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Usa, Corte suprema dà il via libera al muro con il Messico

Il tycoon ha accolto con soddisfazione il verdetto della Corte suprema, definendolo una “grande vittoria”, e ha quindi esortato il parlamento nazionale a stanziare i “5 miliardi di dollari” necessari a costruire lo sbarramento

Usa, Corte suprema dà il via libera al muro con il Messico

La Corte suprema degli Stati Uniti ha recentemente riconosciuto la “legittimità” del muro al confine con il Messico propugnato da Donald Trump. I giudici hanno infatti respinto il ricorso avanzato da tre ong (Center for Biological Diversity, Animal Legal Defense Fund e Defenders of Wildlife) e diretto a ottenere l’annullamento del progetto governativo per la realizzazione di tale opera.

La sentenza emessa dal collegio stabilisce, in primo luogo, che il piano della Casa Bianca mirante a erigere il controverso sbarramento non costituirebbe affatto una violazione delle norme federali vigenti in ambito paesaggistico e ambientale, in quanto “esplicitamente avallato” dall’Environmental Protection Agency (Epa), autorità preposta alla tutela dell’ecosistema nazionale.

Un’altra tesi dei promotori del ricorso rigettata dai giudici è stata quella relativa agli “intenti discriminatori” del progetto voluto da Trump. Le ong promotrici del ricorso avevano infatti anche denunciato la “natura disumana” di tale opera. Ad avviso dei ricorrenti, lo sbarramento voluto da Trump avrebbe “negato ai migranti l’esercizio dell’inviolabile diritto a espatriare”. La Corte ha però definito “infondata” la tesi in questione, ribadendo invece il dovere dell’amministrazione federale di provvedere a un’“efficiente salvaguardia” dei confini nazionali. L’organo giudiziario ha sostenuto che il potere del governo di adottare “tutte le misure necessarie” per prevenire l’immigrazione di massa deriverebbe da una legge federale del 1996, ossia l’Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act.

Le ong avevano inoltre etichettato la realizzazione della barriera come un “abuso di potere”, in quanto approvata dal presidente senza consultare i “rappresentanti del popolo”, ossia i membri del Congresso. Il collegio, nel respingere tali osservazioni, ha affermato: “La condotta adottata finora dalle autorità federali non è stata caratterizzata da alcun eccesso di potere. La normativa del 1996, infatti, demanda al solo potere esecutivo l’elaborazione delle strategie nazionali in ambito migratorio, assegnando al Congresso esclusivamente un compito di monitoraggio dell’attuazione di queste ultime.”

Il tycoon ha accolto con soddisfazione il verdetto della Corte suprema, definendolo una “grande vittoria”. Egli ha ribadito la volontà di erigere il muro al confine con il Messico e ha quindi esortato il parlamento nazionale a stanziare i “5 miliardi di dollari” necessari ad attuare il progetto varato dalla Casa Bianca.

Il presidente ha poi assicurato di essere persino disposto a decretare il “blocco dell’amministrazione federale” qualora l’organo legislativo, controllato in parte dai democratici, non dovesse accordargli tale somma.

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