Usa, polizia uccide afroamericano: polemiche per i colpi alle spalle

La polizia di Los Angeles non ha dubbi: era armato e pericoloso l'afroamericano di 28 anni, Nicholas Robertson, ucciso dal fuoco degli agenti nella contea di Los Angeles. A dirlo è l'agente Steve Kats, della squadra omicidi, durante una conferenza stampa, dopo le polemiche e le proteste sollevate dal caso. Robertson è stato ucciso da una raffica di colpi alla schiena (33 colpi) mentre era accovacciato a terra, dopo essere stato ferito da due agenti. I due poliziotti hanno sparato uno 16 colpi e l'altro 17. Il giovane afroamericano è stato ucciso sabato mattina in una strada trafficata di Lynwood. "Il sospetto rappresentava una minaccia per gli agenti e per la comunità", ha affermatgo Kats indicando che a poca distanza c'erano due donne e tre bambini.

Durante la conferenza stampa, lo sceriffo della contea, Jim McDonnel, ha mostrato un video e due foto di Robertson poco prima dell'uccisione per sottolineare la "diversa prospettiva" rispetto alle immagini girate da un passante sull'uccisione che, pubblicate, hanno scatenato forte sdegno e proteste. "Non ha rispettato l'ordine di abbassare l'arma", ha detto Kats precisando che la polizia aveva ricevuto ripetute chiamate per un uomo che camminava armato lungo Long Beach Bulevard. Robertson aveva sparato alcuni colpi in aria. Secondo Kats, dal video registrato da un negoziante della zona emerge che Robertson avrebbe brevemente puntato l'arma contro gli agenti. Almeno sei chiamate sarebbero arrivate al 911 (polizia) per denunciare che un uomo stava sparando per strada.

Il caso Robertson rischia di creare nuove tensioni razziali. Interrogati dalle autorità sul perché abbiano continuato a sparare all'uomo quando questi era già a terra, gli agenti rispondono che l'uomo continuava a impugnare un'arma.

Un ingrandimento dei filmati delle telecamere di sicurezza mostrerebbe Robertson, a terra, che continua a brandire la sua rivoltella.