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Usa pronti a minare l'Europa per arrestare l'avanzata dei carri armati russi

Il Pentagono reintegrerà i dispenser Volcano a partire dal 2018 per garantire aree di impegno e difese perimetrali in Europa. La questione delle bombe a grappolo.

Usa pronti a minare l'Europa per arrestare l'avanzata dei carri armati russi

L'esercito degli Stati Uniti ha ufficialmente annunciato la reintegrazione del sistema Volcano Mine Dispenser per dissuadere e contrastare nemici attuali e futuri in Europa. E’ quanto si legge nella nuova dottrina di riferimento dell’Army Capabilities Integration Center per “ottimizzare le risorse necessarie così da soddisfare le capacità nel breve, medio e lungo termine”. Il sistema M139 Volcano, utilizzato negli anni ’90, è stato ufficialmente posto in inventario dopo la fine della guerra fredda, sebbene sia ancora in linea come deterrente con le truppe statunitensi schierate in Corea del Sud. Retaggio della guerra fredda, era ritenuto non più determinante nel teatro del XXI° secolo.

Il sistema Volcano conferisce capacità contro-offensive significative per arginare potenziali attacchi di preponderanti forze corazzate nemiche. Un singolo lanciatore standard di 960 mine anticarro/antiuomo a detonazione programmabile, può interdire un’area di 1100 metri per 120 metri di larghezza. I dispenser possono essere configurati su svariati mezzi corazzati che sulle piattaforme a rotore come gli elicotteri UH-60 (tempi di consegna 17 secondi). Il sistema multiplo di rilascio è configurato nella versioni M-87, solitamente equipaggiato con 5 mine anti-tank (AT) ed una singola anti- personnel (AP) ed M-87A 1 AT. Selezione, tempi di consegna ed autodistruzione sono variabili. La detonazione dell’area minata può essere programmata da un minimo di quattro ore ad un massimo di quindici giorni.

L’M-136 Volcano è concepito per isolare il campo di battaglia, rallentare il movimento nemico e migliorare la capacità di targeting dell’artiglieria nelle retrovie. Qualora fossero note le capacità di movimento nemiche, il campo minato tattico diverrebbe un ostacolo ideale.

L’Esercito degli Stati Uniti reintegrerà i dispenser Volcano a partire dal 2018. Il Pentagono supporterà le Joint Emergent Operational Need dei battaglioni statunitensi in Europa con la pronta disponibilità sul posto dei sistemi Volcano. Nella nuova strategia Usa in Europa, il Volcano dovrà garantire “aree di impegno e difese perimetrali”.

Tutti gli attuali asset M139 dovranno essere modernizzati in base a quanto previsto nel Trattato di Ottawa e configurati per essere compatibili con i mezzi dei battaglioni che saranno schierati in Europa. Non è ancora chiaro il numero esatto di Volcano e relative mine che il Pentagono schiererà in Europa a partire dal 2018 (la data non è casuale anche in vista dell’entrata in servizio del sistema Spider 1A), ma dovranno essere in grado di arginare o rallentare una possibile avanzata russa verso le capitali baltiche.

La geografia militare, nel caso scoppiasse un conflitto convenzionale, favorisce la Russia. Secondo il noto rapporto della RAND Corporation, le forze russe riuscirebbero ad entrare nelle capitali baltiche entro 60 ore. L’unico possibilità per la Nato, che non dispone di un vero esercito permanente in Europa, sarebbe quella di ricorrere al nucleare. Entro il gennaio del 2019, infine, gli Stati Uniti dovranno aver distrutto l’intero inventario delle munizioni a grappolo, secondo le linee guida fornite dal governo americano nel 2008 al Dipartimento della Difesa. La fase finale di questa politica priverà gli Usa di una capacità critica, senza alcuna sostituzione.

La questione delle bombe a grappolo

Tecnicamente, le munizioni a grappolo sono ordigni costituiti da un corpo contenente delle sotto-munizioni convenzionali. Sviluppate durante la guerra fredda per saturare le preponderanti forze sovietiche meccanizzate e corazzate che si sarebbero riversate nell’Europa occidentale, la loro potenza eguaglia quella del fuoco di sbarramento degli obici ad alto esplosivo. Rappresentavano un deterrente chiave nella strategia americana. La politica di eliminare le bombe cluster è sancita dalla Convenzione firmata in Norvegia nel 2008, comunemente indicata come il Trattato di Oslo. Il documento, entrato in vigore il primo agosto del 2010, ha due obiettivi: in primo luogo ridurre i danni ai civili (nel 47% dei casi sono bambini) e gli effetti indiscriminati degli incendi sull’area colpita; il secondo obiettivo è quello di eliminare la grande quantità di sub-munizioni inesplose che si trovano comunemente nelle zone in cui sono state lanciate. Il Trattato di Oslo vieta ai 119 firmatari la produzione, l’acquisizione, la distribuzione o l’utilizzo delle munizioni a grappolo. Gli Stati Uniti non hanno firmato il Trattato, ma le amministrazioni Bush ed Obama hanno sostenuto lo spirito del documento. L’ex presidente Bush ha ordinato al Dipartimento della Difesa di attuare una politica per soddisfare l’intento del Trattato, senza però rinunciare alla capacità offensiva delle bombe a grappolo durante il periodo transitorio. Russia, Cina, Israele, India, Pakistan, Turchia, Siria, Yemen, Ucraina e Corea del Sud sono tra i paesi che non hanno firmato il trattato. Nonostante gli Usa detengano il predominio sulle munizioni a guida di precisione, queste ultime non sono particolarmente indicate per contrastare bersagli pesantemente corazzati.

La capacità delle testate termo-bariche russe

L’aspetto chirurgico dell’attacco, ipotizzato in un contesto moderno, verrebbe comunque soffocato da milioni di testate termo-bariche che i russi sarebbero in grado di lanciare in una sola raffica. La capacità di una bomba a vuoto di fornire calore e pressione in un unico punto nel tempo, non può essere riprodotto dalle armi convenzionali senza una massiccia distruzione collaterale. Il principio di funzionamento delle munizioni termo-bariche si basa sull’esaltazione delle capacità dell’esplosivo ad alto potenziale attraverso la combustione aerobica identificata nel terzo evento di detonazione. Il miglioramento delle prestazioni è ottenuto principalmente mediante l’aggiunta di metalli in eccesso alla composizione esplosiva. Alluminio e magnesio sono i metalli primari della scelta. Tutti e tre gli eventi esplosivi possono essere personalizzati per soddisfare le esigenze e le prestazioni del sistema. La testata propulsa contiene al suo interno una carica esplosiva e del combustibile altamente infiammabile. Quando il razzo raggiunge la destinazione, il carburante viene disperso. La detonazione successiva incendia il materiale infiammabile nell’aria. L’esplosione irradia un’onda d’urto letale nel raggio di dieci metri.

Di per se, l’esplosione termo-barica è particolarmente indicata contro bersagli in campo aperto, ma se la stessa esplosione avvenisse in un bunker, la sua potenza potrebbe anche decuplicarsi.

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