenale chimico del governo siriano: “Assad ora è più forte di quando Obama ha minacciato l’opzione militare senza passare ai fatti", twittava l’attuale presidente degli Stati Uniti.

2015-2016: la Siria entra nella campagna elettorale

Dal 2013 al 2015 il conflitto siriano sparisce dai radar sul profilo Twitter di Trump, salvo riapparire nel 2015 in relazione alla crisi migratoria. La parola d’ordine diventa fermare il flusso di rifugiati dalla Siria verso l’Europa e gli Stati Uniti. È il 17 novembre del 2015: “I rifugiati siriani si stanno riversando nel nostro grande Paese, non sappiamo chi sono, alcuni potrebbero essere dell’Isis. Il nostro presidente è pazzo?”, scriveva l’allora candidato alle presidenziali americane, sul social network.

Nel 2016, infine, la strategia americana in Siria, diventa un argomento della campagna contro Hillary Clinton: un “fallimento”, attribuito da Trump in almeno due tweet, all’ex segretario di Stato americano.

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