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"Usiamo teste di maiale per cacciare gli islamici"

L'idea del politico e professore universitario ungherese, Gyorgy Schopflin, per fermare i migranti islamici: erigere un muro fatto di teste di porco

"Usiamo teste di maiale per cacciare gli islamici"

Il progetto è di quelli che non possono non far discutere. Soprattutto in tempi come questi, dove migrazioni e islam sono di due temi caldi della politica internazionale. In Ungheria, il 77enne Gyorgy Schopflin (che di lavoro fa il politico nel partito di governo Fidesz e nella Commissione Esteri del Parlamento Europeo) ha avuto un'idea "particolare" per risolvere il problema dei flussi migratori dai paesi islamici: erigere un muro fatto di teste di porco.

Teste di maiale contro i migranti musulmani

Come noto, infatti, il maiale è un animale considerato impuro dall'islam, che ne vieta il consumo a tavola ai suoi adepti. E così Schopflin ha pensato che realizzare una barriera al confine Sud riempendola di teste di maiale per "far desistere gli immigrati devoti ad Allah.

Schopflin, tra le altre cose, è anche docente e professore in diverse università, tra cui - scrive Libero - anche la "filiale di Forlì dell'Università di Bologna". Alcuni giorni fa ha intrattenuto una conversazione a mezzo Twitter con il direttore dell’ente umanitario Human Rights Watch, Andrew Stroehlein, in merito alla creazione da parte degli ungheresi di particolari "spaventa-migranti" fatti di barbabietole e teste di zucca. Spaventapasseri contro gli immigrati, insomma.

E allora, per provocare un po' e dare un pizzico di sale alla conversazione, Schopflin ha pensato di metterci il carico da 11. Quando Stroehlein ha affermato che gli spaventa-migranti "non li spaventeranno", il professore ungherese ha replicato così: "Può darsi, ma le immagini umane sono “haram” (pribite, NdR). Una testa di maiale li spaventerebbe con più efficacia"

Il Tweet di Schopflin ha ovviamente scatenato dure polemiche.

Ma lui non s'è scomposto: "La mia era un’ipotesi, un esercizio di pensiero - ha ribadito - non ho nulla di cui scusarmi".

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