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Ucraina, tregua in bilico: cannonate su Mariupol

La Russia minaccia reazioni in caso di conferma delle nuove sanzioni dall'Ue

Ucraina, tregua in bilico: cannonate su Mariupol

Il cessate il fuoco è già in bilico. Non solo nell'Ucraina orientale si torna a sparare, ma il braccio di ferro fra Mosca e occidente rischia di far saltare la tregua. Sono giorni cruciali nella delicatissima crisi sul fronte est: una partita che nelle ultime ore si gioca sempre di più su due tavoli, quello militare e quello diplomatico.

Ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko e l'omologo russo Vladimir Putin hanno avuto un nuovo colloquio telefonico in cui si sono detti soddisfatti di come le parti in conflitto rispettino "globalmente" l’intesa. Un primo, timido passo dopo un conflitto di cinque mesi che ha provocato 2600 morti e oltre un milione di profughi. Sul campo di battaglia la tregua, scattata venerdì sera e sancita dall’accordo di Minsk tra Kiev e i ribelli filo-russi, ha retto poche ore. In serata, dopo le reciproche accusa di violazioni episodiche, dalla città portuale di Mariupol sono giunte notizie che rischiano di rimettere tutto in discussione: con l’indicazione di forti esplosioni, di un una colonna di fumo e fuoco in prossimità di un posto di controllo tenuto dalle forze di Kiev e l’improvvisa fuga notturna di numerose automobili.

Resta altissima la tensione diplomatica lungo la linea Bruxelles-Mosca. Con il Cremlino che esplicitamente minaccia di reagire nel caso in cui l’Unione Europea dovesse confermare il nuovo pacchetto di sanzioni, del resto già decise e la cui formalizzazione è attesa lunedì. "Se la nuova lista di sanzioni della Ue entra in vigore - avverte il ministero degli esteri russo - ci sarà sicuramente una reazione da parte nostra". Così, in questa lotta di nervi, gli occhi restano puntati sul fronte, la martoriata zona dell’est russofono ucraino. Nel timore che, da Mariupol, l’incendio possa riprendere rapidamente su più vasta scala. È chiaro a tutti che solo se la calma dovesse mai consolidarsi, se si registrasse una seppure precaria stabilizzazione, nelle prossime ore potrebbe alzare la voce in occidente chi, sottotraccia, si è opposto a misure economiche che comportano certamente gravi danni all’economia russa, ma anche ingenti costi ai Paesi esportatori. Il tema è delicato: non è un caso che il nuovo giro di vite messo a punto venerdì sera dall'organismo che riunisce gli ambasciatori dei 28 paesi dell’Ue, il Coreper, è frutto di una maratona negoziale di 48 ore durante la quale ci si è confrontati con le posizioni varate dalla Commissione, "vagliando anche le virgole - raccontano fonti diplomatiche - nel tentativo di limitare i danni per le proprie economie". In effetti le ripercussioni delle misure restrittive già varate si stanno facendo sentire, gravemente appesantite anche dalle contromisure di Mosca su varie categorie di prodotti agroalimentari: a partire da un embargo per un valore stimato di oltre cinque miliardi di euro, di cui 200 milioni per l’Italia. Da qui le espressioni di scetticismo giunte dai paesi come Repubblica Ceca o Slovacchia. Attendendo di capire se la tregua verrà rispettata, nel mirino delle nuove sanzioni compaiono gli stessi settori già toccati il 31 luglio: il mercato dei capitali, la difesa, i beni a doppio uso civile e militare, le tecnologie sensibili.

C’è inoltre una nuova lista di persone, alle quali saranno congelati beni e bloccati visti: inclusi la nuova leadership di Donbass, il governo della Crimea e personalità russe.

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