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Usa, Trump vara riforma del pubblico impiego e sfida i sindacati

L’American Federation of Government Employees, potente sindacato del settore pubblico, ha già presentato ricorso contro il "pacchetto" di riforme varato dal presidente

Usa, Trump vara riforma del pubblico impiego e sfida i sindacati

Il piano di Trump inteso a limitare il potere delle sigle sindacali e ad aumentare l’efficienza dell’amministrazione federale è diventato realtà. Nel maggio scorso, il tycoon aveva rivelato il proprio intento di rimettere in discussione le norme sul pubblico impiego. In questi giorni, il presidente Usa è passato dalle parole ai fatti, approvando tre ordini esecutivi intesi a ridurre i “privilegi” riconosciuti finora ai dipendenti delle agenzie governative.

Con l’entrata in vigore dei provvedimenti, la contrattazione collettiva viene fortemente limitata. Le modifiche alle condizioni salariali, da oggi in poi, dovranno essere principalmente il frutto di accordi tra singole agenzie governative e comitati di lavoratori. Le trattative destinate a modificare gli accordi del pubblico impiego si svolgeranno quasi esclusivamente “dicastero per dicastero” e non più nelle sale dell’Office of Personnel Management, autorità finora incaricata di concludere con i sindacati accordi di lavoro di portata nazionale. Gli ordini esecutivi adottati dal presidente, inoltre, limitano fortemente il diritto degli impiegati di svolgere attività sindacale. Grazie alla riforma, i funzionari federali non potranno più ottenere con facilità permessi retribuiti e, di conseguenza, non potranno più assentarsi con frequenza dal lavoro per partecipare alle iniziative dei sindacati.

Un altro elemento innovativo apportato dai provvedimenti di Trump alla normativa sulla pubblica amministrazione consiste in una maggiore valorizzazione dei meriti dei singoli impiegati. Ogni aumento salariale e ogni avanzamento di carriera saranno condizionati all’efficienza dimostrata dal lavoratore nelle mansioni quotidiane, al fine di equiparare sempre più il settore pubblico a quello privato. Un ulteriore passo verso tale obiettivo è rappresentato dalla semplificazione, introdotta sempre dai tre ordini esecutivi, dell’iter per il licenziamento dei dipendenti “improduttivi”. Con l’entrata in vigore della riforma, i funzionari accusati di “scarso rendimento” avranno meno tempo a disposizione per presentare al dirigente apicale la propria memoria difensiva e, una volta estromessi dal luogo di lavoro, otterranno una indennità di licenziamento decurtata. La Casa Bianca, in una nota, precisa che le innovazioni normative promosse da Trump, miranti a eliminare le inefficienze dell’amministrazione federale, consentiranno ai cittadini americani di risparmiare 100 milioni di dollari l’anno.

Le organizzazioni a difesa degli impiegati pubblici hanno annunciato di volere “dare battaglia” e di essere pronte a “estenuanti” contenziosi giudiziari pur di ottenere la revoca dei controversi provvedimenti. L’American Federation of Government Employees è stata la prima sigla a presentare ricorso contro i tre ordini esecutivi. J David Cox Sr, presidente del sindacato, ha dichiarato: “La decisione del presidente Trump è totalmente illegale ed è una minaccia ai diritti del personale del pubblico impiego, sanciti da una costante giurisprudenza e da solenni risoluzioni del Congresso. Se questo Paese ogni giorno riesce a fronteggiare grandi e piccole emergenze è per merito dei dipendenti pubblici e del loro spirito di sacrificio.” L’istanza presentata dalla American Federation of Government Employees sembra avere prodotto un primo importante risultato. Il giudice federale Ketanji Brown Jackson ha infatti decretato, in via cautelare, l’inapplicabilità di alcune disposizioni degli ordini esecutivi. Il magistrato ha motivato la decisione sostenendo che, a una prima analisi del contenuto dei provvedimenti, i diritti dei lavoratori risulterebbero “in grave pericolo”: “È opinione di questa Corte che le presenti direttive presidenziali rappresentino un grave e imminente pericolo per le garanzie accordate dalla Costituzione ai dipendenti pubblici. Ambiziose riforme della normativa sul pubblico impiego, inoltre, non possono essere varate mediante semplici ordini esecutivi, ma devono rivestire rango legislativo.

Ogni tentativo di aggirare tale principio va considerato come un abuso di potere".

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